Comunità dell’Isolotto - Firenze

Incontro comunitario di Pasqua

16 aprile 2006

 

Lettura corale dal libro della Genesi cap. 8

 

 

Trascorsi quaranta giorni,

Noè aprì la finestra dell’arca

E fece uscire una colomba,

per vedere se le acque

si fossero ritirate dal suolo;

ma la colomba,

non trovando dove posarsi,

tornò a lui nell’arca,

perché c’era ancora l’acqua

su tutta la terra.

Egli stese la mano, la prese

e la fece rientrare

presso di sé nell’arca.

 

 

Attese altri sette giorni

e di nuovo

fece uscire la colomba dall’arca

e la colomba tornò a lui

sul far della sera;

ecco, essa aveva nel becco

un ramoscello di ulivo.

Noè comprese che le acque

si erano ritirate dalla terra.

Aspettò altri sette giorni,

poi lasciò andare la colomba;

essa non tornò più da lui.

 

 

Lettura dal Vangelo di Luca

 

Il primo giorno della settimana le donne si recarono al sepolcro portando i profumi che avevano preparato.

Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro, ma entrate non trovarono il corpo di Gesù. Mentre non sapevano cosa pensare ecco due uomini si presentarono a loro. Esse furono prese da grande spavento. I due uomini dissero:

"Perché cercate fra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi delle sue parole quando diceva che bisognava che il figlio dell'uomo fosse consegnato nelle mani dei malvagi, che fosse crocifisso e che risuscitasse il terzo giorno”.

 

Spunti di riflessione

Viviamo un tempo di attesa ansiosa. Per motivi legati alla realtà sociale e politica, per situazioni relative alle relazioni personali interne alla comunità.

La proposta è di alimentare di speranza il senso di questa nostra attesa confrontandoci col messaggio che ci viene dalla lettura del Vangelo della resurrezione. E in particolare con l’attesa delle donne e col significato che all’attesa danno le parole dei due uomini:

“Ricordatevi quando diceva che doveva risuscitare il terzo giorno”.

La Pasqua è attesa.

Il racconto evangelico della resurrezione è simbolico. Non è storico. E fra gli elementi simbolici del racconto c’è proprio il senso positivo dell’attesa, il valore dell’attesa. Le donne e gli uomini del movimento di Gesù devono vivere il tempo angoscioso dell’attesa. Tre giorni di attesa e di angoscia, tre giorni di sepoltura delle speranze dopo la crocifissione. Tre giorni simbolici che possono significare un attimo come mille anni.

Lo stesso vale per i sette giorni di attesa di Noè nel racconto del diluvio e della colomba.

La simbologia evangelica della resurrezione si è legata poi nella storia e nella cultura a un’altra simbologia ancestrale: l’uovo. In molte tradizioni e miti antichissimi la natura intera ha origine da un uovo cosmico. E l’uovo simboleggia proprio il tempo dell’attesa, attesa nascosta, oscura, prima che la vita si sviluppi in tutto il suo splendore. E’ il tempo della cova. L’uovo cosmico deve “riposare” un tempo indeterminato prima di esprimere la sua fecondità.

La resurrezione non sta nel miracolo, come invece ci hanno fatto credere. Sta piuttosto nel valore dell’attesa, attesa attiva. Fino a configurare la resurrezione stessa come perenne “cova”, come sepolcro vuoto.

Le analogie di queste simbologie con la realtà attuale sono assai evidenti.

Anche noi viviamo un tempo di attesa. E’ un’attesa attiva. E’ una scommessa. E’ una cova.

Non ci arrendiamo e continuiamo a scommettere sul sepolcro vuoto, sull’uovo e sulla colomba, animando mille e mille esperienze di attesa positiva e attiva, di solidarietà, di risanamento delle ferite, di liberazione dalla paura, di ricerca di percorsi di pacificazione nella giustizia.

E’ questa la Pasqua che ci auguriamo di vivere.

 

Condivisione di alcune testimonianze 

Continuando, come abbiamo deciso, le letture iniziate domenica scorsa, avviciniamo alcune testimonianze di persone e realtà sociali in “attesa attiva.

Il documento che proponiamo oggi è particolarmente significativo perché è stato redatto e pubblicato da un organismo ufficiale della Chiesa cattolica canadese: la Conferenza dei religiosi canadesi (Crc). La Conferenza raccoglie 213 congregazioni religiose con più di 22.000 sacerdoti, compresi francescani, domenicani e gesuiti. La documentazione offerta da ADISTA non dice se ci sono anche congregazioni femminili. Il documento ha un significato assai democratico, infatti è il frutto di un sondaggio effettuato nella primavera 2005 tra tutti i religiosi canadesi. Al sondaggio hanno risposto il 60% dei religiosi stessi. A seguito del sondaggio è stato redatto il Documento proposto in forma di lettera aperta ai vescovi canadesi i quali stavano preparandosi ad essere ricevuti dal papa.

Il Documento è stato approvato all’unanimità.

I capitoli del documento sono:

- La Chiesa e la ricerca di senso

- La vita comunitaria nella chiesa

- La celebrazione in chiesa

- Le solidarietà ecclesiali

- Il profetismo nella nostra chiesa

Ogni capitolo è diviso in due parti:

- ciò che lamentiamo ….

- ciò che auspichiamo …..

 

Il Documento è molto lungo. Impossibile qui leggerlo tutto.

Avremmo preparato una selezione di brani che sono più attinenti alle nostre esperienze e ai nostri valori. Le affermazioni del Documento nel suo complesso sono una testimonianza del fatto che la nostra attesa attiva non è improduttiva, contro ogni apparenza. Ciò che lamenta e che auspica il Documento è il pane quotidiano nostro e delle comunità di base da molto tempo ed è anzi arricchito da esperienze creative che vanno oltre. E amiamo pensare che forse le medesime pratiche di molti dei religiosi che hanno redatto il Documento stesso e delle loro comunità vanno oltre le loro enunciazioni. Questo andare oltre è nella logica delle cose. Ciò che ci dona sostegno e speranza è il fatto che la resistenza non è improduttiva, anzi è ancora contagiosa e i poteri non riescono a isolarla e a sommergerla nel silenzio.


 

AI NOSTRI FRATELLI VESCOVI

La Chiesa e la ricerca di senso

(...)

Lamentiamo:

1. In materia di etica e di bioetica, la presentazione di un ideale che lascia poco spazio al cammino di avanzamento e lamentiamo la difesa di principi (astratti)che, nella loro radicalità, non raggiungono l'esperienza umana (divorzio, contraccezione, prevenzione dall'Aids, alleviamento delle sofferenze al termine della vita).

3. La mancanza di 1ibertà di parola tra cristiani e cristiane; nella Chiesa universale, la condanna rapida di teologi e teologhe; la carenza della Chiesa come portatrice di senso per l'umanità rilevata dai media; la perdita di fiducia di un crescente numero di persone (uomini, donne e giovani) nella Chiesa come portatrice di un messaggio che risponda alla loro autentica ricerca di senso.

4. Che la nostra Chiesa spesso dia priorità alla riaffermazione dei dogmi e della morale tradizionale, invece di mettersi all'ascolto della ricerca di senso delle persone e di camminare con loro nella scoperta delle loro motivazioni profonde.

Auspichiamo:

11. Che in materia di etica e di insegnamento morale, la nostra Chiesa sia aperta allo sviluppo attuale e alle prospettive delle scienze umane, antropologiche, sociali, mediche, ecc.; che in questo campo la gerarchia non dimentichi che i laici costituiscono il popolo di Dio, con la loro competenza e la loro coscienza, come ricordava il cardinale Ratzinger nel 1966: "la coscienza è il tribunale supremo e ultimo della persona umana, anche al di sopra della Chiesa ufficiale; ed ad essa che dobbiamo obbedire".

13. Che il primato della persona umana sia effettivamente riconosciuto e promosso nella nostra Chiesa e che l'illuminazione delle coscienze sia fatto nel rispetto della sua libertà fondamentale.

 

La vita comunitaria nella Chiesa

 

Lamentiamo:

5. Che il ruolo ministeriale delle donne nella nostra Chiesa non corrisponde alla loro rilevanza numerica nelle comunità e che non abbiano accesso ai diversi processi decisionali e a tutti i ministeri ecclesiali.

6. Che l'importanza data al clero maschile celibe domini sul diritto del popolo di Dio a celebrare l'Eucaristia: l'accento è posto sulla sola struttura gerarchica della Chiesa, a detrimento dell'esercizio del sacerdozio battesimale dei fedeli.

Auspichiamo:

1. Al di là della pratica delle domeniche e delle festività, il ricorso a nuovi mezzi allo scopo di promuovere la vitalità delle comunità cristiane (comunità di base, ecc.).

3. Che i responsabili della nostra Chiesa istituiscano degli spazi per il dibattito e si impegnino su un insieme di questioni e di situazioni problematiche della società attuale: famiglie spezzate, famiglie ricostituite, violenza coniugale, ruolo della donna nella Chiesa, matrimoni tra persone dello stesso sesso, morte assistita ecc. (...)

5. Che le questioni relative ai ministeri ordinati siano aperte alla discussione in una ricerca continua della verità: ordinazione degli uomini sposati, delle donne, degli “anziani" nelle comunità native.

6. Che la nostra Chiesa, comunità di peccatori in cammino, accetti il dialogo senza arroganza, la pluralità di opinioni, un livello ragionevole di dissenso; e che sia attenta a ciò che i suoi membri vivono. Che essa trovi i mezzi per facilitare la piena partecipazione delle persone attualmente emarginate nella Chiesa.

 

La celebrazione in Chiesa

Lamentiamo:

1. Il mantenimento di un certo numero di leggi liturgiche rigorose che costruiscono ancora delle barriere ad una partecipazione integrale dei laici nelle celebrazioni liturgiche; il ruolo irrilevante dato alle donne nella liturgia eucaristica; la rigidità delle direttive dei documenti romani; l'osservazione delle regole invece della considerazione della vita dei partecipanti.

2. La resistenza agli sforzi di traduzione ed aggiornamento dei testi liturgici, cosa che contribuisce a rafforzare il sentimento di esclusione delle donne nella nostra Chiesa a causa di un linguaggio patriarcale.

3. Il divieto da parte delle autorità romane di continuare le celebrazioni comunitarie del perdono con assoluzione collettiva. Tuttavia il popolo di Dio aveva ben sottolineato la propria adesione positiva a questa pratica sacramentale.

4. L'esclusione dalla comunione dei divorziati risposati.

7. Nell'insieme delle nostre liturgie sacramentali, la conservazione di riti senza risonanza sul vissuto dei partecipanti: alcuni riti di passaggio (battesimi, matrimoni, funerali)

Auspichiamo:

1. Che nella nostra Chiesa, il senso del sacerdozio battesimale di tutti i fedeli sia interamente riconosciuto e valorizzato e che siano istituiti ministeri diversificati ove vi sia uguaglianza di tutti, uomini e donne.

2. La revisione dei riti liturgici, l'incoraggiamento di iniziative che rispettino il carattere sacro della liturgia, il riferimento al vissuto della gente; una liturgia vicina alla vita.

3. Che la ritualità cristiana e l'espressione della fede nelle celebrazioni liturgiche interagiscano con il vissuto, la lingua e la cultura della gente. Che celebrazioni festive segnino i diversi cammini di fede o di approfondimento di un vissuto.

 

Le solidarietà ecclesiali

Lamentiamo:

3. Un atteggiamento spesso intransigente della Chiesa universale e della nostra Chiesa canadese che contribuisce a creare emarginati (donne, divorziati risposati, omosessuali).

4. La mancanza di uguaglianza nella nostra Chiesa tra uomini e donne, tra ministri ordinati, religiosi, religiose e laici.

6. Che i media privilegino soprattutto i discorsi della Chiesa su alcune questioni (aborto, contraccezione, omosessualità) piuttosto che su temi di giustizia sociale: guerre, ambiente, Aids, impoverimento dei gruppi sociali, violenza contro le donne, rifugiati minacciati di espulsione ecc.

Auspichiamo:

1. Che i pastori della nostra Chiesa, sull'esempio del Buon Pastore, accolgano gli emarginati del nostro mondo: donne, divorziati risposati, omosessuali, ecc.

2. Che le strutture della nostra Chiesa favoriscano la comunione piuttosto che il potere.

3. Che i gruppi i quali, all'interno della Chiesa, operano per la trasformazione della società siano riconosciuti, incoraggiati e soprattutto promossi.

4. Che la nostra Chiesa continui a promuovere la giustizia grazie a progetti di educazione a modelli equi, piuttosto che con la sola carità.

5. Che la nostra Chiesa sia sempre più vicina alle grandi sfide del mondo: impoverimento, disuguaglianze, diritti e ruolo della donna, difesa dei più sfavoriti, rispetto dell'ecologia, salvaguardia dell'umanità. Che apra strade verso l'eliminazione delle disuguaglianze: tra popoli ricchi e popolazioni povere, tra classi sociali, tra uomini e donne.

 

Il profetismo nella nostra Chiesa

Lamentiamo:

1. La timidezza del profetismo della nostra Chiesa: paura del cambiamento, mancanza di incoraggiamento delle diverse iniziative dei laici nei nostri ambienti cristiani, attaccamento a tradizioni antiche e desuete.

2. L'esitazione della gerarchia nel prendere una parola che potrebbe sembrare contraddire o attenuare la posizione romana.

4. L'eclissi delle conquiste del Concilio Vaticano Il sulla collegialità e la sinodalità; la mancanza di riconoscimento del ruolo profetico dei laici nella Chiesa.

7. Che la nostra Chiesa abbia così poca influenza nei grandi dibattiti della società, a causa del suo conservatorismo e di quello di Roma di cui si fa garante, e anche perché essa non accetta il dissenso, neppure se responsabile. Non è forse proprio così che la Chiesa imbavaglia i suoi profeti?

Auspichiamo:

1. Che la Chiesa universale, per essere profetica, ritrovi lo spirito del Vaticano II e faccia suo il pensiero dei documenti più importanti di questo Concilio. Che la Chiesa canadese influenzi la Chiesa universale in vista di un ritorno alla visione pastorale del Vaticano II, perché siano messe in opera le istanze locali necessarie che permettano ai cristiani e alle cristiane del nostro Paese di approfondire e di fare suoi questi obiettivi e questa visione.

2. Una seria ricerca della verità nella nostra Chiesa: spazio per i dibattiti, rispetto per le diverse teologie e per le iniziative dei gruppi cristiani, apertura alle realtà postmoderne che non veicolano solo valori negativi.

3. Che la nostra Chiesa, per essere profetica, sia prima di tutto solidale con gli oppressi divenendo così la "Serva dei poveri", titolo attribuitole dal Concilio Vaticano II.

4. Che la nostra Chiesa, per essere profetica, diventi una Chiesa i cui pastori siano prima di tutto portatori delle sofferenze, delle lotte e delle sfide dei più deboli del Popolo di Dio, perché è in questo terreno che si radica il Vangelo: una Chiesa dell'ascolto, del rispetto, del dialogo, dell'umile ricerca della verità.

5. Che la nostra Chiesa prenda la parola per esprimersi su questioni attuali come l'oppressione, il consumismo, la necessità del dialogo tra le culture e le altre religioni.

7. Che il dialogo sia incoraggiato e promosso nella nostra Chiesa, tanto sulle grandi sfide della fede, della pratica religiosa, dei mezzi di azione sociale quanto sulle questioni controverse come l'ordinazione degli uomini sposati, delle donne e il matrimonio di persone omosessuali.

 

la Conferenza dei religiosi canadesi - Montreal 2006



 

preghiera della eucarestia

 

 

Vogliamo celebrare la vita

che sempre risorge

sconfiggendo i disegni perversi

di alleanza con la morte:

così facciamo memoria di Gesù.

La sera prima di essere ucciso,

mentre sedeva a tavola

con i suoi,

prese del pane, lo spezzò,

lo distribuì loro dicendo:

“prendete e mangiatene tutti,

questo è il mio corpo”.

Poi, preso un bicchiere,

rese grazie,

lo diede loro e tutti ne bevvero

e disse loro:

“questo e’ il mio sangue

che viene sparso

per tutti i popoli”.

 

 

Invochiamo il tuo Spirito:

questo pane, questo vino,

questi prodotti della natura,

questa comunità che li offre,

li condivide e li consuma,

in memoria di Cristo,

divengano segni di vita,

di resurrezione, di liberazione

per chi è oppresso, emarginato,

assetato di giustizia e di pace.

In questo spirito

noi ti chiamiamo padre

secondo l’invito di Gesù.

 

Padre nostro….

 

 

Lettura corale dal vangelo di Giovanni

 

Vi ho detto queste cose

affinché la mia gioia si trasmessa a voi

e la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio invito:

che vi amiate scambievolmente come io ho amato voi.

Nessuno ha amore più grande

di colui che dona la propria vita per i suoi amici.

Questo vi chiedo:

di amarvi scambievolmente.

 

[torna indietro]