Comunità dell’Isolotto - Firenze

Incontro eucaristico

domenica di Pasqua 23 marzo 2008

gruppo : Francesca – Luciana – Carmen -Tina – Marco

 

PASQUA: la tradizione

 

Recuperiamo la tradizione cristiana della Pasqua riflettendo sugli aspetti simbolici e significanti di questa nostra cultura. La liturgia pasquale si presenta come un’opera teatrale, una sceneggiata (in senso positivo), una drammatizzazione condotta secondo una regia frutto di una precisa dimensione culturale di chi la propone. Non è questo uno sminuire questa nostra tradizione, anzi noi questa mattina vogliamo valorizzarla.

 

Fare memoria: nell’arco di una settimana si fa memoria del vissuto di un personaggio fondante del cristianesimo: Gesù e del suo messaggio, attraverso gesti e parole che narrano avvenimenti tratti dai Vangeli. Di qui le sacre rappresentazioni popolari della settimana santa.

La liturgia fa propria la cultura popolare di interpretare e rappresentare la realtà attraverso simboli, gesti, parole, canti, … fa proprio il bisogno che l’umanità ha sempre espresso fin dai tempi dei tempi di comprendere ed interpretare la realtà e il senso della vita. Dire questo non significa diminuire la sacralità della liturgia, perché sacra è la vita.

 

Uso dei simboli: valorizzare la memoria del cammino dell’umanità, delle sue riflessioni e scoperte, comunicare attraverso simboli significanti la realtà, i vissuti , le intuizioni: l’acqua, la luce, il seme (il grano germogliato), l’ulivo, l’uovo fecondo, il pane.

Queste ed altre simbologie fanno parte di una cultura che appartiene a tutte le religione e all’umanità nel suo insieme e che noi ritroviamo ancora oggi nella liturgia pasquale.

 

La festa: la convivialità, la gioia, la festa ,il canto, la danza, la musica, il dono appartengono alla cultura di tutti i popoli , esprimono e comunicano speranza, ottimismo, energia vitale, valorizzazione delle relazioni positive, esperienze e vissuti gratificanti ed alternativi alla pesantezza della vita quotidiana.


Pasqua:

i simboli oggi

 

Questa mattina facciamo nostra la liturgia cristiana riscoprendone la dimensione antropologica ma anche reinterpretandone il contenuto ed il messaggio nel segno dell’attualità della nostra cultura e del cammino creativo di ciascuno di noi e della comunità umana nel suo insieme.

 

* L’acqua: attualmente il tema dell’acqua costituisce un motivo di approfondimento di consapevolezze, di seria preoccupazione e affrontarlo richiede l’impegno personale e collettivo di ciascuno di noi, fare presente questa mattina l’acqua come elemento fondante della vita dell’uomo e per la salvaguardia del futuro dell’umanità ,vuole essere l’invito ad impegnarci individualmente e collettivamente, perché su questo si gioca il futuro dell’uomo.

Raccogliamo acqua in un contenitore, compiamo un gesto

 

* La luce:

- luce come energia vitale preziosa per la sopravvivenza dell’umanità

- luce come dimensione della conoscenza e della crescita della consapevolezza

- luce come capacità per l’uomo di vedere, di scoprire e percorrere un cammino già segnato

da altri prima di noi

Accendiamo una luce , diamo un nostro contributo affinché ogni luce, tante luci che si incontrano aiutino l’umanità tutta a percorre il proprio cammino verso un mondo migliore

 

PASQUA:

resurrezione e profezia

 

Vangelo di Marco Capitolo 16, 1-8

 

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro? ”. Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.


da Rigor vitæ, raccolta di pesie di Michele Ranchetti

 

Precipita la vita nella sorte / della non vita da cui viene / e si confronta a quel nulla / la misura del vivere: il morire

 

da L’anima e il suo destino di Vito Mancuso)

 

La nostra situazione è caratterizzata dal fatto che non sappiamo nulla sulla vita oltre la morte, semplicemenete la crediamo o non la crediamo………

Non sapendo nulla sulla vita futura in sé e per sé, i cristiani di oggi basano tutto sulla risurrezione di Cristo, dicendo che lui è risorto, e come sarà la nostra vita dopo la morte ce lo dirà lui quando ci accoglierà di là. Ma di là dove? Un tempo si diceva in cielo. Il cielo è sempre stato una delle metafore privilegiate per parlare del divino. "I cieli e la terra sono pieni della sua bellezza", si cantava nell' antico Egitto con parole poi passate nei Salmi di Israele e da qui nella Messa cattolica dove rivivono ogni giorno col canto del Santo… Un tempo, dunque, per contrassegnare il mondo divino si parlava di cielo, e anche oggi in verità si continua a parlare di cielo, e anche oggi ogni giorno i cristiani si rivolgono a Dio dicendo "Padre nostro che sei nei cieli". La differenza, però, è che questa espressione, che prima aveva un senso preciso, oggi non ce l'ha più. Un tempo Aristotele poteva insegnare che il cielo era composto di una sostanza speciale detta etere, la quinta essenza, e quindi era del tutto diverso rispetto alla terra coi suoi classici quattro elementi. II cielo era eterno e incorruttibile, la terra sottoposta al divenire e alla corruzione. In questo contesto l'affermazione del cielo come sede degli Dei non rischiava di apparire una pia proiezione del sentimento, ma era perfettamente sostenibile, in quanto fondata sulla fisica. All'interno di quella cosmologia era allo stesso modo possibile ritenere che un corpo umano, per particolare favore divino, potesse accedere alla dimensione fisica dell'incorruttibilità celeste.

Oggi, però, si sa che quel cielo composto di un quinto elemento speciale non esiste, si sa che non c'è nessun etere, e quindi nessun firmamento, nessun luogo fermo dove poggiare con sicurezza i piedi del corpo umano risorto. Dove sono allora, in questo preciso momento, i corpi di Cristo e della Madonna che la fede cattolica proclama già ora essere in cielo? E dove andranno i nostri quando, come stabilisce la più antica professione della fede cristiana detta Simbolo apostolico, avverrà "la risurrezione della carne"? …….. Il cardinale Camillo Ruini ha dichiarato che l'escatologia cristiana non può "rimanere agganciata a schemi cosmologici ormai da gran tempo superati".Sono d'accordo.Eppure, ogni volta che si celebra l'ascensione di Cristo o l'assunzione della Madonna, questi schemi cosmologici superati vengono continuamente riproposti.

Io sostengo, al contrario, che l'anima è immortale in sé e che è solo su questa base che un evento come la risurrezione di Gesù può diventare storicamente reale, non cioè come contrapposizione o addirittura negazione delle leggi dell' essere creato, ma come loro potenziamento, come compimento di quella tensione verso la vita che le pervade fin dall'inizio. Se Gesù è risorto, non può essere andato contro le leggi create dal Padre, anzi create dal Padre mediante lui stesso, se sono vere le affermazioni del Nuovo Testamento che ne fanno il mediatore della creazione…….Se la risurrezione c'è davvero stata, non può essere avvenuta contro le leggi di natura poste da Dio, ma solo approfondendole, portandole alla perfezione, sviscerandole in tutte le immanenti potenzialità. La risurrezione di Gesù non inaugura una nuova dimensione dell' essere, ma essa stessa è stata possibile solo perché, ontologicamente, la possibilità di una vita oltre la morte esisteva già, contenuta nel seno stesso dell' essere scaturito dal divino atto creativo.

Che Gesù sia risorto, del resto, è un' affermazione su cui c'è ben poco da dire, solo prendere o lasciare, e sul suo significato per noi mi soffermerò in seguito. Già qui non posso però fare a meno di chiedermi come sia possibile che tutta l'immensa vicenda umana dipenda da un singolo evento. Ma Dio, il Padre di tutti gli uomini, non avrebbe potuto trovare qualcosa di più chiaro e di più sicuro per aiutare i suoi figli alle prese con l'immenso problema della vita e della morte? E soprattutto, non avrebbe potuto trovarlo prima, visto che la risurrezione è avvenuta solo duemila anni fa? ………..Se poi aggiungiamo il fatto che oggi, su sei miliardi di uomini, più di due terzi non sono cristiani e quindi non accettano la risurrezione di Gesù quale soluzione al problema della morte?…… la necessità di un' altra via si impone……….

Sulla risurrezione di Cristo

Non posso concludere questo capitolo sulla salvezza dell'anima senza esprimere il mio pensiero sulla risurrezione di Gesù. La domanda che faccio a me stesso, visto che"dobbiamo sempre cercare l'avversario in noi stessi", è la seguente: c'è una differenza tra la risurrezione di Gesù e il destino di tutti gli esseri umani che giungono all'immortalità dell' anima? A Gesù, quella notte di duemila anni fa, è accaduto qualcosa di diverso, oppure no?

Qui la mia teologia si comporta come le donne alle quali era stata annunciata la risurrezione, secondo quanto racconta il finale autentico del Vangelo di Marco: "Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura" (Marco 16,8)……………….

….io penso che la risurrezione della carne del corpo umano di Gesù possa essere vista, in quanto perfezione del microcosmo, come il simbolo reale di un destino di eternità che riguarda anche il mondo. La risurrezione del corpo di Gesù è come una prefigurazione della salvezza del mondo materiale, non nella sua materia spaziale che nell' eternità senza tempo e senza spazio non potrà sussistere, ma nelle sue idee. In che modo, Dio solo lo sa.

L'ascensione al cielo, infatti, non è altro che l'immagine meno inadeguata che la mente degli uomini di duemila anni fa ha saputo trovare per dire l'ingresso nella dimensione dell' essere eterno, senza tempo e senza spazio, l'essere come spirito, l'essere divino…..

È difficile pensare lo spirito, ma di certo esso non è un ente materiale. lo si può pensare come energia del tutto attualizzata, senza più alcuna potenzialità inespressa, atto puro……lo spirito è fuori del tempo e dello spazio, è ovunque ed è sempre.

…..Occorre pensare al corpo risorto di Gesù non secondo grossolane categorie materialistiche, ma secondo le categorie ontologiche che spettano correttamente all' eterno. Occorre, cioè, pensarlo come Idea. ……Se il mondo materiale è energia, l'Idea la si deve pensare come ciò che dà forma a tale energia, secondo una disposizione sempre più ordinata.

 

Pasqua oggi:

la profezia/annuncio di resurrezione

 

La comunità discute e si esprime in un incontro in piazza sul tema della profezia e il muro. Rileggiamo in chiave di “annuncio di resurrezione” gli interventi ed i messaggi espressi da i tanti presenti allora, compresi alcuni che non sono più fisicamente con noi: Benedetta – Mariapia – Giselda – Renato – Oda – Raffaello - Nunzia- ……e molti altri.

 

(leggiamo in cerchio)

 

La profezia è carisma ed espressione di un servizio, quindi è responsabilità, non è privilegio, perché il profeta è sempre incompreso, perseguitato, scacciato, non ascoltato.

La comunicazione profetica, nella Bibbia, si compone sempre di parole e fatti. I profeti non parlano soltanto ma compiono gesti.

La profezia è impegno a riflettere, per comprendere in profondità, per progettare con razionalità autentica.

La profezia è intuizione, riflessione, socializzazione testimonianza.....

Dunque è prima responsabilità e poi dono.

Profezia non è preveggenza. E' molto più vicina ad una "traccia" per interpretare la realtà, una chiave di interpretazione della realtà che può riguardare la fede o altri aspetti della vita.

Profezia è come un canocchiale che ti fa vedere più in là.

Comprendo e constato la difficoltà a portare la profezia nella vita quotidiana.

Per comunicare un messaggio non bastano le parole. Le parole non riescono ad esprimere tutti i contenuti che vorrei comunicare. La limitatezza del linguaggio non permette di comprendere un messaggio fatto di sole parole.

La profezia è, secondo me, l'intuizione di leggi universali. Queste, calate nella reltà, possono podurre effetti pratici positivi. La profezia è la percezione di alcune leggi immanenti e la loro applicazione al contingente.

Profezia è riuscire a capire in che modo si può attaccare l'ostacolo, IL MURO che ci impedisce di comunicare; oppure come si può trasformarlo in strumento di comunicazione.

Si devono abbandonare le concezioni individualistiche e leaderistiche della profezia, a cui si aderisce affidandosi passivamente.

Le religioni hanno avuto origine da profezie positive e liberatorie... la chiesa è diventata un muro...si è trasformata in scatole...in prigione.

Quale forza profetica esprimono parole e gesti di donne in tutto il mondo!

donne per la pace...donne per la vita...donne per l'amore....

Dobbiamo riappropriarci dell'autorevolezza che ci appartiene per affermare la nostra profezia di silenzi e di gesti Dobbiamo anche riappropriarci della parola per affermare la nostra profezia

Ogni persona è profeta, ogni persona possiede il carisma della profezia. Ogni persona è per l'altra portatrice di messaggi, di coerenze, di testimonianze profetiche. Ogni TU che mi sta di fronte è un profeta perché mi arricchisce, mi presenta aspetti sconosciuti della mia stessa realtà e della vita.

Ed io sono profeta per l'altro, su un piano di parità, nella valorizzazione delle specificità di ognuno.

La profezia è spesso conflittuale, perché il messaggio dell' "altro" sconvolge il mio "io", scombussola i miei piani, mi costringe a rimettermi in discussione. Per questo la profezia è difficile da accogliere e accettare.

La profezia è sempre comunitaria, perché è essenzialmente rapporto, comunicazione, dare e ricevere.

Per me la profezia nasce anche dal desiderio di ideali che ciascuno/a si porta dentro. La profezia può essere un modo per dare uno sbocco positivo di denuncia, di speranza, d'impegno, alla frustrazione che deriva dal non vedere realizzati quegli ideali.

La carica di ideali che sono in noi ci spinge ad andare oltre la frustrazione che ci viene da una realtà ancora tanto distante da quegli stessi ideali.


Pasqua oggi:

la convivialità

 

(lettura comune)

 

Oggi Facciamo memoria della resurrezione di Cristo

come passaggio da un’identità parziale e limitata

ad una pluralità che abita tutti gli uomini, tutto l’universo.

Oggi la nostra vita si anima sempre più di voci e di identità diverse,

la molteplicità dei cammini ci fa incontraredonne e uomini, bambine e bambini,

diversi come noi,

che chiedono la parola, esigono riconoscimento, occupano spazi,

innovano linguaggi, pensieri, comportamenti, tradizioni.

La presenza delle differenze che esiste da sempre

si è oggi arricchita di nuovi volti e di saperi “altri”.

Una società plurale e democratica ci impegna ad andare oltre l’esistente,

a superare il conformismo e l’omologazione,

a de-costruire e ri-costruire le storie e le memorie,

i tempi e gli spazi, gli incontri e gli scambi.

Una società interculturale non è l’evoluzione spontanea e naturale del presente,

ma è il risultato di un impegno intenzionale e condiviso,

che va pensato, progettato, organizzato,

affermando l’uguaglianza di tutte le persone, il valore di tutte le culture,

l’interazione, la reciprocità, la convivenza nel suo pieno significato.

Questo ci sembra oggi il messaggio

che scaturisce dalla narrazione della morte e resurrezione di Gesù

come ci è stata comunicata dalle prime comunità cristiane:

“……perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto….”

In questo spirito facciamo anche la memoria dell’ultima cena

consumata con i suoi apostoli e apostole,

quando mentre era a tavola prese del pane, lo spezzò, lo diede loro dicendo:

prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo;

poi, preso un bicchiere, rese grazie

e lo diede loro dicendo: questo è il mio sangue che viene sparso per tutti i popoli.

 

Invochiamo lo Spirito che attraverso la nostra responsabilità trasformi parole e segni in fatti coerenti di vita quotidiana.

Condividiamo con gioia la sacralità e la profezia contenute in questo pane,

in questo vino prodotti con amore,

in queste piccole piante fiorite che portiamo a casa

in ricordo di questa ora serena e vitale trascorsa insieme,

annunciando la resurrezione di Cristo

e di tutte le donne e gli uomini di qualsiasi fede, religione, cultura

che popolano il mondo.

 

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