Marcello Vigli

Blair e Veltroni a Canossa

www.italialaica.it 29 giugno 2007

 

Tony Blair è andato in vaticano e Walter Veltroni è salito a Barbiana. Pur diverse nelle motivazioni e nelle circostanze le visite dei due leader, impegnati entrambi in momenti di svolta nella loro carriera politica, offrono, per il loro valore simbolico, spunti di riflessione sul rapporto religione e politica

 

In questo tempo di “ritorno al religioso” sembra che nessun’altra grande “narrazione” sia in grado di garantire il consenso delle masse.

Il carattere strumentale del loro gesto, se urta maggiormente la sensibilità dei credenti cattolici, pone a tutti pesanti interrogativi sullo stato della cultura della laicità se due uomini, accorti ed esperti di manipolazioni mediatiche, o cercano l’alleanza delle “divisioni del papa” di staliniana memoria o s’iscrivono d’ufficio tra le schiere del volontarismo cattolico.

La visita di Blair al papa, seppure non formalmente destinata a servire da cornice alla notizia della sua “conversione” al cattolicesimo romano, ha la sua chiave di lettura nella consegna al papa di un ritratto del cardinale John Newmann, l’intellettuale inglese che nell’ottocento lasciò clamorosamente la chiesa anglicana per passare al cattolicesimo romano quando fra le due esistevano forti dissensi e diffusa conflittualità.

Blair arriva a Roma come novello Newmann quando ormai questi motivi non hanno più senso. I conflitti teologici istituzionali dell’ottocento hanno perso valore in tempo di ecumenismo diffuso rendendo ingiustificate le divisioni fra i cristiani, frutto piuttosto dell’indisponibilità, mascherata da una pretesa inconciliabilità di carattere teologico, dei due apparati ecclesiastici, in particolare quello cattolico-romano, a mettersi in discussione. Lo testimoniano le numerose comunità che, anche in Italia, vivono pienamente la loro fede nel Gesù di Nazaret in una dimensione ecumenica e considerano irrilevante abbandonare la tradizione ecclesiastica nella quale sono nati e si sono formati, con buona pace delle diverse burocrazie ecclesiastiche che le sollecitano a “scegliere”.

Blair ha bisogno, invece, di mostrarsi “amico” del papa perché tale amicizia si può spendere sul mercato della politica spettacolo.

Veltroni, per lo stesso motivo, va a Barbiana per dimostrare che sta dalla parte dei cattolici critici ma obbedienti, che confidano nell’impegno personale come toccasana per ogni disagio o ingiustizia sociale. Non c’è dubbio, don Milani ha svolto un ruolo eccezionale che non si è esaurito, però, nel contributo dato alla critica del carattere classista della scuola. Si è espresso soprattutto nell’intransigente denuncia della guerra, delle ingiustizie sociali e delle connivenze fra “preti e padroni”. Questa denuncia gli costò l’esilio dalla parrocchia di Calenzano dove aveva maturato quelle “Esperienze pastorali” che i suoi ammiratori e seguaci ben presto dimenticarono per esaltare in lui il priore che aveva delegittimato con la professoressa tutta la scuola di stato. Preferirono organizzare doposcuola per ripararne i danni piuttosto che impegnarsi a riformarla, finendo per trovarsi alleati dell’integralismo cattolico e della lobby delle scuole confessionali. Erano gli stessi cattolici che oggi hanno burocratizzato il volontariato, che esaltano la sussidiarietà e preferiscono soddisfare i bisogni piuttosto che renderli esigibili come diritti. In nome della qualunquistica opposizione allo statalismo esaltano il privato, magari “sociale” e non s’impegnano a rendere più efficiente il “pubblico” e le sue Istituzioni. Preferiscono il multiculturalismo e le sue articolazioni in ghetti confessionali inclusivi, al pluralismo culturale garantito dalla laicità di istituzioni che non riservano un regime particolare alle religioni e tanto meno alle istituzioni che ne organizzano i fedeli.

Soprattutto continuano a non fare i conti fino in fondo con la laicità e il principio dell’autonomia dell’umano che si è affermato con essa. Questa carenza ha sollecitato e sollecita i cattolici impegnati in politica a cercare sempre “terze vie”: fra liberalismo e conservatorismo, fra socialismo e fascismo, fino ad inventarsi una democrazia .... cristiana. Pronti al dialogo a magari al sincretismo, ma non alla piena contaminazione. Queste loro scelte hanno privato le forze del cambiamento delle energie necessarie per meglio radicarsi nelle società, per evitare il dogmatismo delle ideologie trasformate in religioni e il culto della personalità degli uomini che se ne dichiaravano interpreti offrendo, così, alibi e legittimazioni ai “poteri forti”.

In Italia in particolare hanno lasciato ampio margine d’intervento alle gerarchie ecclesiastiche favorendo la tendenza delle forze politiche e sociali di barattare la loro benevolenza con concessioni e privilegi.

Veltroni, andando a Barbiana ed evitando scrupolosamente Calenzano, ha voluto rassicurare questi cattolici e questa gerarchia che sarà fedele alla sua linea d’azione emblematicamente rappresentata dal balletto sulla intitolazione della stazione Termini a Giovanni Paolo II.

 

Roma 28 giugno 2007


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