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UNA CHIESA "ALTRA" PER UN ALTRO MONDO POSSIBILE

Filippo Gentiloni

da Il manifesto 14 giugno 2009

Il cattolicesimo italiano è tutt'altro che omogeneo, nonostante la pesantezza degli interventi vaticani sempre sottolineati dai mass media. Vige una molteplicità di presenze e di voci, spesso di grande interesse. È il caso, non unico ma importante, delle comunità cristiane di base, come racconta un prezioso volume appena uscito, a firma di Marco Campli e di Marcello Vigli , con un titolo significativo «Coltivare speranza» e il sottotitolo «una chiesa altra per un altro mondo possibile» (Edizioni Tracce). Non un'altra chiesa, dunque, ma una chiesa «altra»; in un altro mondo non sognato ma possibile.

Le caratteristiche sono quelle chiaramente indicate dal Concilio, proprio la data di nascita delle comunità. «Una chiesa povera fra i poveri che si appropria della lettura della Bibbia, dell'autentico senso dei segni ridotti spesso a vuoti rituali, della solidarietà che nasce dall'amore e diventa impegno politico per il bene di tutti. Una chiesa che non stipula concordati con i potenti, ma condivide la dura fatica del vivere quotidiano con le donne e gli uomini di tutto il mondo impegnati a costruire il loro futuro di convivenza pacifica».

Una presenza significativa, anche minoritaria. Nata dal Concilio e legata - intrecciata - con la storia, soprattutto delle sinistre, sia in America Latina, dove l'incontro-scontro è stato più drammatico, che da noi. Una storia che il libro di Campli e Vigli racconta dividendola in sei capitoli: i cattolici nel '68, dal dissenso ecclesiale alle comunità di base, gli anni della crisi: diaspora e resistenza, un decennio decisivo, maturità e continuità, chiese locali, non chiese parallele.

E oggi? Oggi anche le comunità cristiane di base non possono non risentire della crisi di tutte le sinistre. Non vivono in una stratosfera, ma continuano ad annunziare ai poveri il «regno». «Esse sono state e continuano ad essere una storia 'imprudente' perché si sono chieste e si chiedono ancora 'ma Dio è in mezzo a noi, sì o no?' e continuano a cercare il volto di Dio non nei palazzi e nei mass media, ma in mezzo agli uomini».