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Beppe Manni

PER IL VESCOVO NUOVO

dicembre 2009

Come si diventa vescovi

A 75 anni ogni vescovo dà le dimissioni. Benito Cocchi, vescovo di Modena, all’inizio del 2010 se ne andrà. Non si sa chi sarà il prossimo pastore della diocesi. C’è attesa si fanno nomi ma niente di ufficiale. Il vescovo infatti è di stretta nomina papale. Solo il papa e gli abati vengono eletti in certo modo democraticamente. Nei primi secoli i vescovi venivano scelti dal popolo come Ambrogio di Milano e Geminiano di Modena nel IV secolo. Nei secoli successivi l’elezione dei vescovi fu fortemente condizionata dai re e principi. Dal XV secolo molti vescovi, cardinali e papi erano espressi dalle famiglie gentilizie più potenti. Fino al secolo XIX alcuni capi di stato avevano ancora il diritto di indicare il candidato o il diritto di veto sul nome scelto dal Papa. Il nuovo Codice di Diritto Canonico del 1984, prevede che ogni tre anni la Conferenza episcopale Regionale trasmetta alla Santa Sede un elenco di preti ritenuti idonei all’episcopato. Quando una diocesi diventa vacante, il Delegato Pontificio o nunzio poi, segretamente, sente i “Consultori della diocesi”, una decina di preti appositamente interpellati e presenta una terna di nomi alla Congregazione dei Vescovi che a sua volta propone un nome. Il papa infine sceglie il vescovo tenendo conto o meno dei suggerimenti ricevuti.

 

Benito Cocchi Vescovo

Dopo la guerra i vescovi di Modena sono stati Cesare Boccoleri (1940-1956), Giuseppe Amici (1956-1976), Bruno Foresti (1976-1983), Santo Quadri (1983-1996).

Benito Cocchi è nato a Minerbio bolognese nel 1934. E’ stato ordinato prete nel 1959 dal cardinale  Giacomo Lercaro. Nel 1975 è vescovo ausiliare del cardinal Poma a Bologna, Nel 1982 diventa vescovo di Parma. Nel 1996 è arcivescovo di Modena.

Benito Cocchi è stato un buon vescovo. Uomo dotto, teologicamente preparato, mite, benevolente, disponibile. Attento ai problemi della città, in particolare dei giovani e delle persone più svantaggiate. La sua grande sensibilità sociale è legata anche alla sua esperienza nella Charitas nazionale della quale fu presidente dal 1996 al 2006.

Non si è imposto ma si è proposto. La sua opera di maestro e pastore si è rivolta ai cristiani con le sue belle e dotte omelie, le visite pastorali alle parrocchie, l’organizzazione dell’Anno Giubilare, il Convegno della Montagna, gli incontri annuali con i giovani e i mille colloqui personali. Ma si è rivolto anche alla sua città. Significativi i suoi “Messaggi alla città di Modena” che ogni anno ha scritto per la festa del patrono. Propone una città solidale e accogliente, in cui i cristiani collaborano per dare un’anima nuova al vivere civile. Si parla di gratuità verso gli altri, di responsabilità vicendevole, di conversione del cuore, della speranza che vince la rassegnazione, di accoglienza dell’altro come dono. L’ultima lettera del 2009 è intitolata “Compiti diversi per un destino comune”. Vengono qui affrontati gli attualissimi problemi dell’immigrazione, dell’incontro con altre culture, della crisi economica e delle nuove povertà. I modenesi vengono invitati  all’accoglienza e alla condivisione.

E’ stato un vescovo disponibile e presente: a Modena è fiorito un buon dialogo ecumenico e religioso con le altre confessioni cristiane e le altre religioni in particolare l’Isalm. E’ stato un uomo di pace: Cocchi non ha mai appoggiato polemiche su presepi, crocefissi e moschee, spesso innescate da uomini della destra cattolica.

La diocesi di Modena non è un pascolo facile. Preti abituati a una gestione molto individuale della loro parrocchia, presenza di movimenti, vivacità e rinnovamento in alcune parrocchie. I suoi preziosi documenti hanno fatto fatica a diventare direttive pastorali.

La città e la provincia è governata da 60 anni dalla sinistra, esiste un forte movimento cooperativistico. Volontariato laico e cattolico. Proposte ricche culturali e interessanti (San Carlo, comunità di base, Festival filosofia, due teatri, Università, biblioteche, Circoli ecc.). Cocchi si è laicamente rapportato con le diverse realtà senza mai intromettersi, rispettando i diversi ruoli e competenze. La collaborazione con l’amministrazione è stata sempre dettata ad un vicendevole rispetto e collaborazione culturale (scuole materne, associazioni, gestione degli spazi pubblici, confronti pubblici).

 

Il nuovo vescovo

I cristiani e i cittadini di Modena non possono eleggere il loro vescovo, ma vorrebbero informare il Papa sulla situazione della città e della chiesa modenese; suggerire alcuni criteri per la scelta del nuovo vescovo e ricordare le caratteristiche che dovrebbe avere il nuovo candidato.

A Modena non c’è bisogno di un commissario che riporti alla ragione la “rossa Modena” e metta in riga il clero e le comunità.

Il nuovo vescovo non dovrebbe interrompere la linea dei buoni vescovi precedenti. Sappia che i modenesi sono disponibili alla collaborazione, i cristiani sono adulti e non abbisognano di strali e condanne. Polemiche vane e lotte di immagine. Come succede in diocesi vicine. Il vescovo deve essere innanzitutto un testimone del vangelo. E poi un maestro che ripropone con forza la parola del Concilio Vaticano II. E infine un “buon pastore” che incoraggia la partecipazione attiva di tutti i cristiani. Che mette in rete le molte esperienze positive che ci sono, chiedendo ai preti e ai cristiani tutti, uno sforzo per camminare veramente insieme alle forze della città per rispondere alle nuove drammatiche emergenze: disoccupazioni, presenze straniere, dialogo con le altre religioni,  crisi economica, mancanza di clero.

In vaticano dovrebbero quanto meno interrogare anche i cristiani di Modena e non solo alcuni segreti informatori della curia.