LABORATORIO A CURA DELLA COMUNITA’ DI OREGINA DI GENOVA

 

 

La cittadinanza simbolica: dal multiculturalismo alla convivialità delle differenze

 

 

Perché questo laboratorio

 

Siamo stati sollecitate/i da alcuni fatti drammatici e sconvolgenti:

 

-la bagarre scatenatasi in seguito all’ingiunzione del pretore dell’Aquila di togliere il Crocifisso dall’ aula della scuola di Ofena in seguito al ricorso del musulmano Adel Smith

-gli omicidi di Pin Fortuyn, leader della destra populista olandese e di Theo Van Gogh, editorialista controverso e regista del film sulla violenza contro le donne nella società islamica ( Submission),

-le vignette satiriche su Maometto e le reazioni ad esse, l’abbattimento delle statue buddiste da parte dei talebani

-la partecipazioneal convegno organizzato a Genova dalla rivista Marea sul tema dei fondamentalismi, dal titolo “La civiltà è donna”.

-la mobilitazione a Genova di fasce popolaricon la partecipazione di alcuni parroci della zona contro la costruenda moschea diventata per una parte di cittadine/i simbolo di esclusione ma per un’altra parte simbolo di integrazione.

 

Siamo state/i stimolate/i nel lavoro diriflessione :

 

-da alcuni interventi di Gustavo Zagrebelsky sul tema della laicità

-da parecchi articoli sulla problematica del divieto o meno dei simboli religiosi

-da articoli sul tema del velo

-dal libro della sociologa Anna Maria Rivera “La guerra dei simboli”

-dagli scritti su Solidarietà internazionale di Antonio Nanni che parlava di un nuovo profilo di cittadinanza e cioè di quella simbolica ossia di quella che riconosce il diritto al simbolo, che poi vuol dire all’alimentazione, all’abbigliamento, alla ritualità, al calendario ecc…

- dallo scritto di Giulio Giorello che nel libro “Di nessuna chiesa” afferma :

“Che liberté è mai quella che consente di indossare di tutto, eccetto i simboli della propria fede? Che relega il credere a fatto privato, senza concedere l’opportunità di una pubblica testimonianza? ”

-dal libro di don Paolo Farinella “Crocifisso tra potere e grazia-Dio e la civiltà occidentale”, che abbiamo voluto presentare alla Biblioteca Berio di Genova perché aderiva al percorso di riflessione che stavamo compiendo sull’usostrumentale di un simbolo centrale per la fede cristiana.

 

 

 

L’ordine simbolico di una società, di una chiesa, di un gruppo ed anche del singolo è la via attraverso cuici si rapporta con la realtà, la si conosce e la si pratica.

L’ordine simbolico è una costruzione che permea l’identità collettiva e condiziona quella personale di ciascuno di noi. E’ un dato di vita che si percepisce come naturale . Di qui la sua rigidità .

Le modifiche sono lente e difficili. Solo l’inadeguatezza al dato reale, che diventa insoddisfazione dell’esistente, è in grado di portare dei cambiamenti.

Nuove percezioni, nuove interpretazioni dei fatti sono i germi di uno sviluppo culturale che spesso nasce dal sentire di pochi mentre i molti inizialmente lo interpretano come uno scandaloso attacco all’ordine costituito, vissuto come verità indiscutibile.

Si aprono così conflitti e baratri di mancanza di senso.

Gesù nell’ambito religioso ed esistenziale del suo tempo opera una modifica dell’ordine simbolico e ne paga le conseguenze.

Dopo la sua morte e resurrezione, il movimento di Gesù costruisce nel tempo un nuovo ordine simbolico da cui nacquero nuovi simboli, nuovi riti che nei secoli subirono sostanziali modifiche.

Anche l’esperienza delle Cdb rappresenta un tentativo di rinnovare l’ordine simbolico del cristianesimo adattandolo, anche in sintonia con le recenti ricerche teologiche e sensibilità politiche, alle esigenze dell’uomo d’oggi. E non mancano le ostilità dei sostenitori del vecchio ordine sacralizzato.

Un aspetto oggi importante che richiede una modifica del senso identitario del cristiano è quello imposto da una società multietnica e dalla minaccia dello scontro di civiltà.

La rigidità di pensiero che vede solo nelle altre culture diversità talmente radicate da rendere impossibile in pratica ogni tipo di dialogo, va superata perché prepara la strada alla guerra di civiltà.

D’altro canto le differenze esistono e non sono riconducibili oggi ad un terreno comune condiviso.

Ma bisogna andare oltre allo stesso concetto di tolleranza verso il diverso perché non esclude l’atteggiamento di pura sopportazione, non esclude la possibilità della ghettizzazione .

L’insegnamento di Gesù fondato sulla Carità ci impegna oggi, non alla tolleranza, ma alla convivenza collaborativa e solidale. Dal punto di vista culturale imparare gli uni dagli altri.

Anche la gerarchia ecclesiastica cattolica invita al dialogo, ma restando nel vecchio ordine simbolico, cioè nulla concedendo della propria “ verità “ .

A nostro avviso, la soluzione sta in un cristianesimo davvero aperto. Conoscere le differenze, predisporsi sinceramente al dialogo,ma nello stesso tempo queste devono stimolare l’una e l’altra parte ( e non pensiamo soltanto alle persone di fede musulmana ) al ripensamento ed approfondimento del proprio orizzonte simbolico, anche di fede.

Alla luce delle diversità, nella dialettica delle reciproche obiezioni mettersi sulla via della ricerca.

Per quanto riguarda specificatamente la fede, anche per essa la condizione fondamentale è il riconoscimentoche nessuno possiede la verità, ma ad essa ci siavvicina nella collaborazione essendo disposti coraggiosamente a modificare le proprie pretese di verità assolute.

E’ questo lo spirito laico che deve ispirare anche il credente. Quindi affidarsi alla ragione pur nella consapevolezza che la ragione non definisce in tutto e per tutto la fede perché davanti alle nostre verità c’è il mistero e lì la ragione si arresta. E lì le differenze sono possibili, forse insuperabili, ma l’imparare gli uni dagli altri è pur sempre utile .

Poi perché, in uno spirito di carità e di sincera conoscenza, non sperare di poter costruire un giorno una “verità” condivisa ?

Da questo ragionamento complessivo è scaturito il bisognodilavorare suii simboli religiosi ed in particolare quelli dell’ebraismo del cristianesimo e dell’islam perché sono quelli cheoggi in Italia e in Europa costituiscono chi più chi meno un terreno di conflitto e di scontro.

 

Abbiamo tracciato un percorso di riflessione e di raccolta di materiali su:

 

  • Il comportamento Gesù di fronte ai simboli fondamentali del popolo ebraico

 

  • Le pratiche simboliche vissute e sperimentate dalle prime comunità cristiane

 

  • Cosa sono diventati i simboli religiosi nel tempo della cristianità

 

  • I simboli più significativi dell’ebraismo e dell’islam

 

 

Per interrogarci :

 

  • Come comportarci di fronte alla pluralità dei simboli culturali, religiosi, presentinelle nostre città multietniche ma anche secolarizzate?

 

 

°-°-°-°-°-°-°

 

LA SFIDA DEI SIMBOLI NEL VISSUTO DI GESU’

 

 

LO SHABBATH

Lo shabbath era il giorno che indicava la liberazione dalla schiavitù e dalla prigionia, quel giorno che egli annunciava di volere realizzare, quel giorno che aveva bisogno di riprendere il suo senso anche con una nuova serie di simboli, adatti al nuovogiorno che stava per spuntare.

Per questo, rispetto allo shabbathGesù si comportò con sovrana libertà, con un comportamento tale da suscitare il sospetto e il risentimento di molti zeloti.

 

IL CIBO

Le leggi sulla purità, in particolare il codice alimentare, era servito storicamente per distinguere il giudaismo di Israele dal paganesimo dei vicini, un meccanismo di difesa della propria identità culturale……ma la predicazione di Gesù e sicuramente la concezione degli evangelisti era chenel nuovo giorno che stava per spuntare, Israele non poteva tenere per sé la luce di Dio bensì condividerla con tutta l’umanità ( con il mondo ); ragion per cui le leggi sulla purità non dovevano più essere vissute come elemento di separazione, di difesa di una rigida identità ma era necessario recederle libere e comunque risignificarle

 

LA NAZIONE E LA TERRA

Nella cultura ebraica il bene principale era la terra e la terra, assieme alla famiglia,era un altro simbolo centrale dell’identità ebraica…ma Gesù esorta i contemporanei a liberarsi delle cose che erano diventate simboli alienanti dell’identità nazionale, a non andare dietro gli ordini del giorno di coloro che avevano deciso di resistere militarmente senza accorgersi di andare incontro ad una sicura e totale distruzione,di trascinare con sé tutto un popolo… come è poi successo.

 

IL TEMPIO

Cuore e centro del giudaismo,simbolo vitale intorno al quale ruotava ogni altra cosa, il luogo in cui si credeva dimorasse Jahvé, il Tempio aveva però finito per simboleggiare all’interno l’ingiustizia che caratterizzava la società, all’esterno il rifiuto da parte di Israele di realizzare la vocazione ad essere luce dell’intera umanità ( del mondo ).

Gesù mina il sistema ufficiale e rivendica implicitamente di istituirne uno nuovo a suo posto:il vero tempio doveva essere costituito dalla comunità messianica incentrata sul compito di realizzare la sovranità di Dio, senza limiti e senza confini.

 

 

I simboli del regno di Dio nelle parole e nelle azioni di Gesù

Gesù e con la sua comunitàmette in scena nuovi simboli, simboli che parlano di guarigione, di perdono, di illuminazione, di speranza, di condivisione di vita:

- l’acqua che disseta e purifica

- la luce che rischiara

- la parola che guarisce

- la vicinanza che risana

- l’ospitalità che accoglie

- la moltiplicazione dei pani come simbolo della condivisione

- lo spezzare il pane come simbolo della messa a disposizione della vita

- la carità come simbolo della virtù che dona

- la rinuncia ai primi posti come simbolo

Alle discepole eaidiscepoli Gesùaffidò il compito di divenire costruttrici e costruttori dinuovi simboli che testimonino la presenza del regno di Dio continuamente veniente.

 

LE PRATICHE SIMBOLICHE PRESENTI NELLE PRIME COMUNITA’

 

Le comunità cristiane primitive hanno adottato gesti di carattere simbolico per esprimere la loro fede, alcuni dei quali in continuazione con la tradizione ebraica e con la prassi di Gesù e della comunità delle discepole e dei discepoli: si trattava di condividere la vita e farsi solidali con le persone povere e derelitte della società.

 

Beninteso tali gesti erano simboli presi dalla cultura del tempo, simboli trasparenti e comprensibili per le persone appartenenti a quella cultura:

- immersione nell’acqua

- spezzare il pane e bere a uno stesso calice tra commensali

- ungere con olio medicinale

- imposizione delle mani sui ministri e sulle ministre

- il perdono reciproco delle offese

- la confessione davanti ai membri della comunità

- la casa come luogo di incontro e di comunione, aperta anche ai “gentili”

 

I SIMBOLI RELIGIOSI NEL TEMPO DELLA CRISTIANITA’

 

Sappiamo a grandi linee come a partire da Costantino, ma anche prima, la cosiddetta Grande Chiesa, diventata parte essenziale della struttura politico-istituzionale imperiale, abbia incorporato tutti i simboli della classe dominante, di prestigio politico e sociale:

- basiliche , cattedrali suntuose

- la ritualizzazione talora ossessiva di gesti sacramentali che da simboli di libertà sono diventati simboli di paure, di angoscia, di controllo sociale

- scettri , pastorali, anelli e abiti da corte di alta classe

- sedia gestatoria, baldacchini, genuflessione e baciamano

- abiti a segnare una presunta sacralità e differenza tra chierici e non

- il crocifisso utilizzato come arma di conquista ( la croce alla conquista del mondo! ) simbolo di identità politico-territoriale e strumento di educazione alla passività

- le processioni utilizzate come strumento di autocelebrazione

- la benedizione anzi le benedizioni diventate simbolo di potere magico profuse su persone ed oggetti fino alle armidi distruzione di massa

L’elenco potrà essere completato da quanti parteciperanno al laboratorio durante le giornate dell’incontro nazionale.

 

Il laboratorio continua…..

 

 

 

Comunità di Oregina di Genova

 

 

 

[torna indietro]