1)

Ch.mo Prof Giuseppe Alberigo

alberigo@alma.unibo.it

Bologna

 

Nell’esprimere il più ampio riconoscimento per il valore politico dell’appello, ci permettiamo di dissentire con altrettanta franchezza dalla scelta della forma di supplica.

Tale scelta, comprensibile dato il costume di esagerato ossequio verso la gerarchia cattolica vigente in Italia, non è stata neppure utile ad evitare la dura reazione della gerarchia, confermando che non c’è alcun motivo di allontanarsi da uno stile evangelico.

La risposta dell’Osservatore Romano ha riproposto la sostanziale chiusura della gerarchia verso qualsiasi manifestazione dell’opinione pubblica laica all’interno della comunità ecclesiale. Allora constatare questa involuzione rispetto agli orientamenti emersi/sperati dal Concilio Vaticano II richiede di riflettere sulle cause all’origine di una tale esplicita conferma del carattere essenzialmente clericale della chiesa cattolica italiana.

Una ipotesi in breve: nel successo della lotta antimodernista scatenata agli inizi del Novecento dalla Curia romana, una parte non marginale ebbe l’indifferenza ostile di gran parte della cultura liberale e socialista; dopo gli anni ’30 il successo della politica concordataria si fondò anche sull’insegnamento della religione nella scuola statale dato in appalto alla gerarchia cattolica, ben lieta di proporreovunque la visione univoca di una chiesa sempre rigidamente centralizzata.

La sintonia tra élites ecclesiastiche e politiche (sia pure di diverso orientamento ideologico: democristiano, liberale, comunista, socialista) si è mantenuta anche attraverso il passaggio alla Repubblica democratica ed ha consentito di sanare rapidamente la “frattura” manifestatasi negli anni immediatamente successivi al Concilio con i due referendum relativi al divorzio ed all’aborto; su questa premessa è stato facile firmare i nuovi patti concordatari degli anni ’80: all’egemonia culturale riconquistata si è aggiunto un potenziamento della forza economica di una serie di matriosche(parrocchie, diocesi, Cei), caratterizzate tutte daforme di governodi tipo centralizzato e non partecipativo.

Aver accreditato che una tale struttura ecclesiastica accettasse l’evoluzione democratica della società italiana (che comunque avveniva), emarginando/ oscurando/ smentendo qualsiasi voce discordante ed utilizzando al tempo stesso la persistente indifferenza o incultura religiosadella

intellighenzia italiana, si è rivelato un calcolo miope, che rende la reazione estremamente debole di fronte agli espliciti, reiterati, sempre più arroganti tentativi di subordinare il Parlamento alle direttive della Cei, vero e proprio attacco alla legalità costituzionale.

Per quanto ritardato e molto difficoltoso, lo sforzo di ricostituire una “ linea del Piave” per arginare la deriva anticonciliare ci trova pienamente disponibili.

Un primo obiettivo potrebbe essere quello di ottenere una informazione pluralista ed un confronto libero e sereno ai vari livelli: ricerca teologica, innovazioni pastorali,ecc.

Liberare l’informazione dalla cappa di conformismo imposto è stata del resto la richiesta esplicita del saggio di Roberto Beretta, Chiesa padrona, Piemme, 2006.

 

Roma,21 febbraio 2007

Rosaria De Felice, Irene Dessì, Laura Fersini,

Rossella Grasselli, Gabriella Marcelli, Anna Maria Marenco,

Elio e ConcettaRindone, Giovanna Romualdi, Marcello Vigli

di un gruppo romano delle Comunità cristiane di base.

 


 

2)

On.le Senatore

Oscar Luigi Scalfaro

scalfaro_o@posta.senato.it

Senato della Repubblica

Roma

 

Innanzi tutto esprimiamo la nostra grande soddisfazione per il messaggio implicito nell’intervista pubblicata su La Repubblicadel 15 febbraio 2007, ossia l’invito a riaffermare come cittadini, anche se cattolici praticanti, il dovere di esserecoerentemente fedeli ai principi della Carta Costituzionale del 1948; posizione, del resto già nota e recentemente emersa anche nell’impegno manifestato con l’appoggio dato ai Comitati ispirati al pensiero di Giuseppe Dossetti da lei presieduti, contrari alle riforme proposte dal governo di centrodestra.

Aver affermato la distinzione tra Stato e Chiesa rimane un punto alto dell’azione di quei cattolici liberali che, collaborando al Risorgimento, hanno contribuito a sciogliere gli equivoci presenti nella figura del Papa-Re.

Ciò premesso, è anche doveroso ricordare che, al di là delle convinzioni personali, l’azione politica del cattolicesimo democratico nel secolo successivo si è caratterizzata per laprogressiva riconsegna di potere (soprattutto economico) alle gerarchie ecclesiastiche, che, lungi dal recepire istanze di riforme all’interno della comunità di fede, sono state via via sostenute anche nelle loro indebite tendenze ad egemonizzare la società italiana sino alla soglia delle decisioni parlamentari.

Nel pieno sostegno dunque ad ogni forma di resistenza alla totale clericalizzazione dell’attività parlamentare, avanziamo anche la richiesta di un’azione collettiva programmata per garantire laicità anche all’informazione e alla scuola.

 

Roma, 21 febbraio 2007

Rosaria De Felice, Irene Dessì, Laura Fersini,

Rossella Grasselli, Gabriella Marcelli, Anna Maria Marenco,

Elio e ConcettaRindone, Giovanna Romualdi, Marcello Vigli

di un gruppo romano delle Comunità cristiane di base.

 


 

3)

On.le ministra

Rosy Bindi

BINDI_R@camera.it

Ministero della famiglia

Roma

Con simpatia e ammirazione abbiamo seguito il suo impegno politico, coerentemente finalizzato a difendere il carattere laico delle istituzioni pubbliche ed apprezziamo la sua dignitosa resistenza di fronte agli attacchi che continua a ricevere in diverse forme da molte espressioni del mondo cattolico.

Come cristiani di base ne abbiamo fatto e continuiamo a farne amara esperienza, per questo la nostra solidarietà è radicale, ma ci sollecita anche a manifestare il dubbio che la semplice resistenza non sia sufficiente.

Secondo noi, l’evoluzione della struttura interna della chiesa cattolica italiana nella direzione indicata dal Concilio Vaticano II non è stata promossa nel complesso dal mondo laico interno ed esterno alla chiesa cattolica stessa; al contrario, in seguito all’approvazione del Concordato craxiano , è stato potenziato, direttamente o indirettamente, il potere della gerarchia cattolica, essenzialmente di tipo assoluto, sulla societàintera, che a sua volta incontra maggiori difficoltà nella sua evoluzione democratica. La situazione è già stata denunciata e stigmatizzata da più parti; particolarmente efficace ci sembra il libro di Roberto Beretta, Chiesa padrona, (Piemme, 2006). Le attuali difficoltà nella dialettica politica richiedono di non ignorare ulteriormente proprio questo fondamento strutturale del potere della Cei. Il suo incarico di ministro della famiglia la rendono indubbiamente più sensibile alle problematiche educative, di genere, della sessualità ecc.

In tutti questi campi, all’appalto alla Cei dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, ormai più che secolare, non consegue solo il paradosso che la cultura religiosa italiana sia particolarmente carente pur essendo materia cui si dedica una parte significativa del curricolo scolastico nella scuola dell’obbligo (si comincia con due ore settimanali sin dalla scuola dell’infanzia!), impegnando,di conseguenza, ampie risorse economiche ed umane; essoraggiunge soprattutto l’obiettivo di un notevole condizionamento precoce, prolungato, inconsapevole e perciò di solito permanente, nella formazione di ciascuno/a, con prevedibili difficoltà a comprendere ed assumere le responsabilità di cittadini credenti e laici nei riguardi del proprio stato e della famiglia umana.

C’è ancora molto da fare in proposito e ci auguriamo che Lei voglia occuparsene con lo stesso impegno e la stessa attenzione posta alla difesa della laicità della Repubblica.

 

Roma, 21 febbraio 2007

Rosaria De Felice, Irene Dessì, Laura Fersini,

Rossella Grasselli, Gabriella Marcelli, Anna Maria Marenco,

Elio e Concetta Rindone, Giovanna Romualdi, Marcello Vigli

di un gruppo romano delle Comunità cristiane di base.

 

 

 

 

 

 

 

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