All'Isolotto si sperimenta un "nuovo" catechismo familiare. Con 50 anni di ritardo. E di oblio.

 

33503. FIRENZE-ADISTA. Un modello di percorso catechistico per i ragazzi, che prevede un coinvolgimento in modo attivo ed anche "operativo" delle famiglie, con incontri meno frequenti, ma più lunghi ed intensi, con una metodologia di lettura e di esegesi biblica partecipativa ed esperienziale, che aiuta a scoprire i contenuti che possono dare "nuovo respiro alla realtà quotidiana che ciascuno vive" e a fornire un metodo di lettura della Bibbia che possa divenire con il tempo "personale e, almeno in parte, autonomo": questi gli aspetti principali di un progetto sperimentato durante l'anno pastorale appena concluso dalla parrocchia di S. Maria delle Grazie all'Isolotto di Firenze, raccontato con ampio risalto dal settimanale diocesano Toscana Oggi che, sul numero del 25/6, parla di questa esperienza come di un "nuovo" modello di catechesi e intervista una delle catechiste coinvolte nel progetto.

Il percorso, certamente positivo e interessante, non è però per niente affatto "nuovo", né per l'Isolotto né per la realtà ecclesiale in generale. Per quanto riguarda l'Isolotto, questo tipo di catechismo ha più di cinquant'anni, ed è stato attuato per tappe fin dalla nascita della parrocchia nel 1954 ed è culminato, il 28 novembre 1968, con la pubblicazione di un catechismo - Incontro a Gesù - edito dalla Libreria Editrice Fiorentina, immediatamente condannato dalla Curia di Firenze. Nonostante tale ostracismo, il catechismo dell'Isolotto ebbe ugualmente grande successo dentro e fuori il mondo ecclesiale: fu tradotto in varie lingue e utilizzato in molte parrocchie italiane e straniere, e la Commissione che nel 1970 avviò un ampio progetto per rinnovare il vecchio Catechismo a domande e risposte di Pio X, che diede il primo frutto nel 1981 con Signore, da chi andremo?, riconobbe ufficialmente di essersi ispirata anche ai contenuti di Incontro a Gesù. Del resto, ancor prima della pubblicazione del volume, per tutti gli anni Sessanta l'Ufficio catechistico della diocesi fiorentina diffuse, su richiesta di molte parrocchie, la raccolta ciclostilata di schede catechetiche realizzata dalla parrocchia dell'Isolotto, e la comunità di allora, una volta fuori della parrocchia, ma non della Chiesa, ha continuato - attraverso la Comunità di Base - la sua esperienza catechetica, pubblicando ancora vari materiali utilizzati perfino da insegnanti nelle scuole. Se poi si vuole guardare ad un contesto più globale, furono altrettanto "nuovi" ed innovativi, già diversi decenni fa, il celeberrimo "Nuovo catechismo olandese", o il francese Pierres vivantes, e molti altri catechismi che la gerarchia in diverso modo condannò alla marginalità. E, soprattutto, all'oblio, visto che né Toscana Oggi, né la catechista intervistata dal settimanale fanno alcun cenno a tali esperienze.

E proprio a tale oblio ha cercato di porre rimedio Enzo Mazzi, tra gli animatori dell'esperienza della Comunità di Base dell'Isolotto nata nel 1968 quando il card. Florit decise di allontanare dalla Chiesa "ufficiale" un'intera comunità parrocchiale. Mazzi ha scritto una lunga lettera a Toscana Oggi, pubblicata sul numero del 23/7. Se la catechista intervistata da Toscana Oggi, per ragioni generazionali, è senz'altro incolpevole, "chi l'ha formata - scrive Mazzi - avrebbe dovuto renderla consapevole del cammino faticoso compiuto in tutta la Chiesa, e anche nella parrocchia dell'Isolotto, da tante catechiste e catechisti che con le loro coraggiose sperimentazioni e coi loro creativi ‘nuovi modelli' hanno prima preparato la strada per il rinnovamento conciliare e poi dopo il Concilio hanno attuato la riforma con passione, fede e competenza pedagogica-biblica-teologica".

Invece - scrive Mazzi - oltre al dubbio che la parrocchia e la diocesi abbiano perso, inutilmente, 50 anni, questo processo di censura-emarginazione-rimozione subito da un'intera generazione di credenti negli anni immediatamente successivi al Concilio, ha portato alla cancellazione pressoché totale, nelle coscienze di chi oggi opera nelle realtà parrocchiali del faticoso cammino compiuto da tanti laici, catechisti, operatori pastorali, sacerdoti. "Perché - chiede Mazzi - ai giovani e alle giovani catechiste non si fanno conoscere tutte queste e tante altre esperienze? A chi serve una tale damnatio memoriae?" (valerio gigante)

 

 

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