All’Isolotto ci si interroga:

santificare mons. Orcar Romero?

 

Un’intera pagina dell’Osservatore Romano (28/3/2008) dedicata a mons. Oscar Romero e alle celebrazioni romane del XXVIII anniversario del suo martirio (assassinato il 24 marzo 1980), con un articolo di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, postulatore della causa di beatificazione dell’arcivescovo, e una riflessione del vicedirettore Carlo Di Cicco su "La vicinanza di Paolo VI e papa Woityla.

Fatto inedito e sorprendente. Per tutti questi anni il Vaticano ha ignorato e qualche volta denigrato la figura di mons. Romero. Inoltre il vescovo assassinato all’altare descritto negli articoli dell’Osservatore Romano ha ben poco a che vedere con quello che un altro vescovo, Pedro Casaldáliga, ribattezzò San Romero d’America: "Romero è santo in un modo del tutto particolare. È già stato canonizzato dal popolo. Non occorre altro. Nessuno deve canonizzare Romero, perché sarebbe come pensare che la prima canonizzazione non è servita". Il teologo della liberazione María López VigiIl ha dichiarato (in un’intervista rilasciata ad Adista nel 2005, v. Adista n. 84/05) l: "Il Vaticano, non può aggiungere nulla. Semmai, può togliere. E cosa può togliere? La contraddizione, il conflitto, la vicinanza alla Teologia della Liberazione. D'altra parte, il popolo del Salvador proverà un grande orgoglio nazionale nel vedere il volto di mons. Romero in Vaticano, a Roma: Roma che è lontana, che è grande, che è la televisione. Ma questo non ha più a che fare con la santità, bensì con un problema di identità nazionale".

Per noi è scontato il senso critico verso questa decisione del Vaticano di santificare mons. Romero. Ma ci domandiamo se possiamo accogliere acriticamente, senza porsi interrogativi, la "canonizzazione dal popolo", la santificazione dal basso.

E’ scritto nel retro di copertina del libro di Claudia Fanti:

"Se, come scrisse Ignacio Ellacuria, ‘con mons. Romero Dio è passato per El Salvador’, molte altre tracce ha lasciato questo passaggio. L'arcivescovo martire è stato il frutto pìù grande, ma non l'unico, di una terra fecondata con il sangue di tanti suoi figli. Figli poveri, indifesi ed oppressi, ma anche fieri ed eroici, pronti a combattere al prezzo della vita per un mondo altro, un Paese altro, un'esistenza altra. Questo libroro racconta la storia di alcuni di loro, uomini e donne, tutti pronti a dare la vita pur di spezzare le catene dell'oppressione. E si delinea così anche la storia di un'altra Chiesa, meno conosciuta, non quella della gerarchia, ma quella del popolo di Dio, fatta di persone prima che di sacerdoti che hanno sposato, ,in nome di Dio, la causa degli oppressi, lottando e morendo alloro fianco. Una storia di eroismo e di martirio, di dolore e di speranza per un Salvador libero."

 

 

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