LITURGIA EUCARISTICA DEL 29 OTTOBRE 2006

( a cura del Gruppo Donne della CdB di San Paolo)

 

Nel nome di Dio, che è Padre e Madre, del Figlio e dello Spirito santo, amen.

Introduzione al tema scelto:

La scelta del tema di oggi è nata dall’aver letto, circa un mese fa, di un gruppo di uomini che hanno deciso di prendere parola sulla violenza contro le donne dicendo che questo problema “li riguardava”.

Nessuna intenzione di criminalizzare genericamente l’intero genere maschile, sostengono i promotori, ma l’intenzione di interrogarsi criticamente sul radicamento e l’ampiezza delle pratiche di violenza maschile, dallo sfruttamento sessuale agli stupri, agli omicidi di donne.

Abbiamo quindi pensato di scegliere questo argomento in quanto, come cristiani e cristiane, il “mi riguarda” ci tocca da vicino.

Gesù lo ha dimostrato in tutta la sua vita facendosi prossimo ai poveri, ai malati, agli emarginati, tra cui molte donne con le quali entrava in particolare sintonia.

Nel rileggere gli atti del IX seminario delle CdB di Brescia (1988) “Le scomode figlie di Eva”, abbiamo notato che il sottotitolo era : “Le Comunità di Base si interrogano sui percorsi di ricerca delle donne”.

Fu un seminario molto ricco e aperto a molte speranze. Quanto di ciò che fu detto allora si è verificato? Si è andato avanti? Forse dovremmo rileggere quegli atti. C’era molta apertura e disponibilità al nuovo.

Non passa giorno che non si legga sui giornali qualche episodio di violenza sulle donne. Aderire a questo appello è il minimo che si possa fare da parte degli uomini che conosciamo.

 

Letture:

 

Da Isaia (4, 1-7):

Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni: Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà lo stoppino della fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza; non verrà meno e non si abbatterà, finchè non avrà stabilito il diritto sulla terra; e per la sua dottrina saranno in attesa le isole.

Così dice il Signore Dio che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l’alito a quanti camminano su di essa: “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.

 

Da “Appello di uomini contro la violenza alle donne”:

Questo appello, di cui abbiamo trascritto le parti più significative, è stato firmato da uomini provenienti dai più disparati percorsi politici, culturali, religiosi, sessuali. Di questo appello, pubblicato su diversi quotidiani, si è discusso a Roma il 14 ottobre scorso, in un incontro pubblico. (per adesioni: appellouomini @libero.it).

 

La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo “scontro di civiltà” che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la logica della guerra e dello “scontro di civiltà” può essere vinta solo con un “cambio di civiltà” fondato in tutto il mondo su una nuova qualità del rapporto tra gli uomini e le donne.

Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una larga e violenta “reazione” contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile. La violenza contro le donne può essere interpretata in termini di continuità, come il permanere di un’attitudine maschileche forse per la prima volta viene sottoposta a una critica sociale così, ma anche in termini di novità, come una “risposta” quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi.

Un altro sintomo inquietante è il proliferare di mentalità e comportamenti ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica, che si accompagnano sistematicamente a una visione autoritaria e maschilista del ruolo della donna. Queste stesse tendenze sono però attualmente sottoposte a una critica sempre più vasta, soprattutto – ma non esclusivamente – da parte femminile.

…………..

In un contesto di insicurezza (in parte reale, in parte enfatizzata dai media e da settori della politica), di continua emergenza e paura per le azioni del terrorismo di matrice islamica e per le contraddizioni prodotte dalla nuova dimensione dei flussi di immigrazione, nel dibattito pubblico la matrice della violenza patriarcale e sessuale è stata spesso riferita a culture e religioni diverse dalla nostra. Molte voci però hanno insistito giustamente sul fatto che anche la nostra società occidentale non è stata e non è a tutt’oggi immune da questo tipo di violenza. E’ anzi possibile che il rilievo mediatico attribuito alla violenza sessuale che viene dallo straniero” risponda a un meccanismo inconscio di rimozione e di falsa coscienza rispetto all’esistenza di questo stesso tipo di violenza, anche se in diversi contesti culturali, nei comportamenti di noi maschi occidentali.

Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. In questi anni non sonop mancati singoli uomini e gruppi maschili che hanno cercato di riflettere sulla crisi dell’ordine patriarcale. Ma oggi è necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva. La violenza è l’emergenza più drammatica. Una forte presenza pubblica maschile contro la violenza degli uomini potrebbe assumere valore simbolico rilevante. Anche convocando nelle città manifestazioni, incontri, assemblee, per provocare un confronto reale.

Siamo poi convinti che un filo unico leghi fenomeni anche molto distanti tra loro ma riconducibili alla sempre più insopportabile resistenza con cui la parte maschile della società reagisce alla volontà che le donne hanno di decidere della propria vita, di significare e di agire la loro nuova libertà. Il corpo femminile è negato con la violenza.

Chiediamo che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e della informazione, nel mondo del lavoro. Una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi.

 

Dal vangelo secondo Marco (5, 21-42):

Essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: “La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporgli le mani perché sia guarita e viva”. Gesù andò con lui. Molta gente lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Or una donna che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il suo mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.

Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi mi ha toccato il mantello?”. I discepoli gli dissero: “Tu vedi la gente che ti si stringe attorno e dici: “Chi mi ha toccato?”. Egli intanto guardava intorno per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”.

Mentre ancora parlava, dalla casa de capo della sinagoga vennero a dirgli: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il maestro?”. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga:“Non temere, continua solo ad aver fede!”. E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: “Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!”. Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

 

Commento alle letture del Gruppo Donne:

Il Gruppo Donne oggi propone alla comunità come seconda lettura, una lettura fatta pubblicare su “La repubblica” e “Il Manifesto” da alcuni uomini che si interrogano sulla violenza che continuano a subire le donne italiane e straniere, dentro e fuori l’ambito familiare sia nel nostro Paese che nel resto del mondo.

Problema che, come abbiamo detto altre volte, ha le sue radici profonde nella società a cultura patriarcale che con i suoi riti sacrificali e il suo uso della violenza a servizio del potere, ha plasmato il cristianesimo e la nostra società.

Nelle prospettive sacrificale che caratterizza non solo le religioni antiche orientali e occidentali ma anche la liturgia cattolica si radicano la differenziazione dei ruoli, la struttura gerarchica e la passivizzazione dei fedeli.

Ponendo al centro della religiosità la morte violenta come luogo in cui si struttura il legame con la divinità, si consente di includere la violenza nel circuito del sacro. Di qui la legittimità della guerra e di tutti i suoi orrori a cui noi assistiamo impotenti.

Come terza lettura abbiamo scelto il passo di Marco che narra l’incontro di Gesù con Giàiro e la donna che toccò il suo mantello.

Abbiamo riflettuto sulla fede di Gesù in Dio, un Dio padre e madre comprensiva e generosa come ce l’ha presentata la parabola del “figliol prodigo” e nel rispetto di Gesù per le persone siano esse donne o uomini, ebrei o stranieri, bambini o adulti, buoni o cattivi. Gesù accoglie, ascolta, dialoga ed esaudisce la richiesta di chi chiede la guarigione per sé come l’emoroissa o di chi, come Giàiro, la guarigione della figlia.

L’incontro di Gesù con la donna, di cui non si conosce il nome, rivela la personalità di ambedue: la fede incondizionata della donna in Gesù e il coraggio, nonostante la sua paura, di parlare in pubblico delle perdite continue di sangue che l’affiggevano da dodici anni. L’interesse e il rispetto di Gesù per la grande fede di questa persona che invita ad uscire dall’accanimento per darle pieno riconoscimento davanti a tutti: “Figlia mia, la tua fede ti ha salvata”.

Anche l’incontro con Giàiro testimonia l’umana comprensione di Gesù per il dolore di un padre che teme di perdere la figlia.

Confrontare i nostri comportamenti con quelli di Gesùè impresa ardua ma salutare.

 

Prima dell’atto penitenziale si è letta una poesia della giornalista russa Anna Politkivskaja assassinata il mese scorso a Mosca:

LUTTI


Ci sono parole

E ci sono pallottole.

E solo le parole salvano le vite.

Ci sono i corpi palpitanti e fragili

E ci sono le pallottole.

E dopo le pallottole i corpi diventano sasso.

C’è la verità viva e ci sono le pallottole

Che tutto riducono a menzogna, strazio, nulla.

C’è l’umanità fatta di persone

E ci sono le guerre

Che l’umanità estinguono.

Scegliere le parole, i corpi, le persone, scegliere l’umanità.

Salvare vite.

Dire la verità. Contrastare

Tutte le uccisioni.

E’ questo che chiamiamo non-violenza.

 

Momento penitenziale e preghiera di riconciliazione

(dal IX Seminario nazionale delle CdB “Le scomode figlie di Eva” – Brescia, aprile 1988)

I - Signore, come Miriam, che con timpani e canti volle cantare le Tue lodo, anche noi, a modo nostro, con le nostre parole, con le nostre emozioni, vogliamo esprimere la nostra gioia:

II - perché ci hai dato il cielo e la terra, i fiumi, le piante, gli animali;

 

I - perché con le bellezze del creato Tu avevi preparato un posto felice

II - dove l’uomo e la donna da Te creati potessero vivere in armonia.

 

I - Tutto avevi predisposto

II - perché la terra desse frutti fecondi, perché i pesci del mare e gli uccelli dell’aria fossero cibo in abbondanza per tutti:

 

I - Ma avvenne qualcosa che turbò questo equilibrio:

II - quel cuore violento, quel cuore padronale da cui può scaturire senza limiti e senza freni l’inimicizia tra l’uomo e la donna, l’oppressione dei popoli e dei overi, l’accumulo dei beni della terra.

 

I - Ora tutte le cose sono inquinate

II - E’ inquinata l’aria che i bambini respirano, è inquinato il mare, la terra è minacciata da folli disegni.

 

I - L’amore che Tu avevi insegnato sembra non esistere:

II - La gente viene uccisa, torturata, e i più deboli non hanno voce.

 

I - Il pane che avevi donato a ciascuno di noi,

II - per molti è occasione di sfruttamento mentre altri muoiono di fame

 

I - L’uomo e la donna che avevi creato a Tua immagine

II - non riescono a “camminare” insieme per cantare la Tua lode.

 

I - I bambini, i tuoi prediletti, ai quali hai rivelato le cose più belle

II - sono spesso vittime della violenza, dello sfruttamento, della fame.

 

I - La fratellanza e la condivisione che hai sempre predicato nella Tua breve vita, trova anche in noi delle grosse resistenze:

II- ogni qualvolta restiamo ciechi e sordi di fronte alla sofferenza:

 

  • Per questo chiediamo perdono.

 

Preghiera finale

Papa Lucani diceva che Dio è “soprattutto madre” e questo, insieme alla volontà di riformare la curia e la sua scelta per i poveri, è uno dei motivi che hanno allarmato la curia tanto da far sospettare la sua eliminazione. Diciamo insieme:

Dio Madre nostra

Ci rivolgiamo a Te,

tutti insieme,

e Tu sai che siamo tanti,

con l’abbandono dei figli

verso Colei di cui ci fidiamo.

Tu che sei nei “cieli”,

che sono i cuori di ognuno di noi,

dacci la forza di essere santi

perché solo così

sarà santificato il Tuo nome.

Aiutaci a lottare per la giustizia e per la pace

Affinché venga il Tuo regno

E aprici a Te

Manifestandoci la Tua volontà

Affinché siamo capaci di accettarla e di viverla,

qui sulla terra,

come hanno fatto coloro

che sono già accanto a Te

nel cielo.

Dacci oggi il nostro pane,

Cristo, tuo figlio;

fai che lo cerchiamo ogni giorno, perché per Lui

Tu ci rimetterai le nostre colpe, i nostri momenti di non-amore,

i debiti verso gli altri,

l’aver detto a volte “non mi riguarda”,

e solo Lui dentro di noi

sapremo perdonare

i nostri debitori

come Tu fai con noiper il grande amore

con cui ci hai creati.

Siamo certi e certe

Che non sei Tu a indurci in tentazione,

ma poiché Tu conosci i nostri limiti

prendici per mano e attiraci a Te

quando cadiamo,

liberandoci così dal male.

Così sia

 

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