Gruppo Monte Sacro della CdB di San Paolo

Roma, Eucarestia del 9 novembre 2008 

Testimoni scomodi

Introduzione al tema

Quando, dopo la pausa estiva, ci siamo ritrovati nel gruppo per discutere sul tema da proporre alla comunità per la eucarestia abbiamo avvertito tutti la nostra stanchezza, inadeguatezza e povertà nel proporre parole, ragionamenti, teologie.

D’altra parte Gesù è per noi memoria di un fare: la sua predicazione è una prassi che cerca la liberazione degli uomini e delle donne, un esempio che si fa storia materiale e solo così, attraverso la prassi, entra in competizione e conflitto con la legge dei sacerdoti e dei dottori.

Ci sembra giusto quindi ricercare, anche in questi giorni difficili, i testimoni scomodi, gli ostinati annunciatori di verità per riconoscerne il messaggio di salvezza e rischiare quanto più possibile, a viso aperto, senza nessuna vocazione al martirio ma anche senza reticenze e viltà, di condividere e di comprometterci.

Siamo rimasti particolarmente colpiti dalle letture spontanee che in tanta parte d’Italia si facevano di Gomorra di Roberto Saviano e abbiamo auspicato di farlo partecipare ad una assemblea della nostra comunità, anche per renderci conto di come, anche una giovinezza, può essere feconda e di quanto le parole colpiscano le coscienze dei malvagi generando sentenze di morte, ma anche quanto siano feconde di speranza fra gli uomini e le donne di buona volontà.

Noi ci sentiamo di condividere quella denuncia; ma vogliamo anche ricordare altri, persone e movimenti, ribelli al perbenismo soffocante delle regole del potere, gridare la nostra indignazione e ricordare la loro denuncia: Raffaele Cantone, Shirin Ebadi, , Lorenzo Milani, Luigi Ciotti, Aung San Suu Kyi, i ragazzi di Locri, il nostro presbitero Giovanni e tanti altri che hanno pagato con la vita la loro denuncia e la loro testimonianza, come Anna Politovskaija, Ilaria Alpi, Peppino Impastato, Roberto Siani, Pino Puglisi, Giuseppe Diana .

Vi invitiamo a ricordare quelli, tantissimi, che non abbiamo menzionato ma che sono altrettanto vivi nella memoria particolare di ognuno di noi.

 

Letture

da “Gomorra” di Roberto Saviano

Casal di Principe non è un paese della Sicilia aggredito dalla mafia, dove opporsi all’imprenditoria criminale è cosa dura ma al fianco della propria azione ci sono cortei di telecamere, giornalisti affermati e in via d’affermazione, e stuoli di dirigenti antimafia nazionali che in qualche modo riescono ad amplificare il proprio impegno. Qui tutto ciò che fai rimane nel perimetro degli spazi ristretti, nella condivisione dei pochi. E’ proprio in questa solitudine credo, che si foggia quello che potrebbe chiamarsi coraggio, una sorta di panoplia a cui non pensi, te la porti addosso senza rendertene conto. Vai avanti, fai quello che devi fare, il resto non vale nulla. Perché la minaccia non è sempre una pallottola tra gli occhi, o i quintali di merda di bufala che ti scaricano fuori alla porta di casa.

Ti sfogliano lentamente. Una foglia al giorno, fin quando ti trovi nudo e solo a credere che stai combattendo con qualcosa che non esiste, che è un delirio del tuo cervello. Inizi a credere alle calunnie che ti indicano come un insoddisfatto che se la prende con chi è riuscito e per frustrazione li chiama camorristi. Giocano con te come con lo shangai. Tolgono tutte le bacchette di legno senza mai farti muovere, così alla fine rimani da solo e la solitudine ti trascina per i capelli. E’ uno stato d’animo che qui non ti puoi permettere. E’ un rischio, abbassi la guardia, non riesci più a comprendere i meccanismi, i simboli, le scelte. Rischi di non accorgerti più di niente. E allora devi dare fondo a tutte le tue risorse. Devi trovare qualcosa che carburi lo stomaco dell’anima per andare avanti. Cristo, Buddha, l’impegno civile, la morale, il marxismo, l’orgoglio, l’anarchismo, la lotta al crimine, la pulizia, la rabbia costante e perenne, il meridionalismo. Qualcosa. Non un gancio a cui appendersi. Piuttosto una radice sotto terra, inattaccabile. Nell’inutile battaglia in cui sei certo di ricoprire il ruolo di sconfitto, c’è qualcosa che devi preservare e sapere. Devi essere certo che si rafforzerà grazie allo spreco del tuo impegno che ha il sapore della follia e dell’ossessione.

 

da " Che tempo che fa”- intervista a Raffaele Cantone magistrato a Napoli e autore del libro “Solo per giustizia”

Raffaele Cantone racconta un dopocena a Roma con Roberto Saviano

Dopo cena decidemmo di fare una passeggiata con questo gruppo numeroso di persone (ndr:la scorta) con cui eravamo diventati anche amici. Dopo aver fatto tre - quattrocento metri io dissi: “Robé ma che senso ha fare tutto questo? Torniamocene dietro!”

Luca 6, 22-23

Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

Matteo 26,69-72

Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell'uomo».

Giovanni 5, 33-35

“…Voi avete mandato a interrogare Giovanni, ed egli ha testimoniato a favore della verità. La testimonianza di un uomo a me non serve, ma ve la ricordo perché possiate salvarvi. Giovanni era la lampada accesa per illuminarvi, ma voi vi siete entusiasmati della sua luce solo per un po’ di tempo…”

 

Commento del gruppo

Non servono tante parole per commentare Saviano e Cantone: vite spezzate dalla paura e dalla solitudine, solo per aver cercato un po’ di verità, solo per aver cercato nomi, ricostruito trame e fatti, per non essersi fatti corrompere.

Cosa vuol dire, per noi, essere solidali con loro, testimoni scomodi del nostro tempo e della nostra storia? Come superare la facile ripetizione di formule di amicizia e di vicinanza se poi le nostre vite restano uguali a prima mentre le loro (e quelle dei loro familiari) si consumano nell’isolamento, nel dubbio e nella paura?

Come offrire un gesto concreto che spezzi il cerchio; come dare a chi li perseguita e chi li mette al bando (Luca) un segnale che non sono soli, che altri sono pronti a sostenerli e a seguirli?

Saviano e Cantone, e tanti altri, stanno vivendo sulla loro pelle quello che anche Gesù ha vissuto: il potere li cerca per liquidare le loro voci di denuncia e di condanna e gli amici, i compagni di viaggio girano le spalle, fanno finta di non conoscerli. (Matteo)

Un atteggiamento mafioso radicato negli anni si combatte solo con una cultura nuova.” Sono parole di Zanotelli, uno che dall’Africa - dove lavora e cerca di combattere i guasti delle politiche di sfruttamento che i nostri paesi europei/occidentali da secoli mettono in pratica – ci dice che le baraccopoli della disperazione di Korongocho sono la stessa cosa di Scampia e di Casal di Principe, che primo impegno deve essere quello di far prendere coscienza alle persone, soprattutto ai giovani, del male che viene fatto dalle politiche economiche dei paesi del benessere e che la criminalità organizzata è il frutto coerente della mala pianta dell’ingiustizia e dell’ineguaglianza: una violenza che non riconosce diritto di vita e di cittadinanza.

Ci siamo interrogati, anche in maniera contraddittoria, su quello che avrebbe fatto Gesù. Ma la risposta sta tutta nella nostra responsabilità qui ed ora. Lui ci ha promessoche saremo beati se ci insulteranno a causa sua: ma noi dobbiamo tacere o denunciare?

Ci dobbiamo nascondere per non correre pericoli o cercare di informare, di mettere alla luce del giorno, o alla lampada di Giovanni, quello che in modo sotterraneo viene messo in atto per tenere sotto controllo uomini e donne di un territorio?

Noi, che diciamo di essere fedeli alla prassi di Gesù, cosa siamo capaci di fare?

Ci accontentiamo di qualche preghiera? Spezziamo il pane tra noi per restare al più possibile simili a quello che siamo adesso? O siamo disposti arischiare?

O forse, come dice Giovanni, ci siamo entusiasmati della luce, ma soltanto per un po’?

 

Momento penitenziale

Preghiera del gruppo

Signore ti chiediamo perdono per tutte le volte che:

  • non riconosciamo chi porta la tua parola profetica in mezzo a noi, o la riconosciamo solo per un momento, come fecero molti di quelli che incontrarono Giovanni Battista
  • riconosciamo i testimoni scomodi di verità, di giustizia, di pace ma non li appoggiamo e li lasciamo soli come se la loro testimonianza non ci riguardasse; come fece Pietro quando Gesù era nel sinedrio
  • rinunciamo per paura a testimoniare in prima persona la tua parola, come invece tu ci inviti a fare nelle beatitudini, anche a rischio di essere odiati, perseguitati, respinti e messi al bando per il tuo nome

Signore fa che siamo capaci di:

  • riconoscere continuamente e non in maniera effimera i segni profetici che ci mandi attraverso la testimonianza di tutte le persone di buona volontà
  • non lasciare soli i testimoni scomodi, che hanno bisogno della nostra solidarietà più ancora dell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico, perché la loro preziosatestimonianza non vada perduta
  • esporci in prima persona, se necessario, per difendere anche il più piccolo brandello di verità, giustizia e pace

 

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