CHI DITE CHE IO SIA?

La bellezza di questo libro è la veridicità del racconto della storia di Gesù calata nella realtà in cui viviamo. Alla Gregoriana un professore diceva che i vangeli sono la storia della morte in croce di Gesù con un lungo prologo.

Certamente è stata la morte atroce di un giusto per le sue idee rivoluzionarie non solo per il suo tempo, ma per tutti i tempi, che ha posto tanti interrogativi da quel giorno in poi a tutti, credenti e non. E’ sempre di un’attualità sconvolgente! I poveri, gli ultimi, i reietti, sono sempre più numerosi e i rivoluzionari rispetto ai benpensanti sono sempre pochissimi e non accettati da chi non vuole che le cose vadano per un verso diverso da quello che fa comodo a loro!

Si sente la grande curiosità e disponibilità dei ragazzi del laboratorio di religione ad intraprendere una strada di sequela totalmente controcorrente e non nascondono la grande difficoltà a seguirla nel mondo dove stanno vivendo.

I ragazzi vedono un Gesù: “semplice, un bambino come noi, un adulto che si mette dalla parte dei deboli, che va incontro alla gente, che è un compagno di cammino, un amico, che ha fiducia in me e che ci potrò sempre contare e questo mi dà sicurezza, sentono la necessità di avere dei riferimenti certi. Per loro è importante sapere che c’è non quando è nato,il bisogno di una condivisione mentale, il contagio di un cambiamento di vita, trovano nell’uomo Gesù uno che non è nato con tutte quelle idee in testa, ma che ha dovuto crescere e fare esperienze come noi. Si rendono conto che non si può chiedere troppo a Dio perchè anche lui si stanca! Si chiedono se Gesù nelle tentazioni sapesse già che avrebbe ricevuto una ricompensa da Dio. Notano la differenza tra Giovanni fisso nel deserto mentre Gesù si muove. Considerano la figura di Gesù molto reale e vicina a loro. Esprimono che tutti hanno bisogno di esempi positivi, senza pensare che essi stessi possono esserlo, che il peggior nemico della fede è la rassegnazione. Una asserisce che Gesù ripudia la sua famiglia per paura di rimpiangerla. Riflettendo sulla nostra società e i poveri attuali si esprimono dicendo che i poveri sono quelli che la nostra società rende poveri. Parlano di un Dio che gradiva più il pentimento del Califfo di tutte le volte che lo pregava. Per loro la fatica è superata dalla soddisfazione, dalla fierezza e dall’allegria, anche se seguire Gesù comporta sacrificio e non è facile. Commentando il Samaritano scrivono: non c’è bisogno della fede per soccorrere chi ha bisogno, il samaritano dovrebbe essere la normalità ed è fondamentale il dirittodi potersi fidare dell’altro, solo così non ci sarebbe più “il nemico”! Esprimono la difficoltà di aiutare uno sconosciuto indigente, mentre Dio sta sempre dalla sua parte, e solo amandolo l’altro può cambiare perchè solo così può venire fuori qualcosa di buono. Lo spezzare il pane è il vero simbolo di condivisione di tutto con tutti, come quando organizziamo i pranzi qui in comunità.

I commenti sulla morte sono, data l’età dei ragazzi, liberazione dai crucci terreni, una cosa astratta. Mentre la resurrezione può esserci stata o meno, ma è vista come Gesù che continua a vivere nei nostri cuori attraverso gesti d’amore e di solidarietà, solo nel nostro cuore si può incontrare Gesù risorto, ci apparirà attraverso l’amore. Il rapporto di Gesù con le donne viene sviluppato nell’annuncio della resurrezione dato dall’angelo ad esse per prime e la ragione che i ragazzi esprimono è: perchè Gesù credeva molto in loro, le ha scelte perchè si prendono cura degli altri senza ricevere nulla in cambio, solo per amore. La resurrezione di Gesù i ragazzi non la considerano molto importante perchè l’importante è quello che ci ha trasmesso, il messaggio d’amore verso l’umanità intera, Lui vivrà comunque semprenel cuore di chi crede nell’amore, gli ideali non saranno mai intaccati, potrai uccidere il pensatore, ma non le sue idee nuove. E terminano scrivendo che è bello pensare che Gesù perde nella storia , ma nella nostra fede Gesù vince perchè la vera vittoria è un incontro d’idee, intelligenze e di cuori, non l’umiliazione del più debole!

 Misa Chiavari