GENOVA LAICA e PAPA RATZINGER

Cinquantamila come afferma la Curiao trentacinquemila, come sostiene la Questura ( che ci sembra non essere mai stata anticlericale ) erano le persone presenti alla messa celebrata domenica 18 da Benedetto XVI in piazza della Vittoria a Genova?

Al di là della contesa sulle cifre, una cosa è certa:la Genova democratica e laica ( là dove laica non significa solo o necessariamente areligiosa, antireligiosa o anticlericale )non se ne è stata a bocca chiusa. Sabato 17 un corteo di circa 2000 uomini e donne, provenienti dai più diversi orientamenti politici e culturali ( agnostici, atei, cattolici progressisti, gay, lesbiche, compagne e compagni di Rifondazione, della Sinistra Critica, centri sociali, pacifisti, verdi ) è partito dal ponente genovese per confluire verso il centro. Un serpente di gentefestoso ed ironico dal quale emergevano tanti striscioni;tra questi: “Fuori la chiesa dalle mutande”, “Più staminali e meno cardinali”, “Vaticano quanto ci costi”. Qualcuno dirà poca cosa rispetto alla gente ( spesso anonima ) che le parrocchie e le associazioni cattoliche ( Azione cattolica, Opu Dei, Focolarini, Comunione e Liberazione, Acli , Comunità di sant’Egidio ) sono riuscite a mobilitare da tutta la provincia di Genova per accogliere il re-pastore Ratzinger o solo per assistere allo spettacolo e poter dire “io c’ero”, ma questa cosa ha trovato il referente istituzionale nel discorso della sindaco Marta Vincenzi che ha sottolineato con fermezza la laicità delle istituzioni quando ha detto: “

Oggi Genova è attraversata dai segni dell'inquietudine contemporanea, che
include anche aspetti che il cristianesimo ha indagato; aspetti a cui Lei
stesso, Santità, ha fatto riferimento nei Suoi scritti e nelle omelie. Questa
inquietudine, e la domanda di certezze e stabilità per il futuro, ha contorni
complessi, non facilmente decifrabili.
Chi ha il privilegio di amministrare questa città sta dunque cercando
soprattutto di riconoscere quelle inquietudini per assumere impegni di
ampliamento di cittadinanza.
Non dandoci come obiettivo l'individuazione del bene assoluto, che non spetta
alle Istituzioni dello Stato democratico perseguire, operiamo per il bene
collettivo, affinché i cittadini possano orientare le loro condotte di vita
senza imposizioni o limitazioni improprie. Pensiamo che favorire nuovi spazi di
autonomia, libertà e responsabilità personali sia il miglior modo per aiutare
la stabilità sociale, condizione quanto mai necessaria allo sviluppo
dell'individuo e della collettività.
Lo sforzo è anche quello di ribadire principi, evitando nel contempo di
trasformare l'etica in un campo di lotta politica.
Come sosteneva il grande teologo evangelico tedesco Dietrich Bonhoeffer: "Il
comportamento etico non è stabilito in partenza e una volta per tutte, quindi
in linea di principio, ma nasce con la situazione data". E ancora: "Missione
dei fedeli laici è di configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la
legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive
competenze e sotto la propria responsabilità".

Le cronache raccontano ( ma è poi vero? ) che il papa abbia fatto come un cenno di consenso all’ascolto di queste parole che se fossero ribadite da tutte le istituzioni e forze politiche limiterebbero la presunzione e l’arroganza di possedere la verità assoluta ed esclusiva sull’uomo.

Ma quello che purtroppo non è venuto a galla nella comunicazione dei media è stato il fatto che la Federazione delle Chiese Evangeliche in Liguria e Piemonte meridionale ha declinato l’invito rivolto loro attraverso il responsabile diocesano dell’ecumenismo don paolo Fontana a partecipare alla celebrazione eucaristica presieduta dal papa. Questo, credo, sia per non dover fare da contorno ad un piatto bello e pronto sia perché qui a Genova le relazioni ecumeniche non vanno bene come mette in luce lo scarno e sofferto comunicato delle chiese evangeliche che sottolineano che “il dialogo il confronto e il lavoro ecumenico può avvenire nei luoghi e nei momenti opportuni e non in occasione – quella della visita pastorale di Benedetto XVI- in cui viene esaltato e enfatizzato da parte della chiesa cattolica il primato pontificio, fondamentale - anche se non unico- elemento di divisione all’interno dell’ecumene cristiana”

Il fatto inquietante è che la gerarchia ecclesiastica cattolica cerca di affermare questo primato non soltanto sull’ecumene cristiana ma addirittura sulla società intera, con la pretesa di dettare norme legislativee comportamenti morali ai corpi delle donne e degli uomini: una tentazione e un tentativo che dobbiamo saper sventare con decisione, una tentazione che diversi cattolici critici hanno sottolineato e denunciato nella lettera rivolta al papa perché la sua visita non fosse una parata di potere ma una testimonianza sobria di fede .

Peppino Coscione, comunità di base Oregina.

 

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