Nessuno possiede “la” verità

 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto». Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano (Matteo 4, 1-11).

 


Nel panorama dell’esegesi cristiana diverse sono le interpretazioni di questo brano. C’è chi vi legge un resoconto storico, chi l’elenco delle successive tentazioni di Gesù, chi il paradigma delle tentazioni di ogni cristiano, anzi il rispecchiamento della tentazione umana nei suoi vari risvolti.

La lettura “spirituale” ha evidenziato che solo la forza della Parola di Dio può cacciare ogni “diavolo” dal nostro cuore. La lettura politica ci ha aiutato ad individuare quanti diavoli si camuffano da teologi, quanti potenti usano la Bibbia per legittimare il loro dominio.

Questa pagina traccia un volto di Gesù poco conosciuto e ci aiuta a ritrovare la realtà quotidiana del nazareno.

Gesù, proprio come noi, ha dovuto compiere un itinerario in cui la fedeltà alla chiamata di Dio non fu per nulla scontata. Egli ha conosciuto gli orizzonti di Dio a fatica, impegnandosi in prima persona. Anche Gesù ha dovuto cercare la volontà di Dio tra i richiami dell’egoismo e i sentieri dell’amore, in un conflitto interiore in cui furono presenti la notte, l’ignoranza del mistero di Dio e delle Sue vie, il fascino delle scorciatoie e degli idoli.

I vangeli ci dicono che Gesù ha saputo discernere, ma il tempo della sua maturazione è stato lungo e i momenti di preghiera e di riflessione hanno accompagnato tutta la sua esistenza.

Il deserto

Matteo pone questo racconto simbolico dopo quello riferito al battesimo di Gesù e prima dell’inizio della sua predicazione. Sembra voglia dare un certo rilievo alla necessità di “staccarsi” dall’immersione nell’impegno quotidiano, dal gesto “politico” e quindi pubblico del battesimo come scelta concreta... per trovare un tempo di riflessione, di pausa, di preghiera, di feconda solitudine.

Il deserto inteso dunque con questa valenza positiva, come luogo “privilegiato” per riflettere e cercare il senso e l’essenza della propria vita.

E’ un po’ come guardarsi allo specchio per cercare di scoprire ciò che di sé è “buono agli occhi di Dio” e quali sono invece le ombre, le incoerenze, le fughe... quando si percepiscono chiaramente quali scelte bisognerebbe fare, quali cambiamenti operare...

Dio parla al nostro cuore e spesso sappiamo bene che cosa è più giusto fare, quali atteggiamenti e quali comportamenti costruiscono ponti e quali invece aggrediscono e feriscono.

La tentazione come misura della fragilità

Questo brano contiene un altro messaggio radicale. Gesù incarna e manifesta che cosa è l’esistenza umana davanti a Dio: una esistenza “tentata”, con tutti i connotati della precarietà. Essere “esposti alla tentazione” è la ineludibile condizione della nostra creaturalità.

E’ necessario combattere contro le tentazioni, cioè contro ciò che ci separa dalla fiducia e dalla disponibilità a Dio, consapevoli della nostra condizione di esistenze precarie.

La tentazione del potere è forte e lo vediamo in atto un po’ dappertutto, ma penso possano essere altrettanto seducenti il senso di autosufficienza, la superficialità, la sfiducia nel cambiamento e la convinzione di stare sempre dalla parte del “giusto”.

Occorre prendere sul serio il fatto che la nostra vita e la nostra fede non sono un possesso indisturbato, ma una realtà ed un dono esposti alle imprevedibili sfide dell’esistenza umana.

Se Gesù è riuscito a vivere pratiche di relazioni e di cura è anche grazie al suo costante cammino di ascolto e di conversione (v. Mt 15,21 in cui si narra l’incontro di Gesù con la donna cananea).

Accanto ai momenti di riflessione e di “deserto” sono quindi altrettanto necessari i momenti di confronto, di dialogo, di ricerca e di condivisione. La vita fatta di relazioni ci sostiene e ci stimola in questo senso. La comunità diventa un luogo estremamente stimolante e la presenza di sorelle e fratelli, in ricerca come noi, ci procura un sostegno e ci rassicura.

Nessuno possiede “la” verità e l’infallibilità

Le chiese cristiane, strutturandosi come potenze, hanno voluto sottrarsi a questa “esposizione”, a questa avventura “esposta” ai venti della fragilità, alle intemperie della storia e alle prove, ma proprio questo sottrarsi ai rischi della tentazione-navigazione incerta e contrastata, le ha consegnate al satana del potere, dell’immagine, del denaro.

La chiesa gerarchica, garantita dall’assistenza divina, protetta da concordati e privilegi, sponsorizzata o pubblicizzata da tutte le televisioni del mondo, non sa più che cos’è questa “tentazione”, cioè il cammino pericoloso e precario di Gesù. Le sue pressoché uniche “tentazioni” sono le contese tra grandi della storia, lotte di potere.

Ma esiste, per dono di Dio, e si diffonde un cristianesimo che vive ogni giorno nella tentazione, non cerca alleanze o compromessi, non si rifugia dietro presunte infallibilità, non occupa i video del mondo, ma penetra in molti cuori e “tenta” di far compagnia alle donne e agli uomini che cercano verità e giustizia, in piena solidarietà con le loro incertezze, le loro precarietà e le loro speranze.

Gesù non ha distribuito sicurezze: ha solo testimoniato la certezza che la compagnia di Dio non ci abbandona mai, che il Suo amore non ci lascia disperare e soccombere nella “tentazione”.

Vogliamo sperimentare anche noi questo orizzonte?

Carla Galetto