Ripresa del dialogo ecumenico a Genova

 

Organizzata dalla segreteria locale del S.A.E., ieri si è tenuta nel salone del circolo valdese di Via Assarotti una riunione che ha visto la partecipazione di circa 40 persone di area cattolica, valdese-metodista e battista: tra di esse 3 preti cattolici, 2 pastori valdesi, 1 pastore battista. Scopo della riunione: far ripartire il dialogo ecumenico che a Genova langue da un po’ e che, con gli ultimi interventi di Benedetto XVI e la non esaltante esperienza di Sibiu, ha conosciuto non poche difficoltàdi relazioni nella celebrazione della settimana ecumenica.

Itala Ricaldone, a lungo segretaria del S.A.E genovese, ha esposto alcune tappe significativedel cammino ecumenico percorso sia a livello internazionale che a livello locale, sottolineando gli aspetti esaltanti come le cadute, le speranze come le delusioni di un significativo gruppo di persone che per anni si è impegnato a superare pregiudizi, a tessere relazioni nel reciproco riconoscimento senza gerarchie.

Ad evitare che la riunione scorresse nella logica di un dialogo che nasconde l’asimmetria dei dialoganti, Massimo Rubboli, storico del battismo, ha subito messo sul tappeto la richiesta di chiarimento rispetto alla posizione ufficiale della chiesa cattolica seconda la quale le chiese della Riforma non avrebbero le caratteristiche di chiese, ma di comunità separate il cui valore, come dice il decreto “Unitatis Redintegratio” del 21.11.1964 , deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è stata affidata alla Chiesa cattolica. Il tentativo di sfuggire a questa richiesta, rimarcata anche dal pastore battista Mark Ord, con il ritornello “ partiamo da ciò che ci unisce “ non è passato in quanto parecchi hanno sottolineato la necessità di essere franchi e di partire senza infingimenti, pur nel reciproco rispetto.

Una singolare risposta è venuta dal rappresentante diocesano don Paolo Fontana dell’ecumenismo che ha sostenuto: chiamare le chiese separate comunità non è un’offesa ma “semplicemente” un modo di esprimere la differenza rispetto al concetto che la chiesa cattolica ha di chiesa; ma qui è il nodo: il concetto che l’ufficialità della chiesa cattolica esprime può essere considerato l’unico criteriorispetto alla testimonianza biblica? Se così, è difficile fare passi assieme.

Il pastore valdese di Sampierdarena, Stefano Mercurio, è intervenuto per manifestare con forza il disagio che le chiese protestanti vivono nel constatare che la Gerarchia ecclesiastica privilegia il rapporto con la Chiesa ortodossa, cercando di emarginare le chiese protestanti e i suoi valori, per stigmatizzare inoltre il silenzio del laicato cattolico di fronte a posizioni integraliste della gerarchia.

Sono intervenuto per dire che non possiamo aspettarci dalle gerarchie ecclesiastiche, tutte le gerarchie, una profonda trasformazione dell’essere cristiani e dell’essere chiesa, che soltanto le pratiche di comunione e di condivisione dal basso rendono possibile vivere un ecumenismo che sia reale riconoscimento della pluralità delle esperienze cristiane presenti sia all’interno di ciascuna chiesa storica, spesso dalle istituzioni fossilizzate, che tra le diverse chiese. Abbiamo infatti tutti bisogno di sconfiggere il demone dell’integralismo, della pretesa di possedere l’esclusiva di Dio.

L’appuntamento prossimo è per il 15 aprile per riprendere assieme il cammino e sconfiggere il tentativo di riportare gli orologi all’indietro.

Peppino Coscione, comunità di Oregina.

 

 

 

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