CdB di Pinerolo

Il papa, i vescovi e noi...

Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
(Matteo 9, 36 - 10,8).


Fin da quando ero ragazzo, mi ricordo che questa brano era letto e commentato nella giornata delle vocazioni. Oggi credo sia anche utilizzato, oltre che nelle predicazioni sull’importanza della “vocazione” ecclesiale, a favore dell’8 per mille alla chiesa cattolica. Sono certo invece, e gli esegeti lo confermano, che Gesù non pensasse affatto a chiamare preti, suore, vescovi e papi. Semplicemente è un messaggio in cui la comunità di Matteo vede la necessità per ciascuno e ciascuna di impegnarsi concretamente sulla strada del nazareno. Essere profeti, annunciatori di una “verità” diversa, nuova, bella rivoluzionaria: l’amore di Dio e l’amore fra gli esseri umani.

Una seconda annotazione mi pare importante. Nel brano si parla di rivolgersi alle pecore perdute di Israele. Non si tratta di una esclusione a priori; è un dibattito interno alla comunità di Matteo: era più importante annunciare il Vangelo solo agli Ebrei oppure anche ai pagani? Matteo scrive dopo Paolo, eppure all’interno della comunità vi è ancora questo dibattito, questa ricerca: è la vitalità di una realtà che cammina e si interroga. Forse dovremmo, come credenti, osare a percorre strade nuove, a esperimentare cammini nuovi nella ricerca di adesione al messaggio evangelico.

La nostra realtà


La prima parte dei questo brano coglie, con estrema efficacia, l'atteggiamento che caratterizzò tutta la vita del nazareno dal giorno in cui si mise in viaggio tra le città e i villaggi della Palestina.

Gesù, come più volte i vangeli sottolineano, "guardava alle moltitudini". Il suo occhio e il suo cuore erano colpiti da queste folle di poveri, donne, uomini, e bambini, che vagavano sfiniti e abbandonati a se stessi come pecore senza pastore. I profeti sono quelli che anziché stare con il naso all'insù a guardare i palazzi o a dare ascolto ai potenti, vedono e partecipano al dolore del loro popolo, pecore disperse senza pastore (Ezechiele 34,5 - 1Re 22,17 - Numeri 27, 16 - 17). Gesù è coinvolto, partecipe della sofferenza di queste folle. Si immedesima, gli toccano il cuore, si colloca dalla loro parte.

In questi giorni, mentre a Roma si svolgeva l'assemblea della FAO, ho pensato alla follia in cui siamo precipitati. Non troviamo nemmeno i soldi per i soccorsi più immediati a chi muore di fame, ma spendiamo miliardi per il campionato di calcio che viene enfatizzato al punto da eclissare e far scomparire una pur minima informazione seria sui problemi del mondo.

Mentre scrivo queste note Roma è super blindata per l’arrivo di Bush che ovviamente incontrerà non solo i nostri governanti ma anche, e soprattutto, il papa. Al di là dei costi di questa visita, mentre in Italia si fatica ad arrivare alla fine del mese e lo Stato non trova i soldi per fare una serie politica a favore dei più poveri, credo che il messaggio sia molto preoccupante. I potenti decidono tra di loro e chiedono l’approvazione di chi dovrebbe invece rappresentare l’annuncio di verità, di giustizia, di solidarietà: il “Vicario di Cristo”, il quale, lo sappiamo già, si limiterà alla benevola raccomandazione di pensare anche ai poveri senza assolutamente avere il coraggio di parlare chiaro secondo lo stile del vangelo a cui dice di rifarsi ad ogni piè sospinto. Povero Vangelo e povera chiesa…

D’altra parte il ricco epulone occidentale non solo non ha nessuna intenzione di rivedere i meccanismi che producono miseria e fame, ma non dà nemmeno le briciole e gli avanzi del suo lauto banchetto.

Folle manipolate

Ma oggi la realtà delle folle ci presenta anche un altro panorama non meno preoccupante. Accanto a quelle stanche ed abbandonate esistono quelle plaudenti e manipolate, distratte ad arte dai "padroni del vapore" che così possono fare disinvoltamente i loro giochi di mercato e di potere.

Pensiamo al vertice FAO: una sceneggiata in cui i grandi maneggioni nostrani si fanno ciarlieri avvocati dei poveri. Pensiamo a chi, su giornali e televisioni, fa fatica a trovare qualcosa che non sia il campionato di calcio e intanto, mentre le folle si esaltano o si deprimono per le sconfitte o le vittorie dei loro idoli, ci rifilano aumenti: luce, biglietti ferroviari, gas, benzina, ecc...

Ci "distraggono" ( l'estate è il tempo ideale per queste manipolazioni perché è diffuso una certo clima di rilassamento) e così fanno più disinvoltamente le loro manovre mentre ormai i mezzi di comunicazione di massa non sono assolutamente informazione, ma semplice accodarsi a chi comanda..

Ci sono scelte governative che rendono sempre più anomala la situazione italiana, anche agli occhi dell'Europa: una giustizia fatte di leggi su misura di chi ha il potere; un'informazione televisiva di massa, sempre più omologata e in mano ad un'unica persona, che rischia di mettere in pericolo la libertà di pensiero; una scuola e una sanità pubbliche(?) in ottica aziendale e privatistica che creano discriminazioni tra gli utenti.

I recenti preovvedimenti sull’immigrazione, sui rom e quelli in itinere sulla prostituzione annunciano una situazione di discriminazione tale da preoccupare seriamente chi riesce ancora pensare con la propria testa. Non dimentichiamo il clima verso “i diversi”: le persone malate di mente, gli anziani, le persone omosessuali sono oggetto di attacchi molto forti. Alcuni episodi violenti di xenofobia rendono il tutto molto pesante.

Rispetto a tale situazione, ci sembra che il mondo cattolico italiano, pur con lodevoli eccezioni, nel complesso appaia latitante ed estraneo: dai pastori ai cristiani, dalla stampa cattolica alle associazioni ecclesiali, dalla pastorale parrocchiale all'azione dei movimenti religiosi, ecc.

E noi? Ciascuno e ciascuna? Come ci poniamo e, soprattutto, cosa facciamo? E’ una domanda che mi pongo spesso e che mi soffrire. Vedo la mia incapacità a fare qualche cosa in una realtà ove regna l’arroganza del profitto a favore di pochi mentre molti sono in una situazione difficile: precariato, costo della vita, difficoltà sempre più crescenti a sbarcare il lunario, mentre vi è un grande impoverimento di valori etici che un tempo erano comunque presenti nella realtà italiana e che, fino ad un decennio fa, mobilitavano la coscienza civile.

E l’interrogativo va anche alle comunità cristiane di base (e in particolare a questa di cui faccio parte), esperienza che condivido da oltre trent’anni. Forse è necessario uscire da un certo ruolo di sentirsi "i più bravi", arrivati/e rispetto a chi deve ancora fare parecchia strada. Occorre cercare di condividere camminando con tutti e tutte coloro che sono in ricerca, in difficoltà. Occorre “sentire” i cuori, vedere gli occhi, stringere le mani di altri e di altre, impegnarsi, partecipare, essere presenti non solo a parole con comunicati, "ritornare nella strada"…

Da folla a comunità a individuo

Il capitolo 10 è costruito con una certa enfasi letteraria, con una certa solennità. Ma l'intento teologico è chiaro: Gesù dà ai discepoli il compito di risvegliare le persone alla vita, di ricondurre nel villaggio chi è stato emarginato, di rimuovere le paure e le angosce.

Essi devono rivolgersi e indirizzare le loro attenzioni alle "pecore disperse o perdute di Israele". Quelle pingui e ingrassate non ne hanno bisogno e non quella deve essere la direzione di marcia di chiunque voglia essere suo discepolo o sua discepola. Il regno di Dio (che Matteo chiama Regno dei cieli) è in questo rialzare la testa delle persone oppresse e abbandonate, in questo cammino di liberazione dal fascino delle apparenze, in questo smascheramento delle manipolazioni, in questo itinerario in cui ci assumiamo la responsabilità della nostra vita e del nostro mondo in cui viviamo.

Non ci è chiesta nessuna onnipotenza, ma siamo invitati/e a fare la nostra parte. Per quanto piccola essa sia, è decisamente importante e non può essere fatta da altri. Esiste una indeclinabile responsabilità personale.

Esiste comunque la possibilità di fare qualcosa di fronte alla distruzione del pianeta da parte nostra che riusciamo a consumare ben oltre l’80% delle risorse mondiali. Prendiamo ad esempio chi ha la possibilità di concedersi un periodo di ferie: usare questo periodo in modo sobrio, costruttivo arricchente. Oppure condividere il cammino di un gruppo di persone emarginate, in difficoltà… E gli esempi potrebbero continuare all’infinito, basta volere inventare…

Pregate dunque...

Il compito anche oggi è arduo, assolutamente contro corrente. Forse proprio per questo Gesù invita i discepoli a "pregare il padrone della messe" (v. 38).

Rimanere nella vigna di Dio, nella nostra esistenza quotidiana, senza dimenticare gli ultimi della carovana e senza lasciarci sedurre dai messaggi dei signori dei palazzi è un'impresa "impossibile" senza la forza liberatrice del Dio dell'Esodo. Gesù trovò in Dio la luce e la forza per questo cammino e lo addita a ciascuno/a di noi.

Memo Sales

 

 

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