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Vienne, 1-3 mai 2009

LA RENCONTRE EUROPÉENNE DES COMMUNAUTÉS DE BASE

 

L’incontro euopeo delle comunità di base  a Vienna, 1-3 maggio 2009-06-01

 

Arrivare a mettere in piedi un Incontro delle Comunità cristiane di base  dei diversi paesi europei è ben lungi dall’essere una ovvietà....persino all’interno di una regione è difficile tenere un minimo di coordinamento di queste comunità, per delle ragioni piuttosto semplici: per queste comunità l’essenziale è di restare inseriti nella vita concreta, alla “base” e per niente occuparsi di strutture; le differenze tra loro sono molto significative e le occasioni di Incontro sono assai poco ricercate.

25 anni dopo il primo Incontro europeo, è dunque con un certo sollievo e con un bricciolo di fierezza che noi possiamo  rendere conto di questo ottavo Incontro europeo, che si è svolto a Vienna e anche sottolineare che vi hanno partecipato attivamente circa 120 persone , in rappresentanza di comunità dell’Austria, del Belgio, della Spagna, dell’Italia, della Svizzera, e anche della Germania, della Francia, della Repubblica Ceca e dell’Ungheria.

L’ultimo Incontro si era tenuto a Edimburgo nel 2003 e in quella occasione i partecipanti si erano trovati d’accordo su una sorta di “carta di identità” comune delle comunità di base. La missione del “Collettivo dei delegati”, creato in quella occasione, era di continuare a garantire dei collegamenti tra  i Paesi e di preparare un futuro incontro che avrebbe dovuto tenere conto, in particolare, della entrata nella Unione Europea dei  nuovi paesi dell’Europa centrale e orientale.

Noi ci siamo riuniti regolarmente per cercare di onorare il nostro “contratto” e, finalmente, sono state le dieci comunità della città di Vienna che hanno accettato di accoglierci.

Grazie, dunque, a tutte a tutti coloro che hanno tanto lavorato non soltanto peché l’Incontro fosse  possibile ma anche perché fosse così ben riuscito. E grazie anche a tutte le famiglie che ci hanno ricevuto presso le loro case: questa formula di accoglienza  ha evidendentemente consentito di ridurre le spese , ma essa ha soprattutto  dato agli uni e agli altri una occasione eccezionale di incontro e di amicizia

La preparazione dell’ ottavo Incontro di Vienna doveva tenere contestualmente conto delle  preoccupazioni dei diversi Paesi, dei temi più generali, collegati alla crisi della Chiesa e alla costruzione dell’Europa; ma anche del desiderio delle comunità austriache di cogliere l’occasione per fare un evento significativo nel loro paese. Una ricerca condivisa che ha portato al “miracolo”: infatti, una volta sul posto ci siamo resi conto immediatamente che i problemi erano simili e che c’era molto da guadagnare dall’ascolatre le testimonianze degli e degli altri e soprattutto dal  toccarle e intenderle “in diretta”...

Al centro dei nostri lavori, c’erarno quattro temi, molto differenti, che sono stati presentati il venerdì sera: “L’eucarestia senza prete”, “Quale Europa vogliamo?”, Vivere l’ecumenismo nel quotidiano”, “Le donne nella Chiesa”. Un piccolo libretto, in tedesco, in francese, in spagnolo, in italiano ha permesso a ciascuno di seguire nella propria lingua queste testimonianze. In esso abbiamo anche riassunto lo stato delle comunità nei differenti paesi.

La testimonianza sull’Europa è stata proposta dalla delegazione spagnola: partendo dalla denuncia delle tendenze neolibarali che caratterizzano la situazione attuale, la presentazione si è concentrata sui gravi problemi della Immigrazione e della Laicità. A completamento, un piccolo spettacolo delle comunità spagnole hanno  arricchito il tema nella serata.

Le comunità svizzere hanno testimoniato la loro esperienza di ecumenismo di base presso la parrochhia di Sankt-Gallen, dove cattolici e protrestanti hanno messo tutto in comune: dalla amministrazione fino alla formazione e alle celebrazioni, e con una apertura considerevole alle altre religioni. Anche in questo caso, la rappresentazione teatrale della sera andava nella stessa direzione dell’  “arricchimento attraverso le differenze complementari”.

La testimonianza delle comunità belghe era sulla celebrazione della eucarestia senza prete: le esperienze, le problematicità e le interpretazioni che sono sorte a  tale proposito nelle diverse comunità. Infine, la rappresentante italiana dell Gruppo donne si è soffermata sul “percorso delle donne nelle Cdb”; un “percorso che le donne vorrebbero fosse rinonoscuto da tutti, i loro uomini, il mondo politico, le Chiese...Una vera libertà di genere dovrebbe  significare il superamento dei chierici da  parte dei laici e della contestazione del principio gerarchico dell’obbedienza”.

Il sabato mattina è iniziato con la conferenza della teologa austriaca Martha Heizer. Con il titolo: “ Vivere la fede oggi”, ella ha cercato di ricapitolare i temi dell’Incontro e di leggerli attraverso le virtu cardinali e le virtu teologali: la sapienza, compresa quella comunitaria che porta a decisioni “che spesso sono migliori di quelle prese da un membro isolato”;  la giustizia che “denuncia tutte le strutture di peccato, del conflitto, della distribuzione ineguale dei beni, dell’abuso del potere, della violenza e della morte”;  il coraggio, “di combattere per qualcosa di superiore, con la disponibilità ad accettare sacrifici per dei valori più alti”;  la moderazione, non per diluire la radicalità dei nostri obiettivi, ma nel senso dell’equilibrio, della sobrietà, della giusta misura che deve governare le relazioni tra gli uomini e tra uomini e creato. E dopo anche la fede, nel senso fondamentale di dare fiducia,  la spernaza che apre la propsettiva di un orizzonte altro, per l’impegno dell’umanità; e soprattutto  l’amore, che è amore degli altri ma anche amore di sé. Ciascuna tappa di queste presentazioni  venivano concluse con  interrogativi nei quali tutti potevano riconoscere il modo concreto di condurre  riunioni e  incontri delle comunità.

Sono iniziate, quindi,  i Gruppi di lavoro: un momento sempre molto atteso e apprezzato dei nostri Incontri; e, come sempre, troppo brevi....La quantità delle informazioni e la diffficoltà delle lingue non hanno permesso di andare lontano come avremmo voluto; ciò nonostante idee e proposte concrete hanno potuto essere espresse nella messa in comune e nella celbrazione della domenica mattina.

(Forse potremo tornare su questi “resoconti di gruppo” in un prossimo rapporto).

E, dunque, il “Messaggio finale”. Il desiderio legittimo di un funzionamento democratico si è scontrato inevitabilmente con l’utopia di una sintesi unanime e rapida. Vi siamo, quindi, arrivati con un non facile lavoro di compromesso.

Infine, troppo poco tempo abbiamo dedicato per approfondire la questione delle RETI: nazionali e internazionali, alle quali molte  comunità di base sono appartenenti. Desidero riportare comunque  la domanda che Francois Becker ci ha posto: noi, comunità di base,  siamo capaci, siamo pronte a giocare un ruolo nella proposta di  una “ chiesa altra”, democratica, umile, pluralista, partecipativa...? E quali mezzi  (e metodi) siamo disposti a consacrare a quell’obbiettivo?

L’ultimo tempo forte   – vera apoteosi dell’ottavo Incontro di Vienna – è stata la celebrazione eucaristica della domenica mattina perfettamente preparata dai membri della comunità locale di Akkomplatz: una piccola orchestra, canti nelle diverse lingue, riferimenti ai diversi temi dell’Incontro e ai resoconti del Gruppi di lavoro. E anche la sorpresa...nessun presidente: noi abbiamo avuto veramente la consapevolezza di essere una comunità che celebra la sua fede, la sua speranza,  i suoi impegni.

Non ci resta, dunque,  che  proseguire il cammino.

Pierre Collet