Cronaca dell’incontro di presentazione del libro

50 anni all’Isolotto: memorie

presso le “baracche” sede della Comunità dell’Isolotto di Firenze

11 novembre 2006

 

Il clima culturale e anche emotivo dell’affollatissimo (quattrocento persone) incontro del giorno 11 novembre, alle “baracche” della Comunità dell’Isolotto di Firenze, per la presentazione del libro 50 anni all’Isolotto: memorie è stato coerente col significato di fondo della pubblicazione: dare voce e visibilità al protagonismo popolare, prendere la parola e gestire potere da parte della gente del popolo e specialmente potere sulla memoria. La domanda che la conduttrice dell’incontro, Grazia Asta, ha posto ai relatori è stata sostanzialmente questa:

Coscienti e testimoni del fatto che l’esperienza dell’Isolotto è il frutto dell’incontro, della sintonia profonda e del reciproco arricchimento fra la profezia del card. Elia Dalla Costa, la lungimiranza di Giorgio La Pira, le speranze, le attese, l’impegno di un popolo che usciva dalla guerra e cercava la pace nella giustizia, ci domandiamo ora che ne è di quella straordinaria stagione. Col venire progressivamente meno dei protagonisti, dove vanno a finire quelle esperienze di incontro, di convergenza, di reciproco arricchimento che segnarono l’identità della “città sul monte”? E che ne è anche dell’identità forte dell’Isolotto che maturò proprio in quel crogiolo? Con l’assenza, la memoria diviene inevitabilmente ricordo cimiteriale? Che ne è della memoria viva del protagonismo popolare? Resta solo la mitizzazione isolata e magari la beatificazione di quelli fra i protagonisti che sono emersi?

Nel sottofondo, inespressa, c’era anche una certa attesa su quanto avrebbe detto il cardinale Piovanelli a proposito della polemica aperta proprio in quei giorni sulla proposta di concessione del Fiorino d’oro, prestigioso riconoscimento del Comune di Firenze, a don Enzo Mazzi e a don Sergio Gomiti, proposta proveniente da ambienti dell’associazionismo sociale fiorentino, all’insaputa della Comunità e dei diretti interessati, fatta propria dal Presidente del Consiglio Comunale, ma contrastata dal card. Antonelli, arcivescovo di Firenze, e a causa di questo contrasto considerata inopportuna dal sindaco Domenici.

Le testimonianze dei relatori, sul rapporto di reciproco arricchimento fra il ‘popolo’, la città viva, popolare, il mondo operaio, il mondo dell’emarginazione, e il vescovo card. Elia Dalla Costa e il sindaco Giorgio La Pira, nonostante qualche concessione avvertita come eccessiva sulla enfatizzazione dei due personaggi, non hanno complessivamente deluso. Il cardinale Silvano Piovanelli, vescovo emerito di Firenze, Mario Primicerio, sindaco della città prima dell’attuale, Domenici, Anna Scattigno, storica, hanno confermato la validità del messaggio proveniente dal libro: è incredibilmente attuale l’etica sociale, ecclesiale e politica che ha informato la straordinaria stagione in cui si trovarono in una feconda sintonia i tre pilastri della società: il ministero della diaconia ecclesiale (la pastorale profetica di Dalla Costa), il servizio del potere politico (la stategia politica di la Pira), il fermento creativo della società civile (di cui è parte l’esperienza dell’Isolotto). Si tratta infatti di un’etica di convergenza comunitaria oltre i confini più che di emersione singolare. Oggi quell’etica sembra annegata in una società omologata nell’indistinto e sconfinato egoismo individuale e annullata dalla competizione globale di tutti contro tutti e la religione, la politica, la società sembrano andare ciascuna per conto proprio in un distruttivo scollamento. Per cui è importante trasmettere la memoria di quelle esperienze di convergenza oltre i confini, perché alimentino la creatività dei nuovi movimenti e contribuiscano a dare anima alla politica e alla stessa pastorale ecclesiale.

Della polemica sul Fiorino d’oro non si è certo parlato pubblicamente. Ma la cultura ecclesiale e politica che ha informato tutto l’incontro era decisamente una cultura alternativa rispetto a quella che informa il sistema del “premi” o dei “riconoscimenti” alle personalità emergenti. “Ho speso la vita insieme a voi per ‘immergermi’ e non per emergere” ha detto Enzo Mazzi in un breve intervento. Della polemica ha parlato in separata sede il cardinale Piovanelli in una breve intervista a un giornalista, confermando quanto aveva detto il giorno prima al giornale “l’Unità” e dando una bella lezione di laicità: “Il Fiorino d’oro a don Mazzi? Non avrei nessuna difficoltà, tante volte è stato dato a persone che hanno lavorato molto meno per la città. Se il Comune lo ritiene, giudichi e lo dia. Che c’entra la Curia? Sono due campi distinti”. Analogo il commento di Primicerio.

Firenze 13 ottobre 2006

 

 

 

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