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L’ANGOLO DELLA GRU

Dall’utopia sui muri all’utopia nella musica

Anche quest’anno Scampia è stata protagonista della “Canzone di Pace”, con i gruppi “La gatta blu”, “Esperia” e, soprattutto con Monica Riccio, una giovane del quartiere, molto impegnata, laureanda triennale alla facoltà di lettere e filosofia dell’Orientale, corso di studi in lingue, culture ed istituzioni del Mediterraneo.

Quest’anno ti sei presentata come solista, come mai? La tua canzone “Turnà”  è stata premiata come “miglior testo”; riassumi brevemente il contenuto.

Ho partecipato da sola perché il gruppo con il quale partecipai l’anno scorso si è sciolto a causa di punti di vista musicali diversi. Questa dolorosa rottura ha avuto anche un risvolto positivo, poichè mi sono trovata da sola, faccia a faccia con la musica, sola come quando toccai le corde della mia prima chitarra all’età di 11 anni, e così ho fatto un lungo passo indietro alla ricerca di un suono più semplice e di parole più dirette.

“Turnà” è la canzone del migrante che, costretto a lasciare la sua terra, si sposta verso un’altra città per poter trovare un po’ di fortuna. Ora che vive nella grande città si sente più tranquillo, poiché ha un tetto sicuro sulla testa e poiché ha lasciato le contraddizioni del luogo al quale è stato legato sin dalla nascita. Eppure, dopo quel voler fuggir via, sente forte la nostalgia del suo mare, degli schiamazzi di quei bambini, i cui occhi hanno già visto i lati più amari della vita, ma che nonostante tutto giocano felici per le strade. In lui è comunque presente la consapevolezza che la sua terra soffre e fa soffrire chi non cede alla rassegnazione, per cui spera che prima o poi una finestra si apra e lasci entrare il sole che illumini le coscienze assopite.

Ho l’impressione che ci sia un termine che ti accompagna…”utopia”…era il titolo della canzone dello scorso anno ed è presente nel tuo indirizzo di posta elettronica.

Questo termine è per me molto importante. Chi mi conosce sa che sono una persona con la testa perennemente tra le nuvole , ma che cerca di operare con i piedi ben piantati per terra. Utopia è il mio modo di essere. La canzone dello scorso anno affrontava il tema del confine che esiste tra la concretezza ed il sogno ed il limite (ipotetico o probabile) tra la realtà ed il mondo delle idee. Il sogno è animato da uno spirito libero ed inarrestabile, ma il sogno è anche la follia legata alla difficoltà di aggrapparsi alla terra, e l’anarchia del fantasticare. Il mio sogno, la mia Utopia, non è un fantasticare vagabondo sena meta. Si tratta di un bisogno e allo stesso tempo di un tentativo per trovare delle soluzioni.

Sei presente e partecipe alla vita del quartiere. Qual è l’Utopia per Scampia?

Quello che sono lo devo anche a ciò che mi circonda e si muove nel mio Quartiere.

Quando parlo di Utopia e del mio quartiere mi riferisco ad un’Utopia realizzabile. Mi rendo conto dell’apparente contraddizione tra i due termini…ma voglio concedermi la libertà di sognare vivendo nel mondo delle cose reali…la mia Utopia vuole materializzarsi..ed io la vedo. La vedo in quelle tante esperienze significative che caratterizzano Scampia …il Gridas, il Mammut,  Chi rom e chi no, alla mia Banda Baleno, il Centro Hurtado….la avverto pensando a Felice Pignataro che ha impersonificato l’Utopia. Credo che queste esperienze non debbano mai finire! Sono la nostra ricchezza.  Per questo sono un po’ preoccupata per la Banda Baleno che, attualmente, non ha fondi e non ha sede. E’ una banda che suona una musica argentina che prende il nome dalla Murga e che solitamente si  accompagna ai carri carnascialeschi. A Scampia ha trovato con il tradizionale carnevale del Gridas il modo di esprimere la sua forte connotazione identitaria.

Utopia era la parola preferita anche da Felice. Non a caso i suoi due splendidi  si intitolano “L’Utopia sui muri” e “L’Utopia per le strade”, nel quale riporta la significativa frase di Fernando Birri:”L’Utopia è come l’orizzonte: più si cammina, più si allontana, ma la sua utilità è appunto nello spingerci a camminare”.

                                                                         Aldo Bifulco