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“VIVERE LA FEDE OGGI”

VIENNA,  VIII  Incontro delle Comunità cristiane di base europee

da Confronti N.° 6 giugno 2009

Con questo impegno e con questa sfida, prima di tutto a se stesse, le Comunità cristiane di base europee si sono ritrovate a Vienna.

Il precedente Incontro si era svolto ad Edimburgo nell’ottobre del 2003, dove una delegazione di Comunità avevano voluto anche celebrare i venti anni del primo degli Incontri, avvenuto ad Amsterdam nel 1983.

A Vienna, dunque,  con la partecipazione di circa 150 persone, provenienti da  di diversi Paesi (Belgio, Spagna, Italia, Svizzera, Austria, Germania, Repubblica Ceca, Ungheria), i momenti più significativi sono stati: le quattro Testimonianze in apertura, la riflessione teologica proposta dalla teologa  della Università di Innsbruck, Martha Heizer, la riflessione comune e comunitaria nei dieci gruppi di lavoro e la bella ed emozionante celebrazione eucaristica, nelle quattro lingue, con preghiere e canti e con una più ampia partecipazione di tutti i membri delle comunità cristiane di base dell’Austria. 

Le quattro Testimonianze, scelte da tempo attraverso una consultazione coordinata dal Collettivo europeo (con segreteria tecnica a Bruxelles), erano  incentrate su alcuni  temi, particolarmente rappresentativi delle esperienze/prassi e cammini delle comunità in Europa: “L’eucarestia senza preti” (comunità del Belgio), “Quale Europa vogliamo” (comunità della Spagna), “Vivere l’ecumenismo nel quotidiano” (comunità della Svizzera), “Donne nella chiesa e nelle comunità” (Gruppo donne delle Ccb – Italia).

“L’eucarestia senza preti” (comunità del Belgio): la testimonianza può essere opportunamente riassunta  in queste parole di Gérard Fourez, che partecipa ad una comunità di base di Namur: “Cosa  è che fa che ci sia una eucaristia? La presenza di un prete o la esistenza di una comunità, che – seguendo Gesù – dice: ecco la mia vita che io dono. Non sono le parole della consacrazione che fanno che ci sia l’eucaristia e che Dio sia presente. E’ l’impegno della comunità, suscitata dallo Spirito e dal Vangelo. E’ così che, quando una comunità si riunisce per fare memoria – con le parole e con le azioni – della buona Novella di Gesù Cristo, essa celebra l’eucaristia,  che ci sia o meno un prete ordinato”.

“Quale Europa vogliamo” (comunità della Spagna): la ricerca molto appassionata delle comunità della Spagna sulla realtà “Europa” può essere percepita attraverso questi interrogativi, presenti nella loro testimonianza: Un Europa che si affaccia al nuovo millennio come un castello forte, ben compatto, all’interno del quale tutti sembrano felici, mentre fuori si diffonde la fame e la disperazione? Cosa possiamo fare? Come spezzare la fortezza? Dobbiamo essere astuti come i serpenti e semplici come le colombe. Per fare questo, come i contadini ingegnosi del Medioevo, dobbiamo conoscere bene il castello: il suo ingresso, le sue finestre, i suoi passaggi segreti, le fosse, i suoi muri … in breve, conoscere i punti deboli in vista di abbattere la fortezza e affinché l’Europa divenga uno spazio interculturale dove ogni persona ed ogni popolo possa vivere con dignità. Possiamo  esaminare tre strategie per trasformare la vecchia fortezza in uno spazio con i colori dell’arcobaleno: rincuorare la vita collettiva, la laicità come codice di una cittadinanza responsabile e la fraternità-sororità.

“Vivere l’ecumenismo nel quotidiano” (comunità della Svizzera): a St-Gallen-Halden i cristiani (nelle comunità di base ed anche in alcune parrocchie)  hanno constato che bisogna pregare insieme, ascoltando e accettando l’altro con la sua preghiera, per vivere il sentimento di Cristo. Ecco la motivazione dei protestanti e dei cattolici di Halden per condividere il loro Centro parrocchiale: “Tolleranza sì, ma il rispetto dei membri di altre religioni vale  di più. Così noi esprimiamo chiaramente che l’altro merita di essere riconosciuto e amato”:Si è anche costituito un gruppo di dieci donne della parrocchia ecumenica ed ha fissato come inizio della loro attività, la volontà di conoscere dieci donne musulmane ed in seguito  donne  appartenenti ad altre culture e religioni. Esse sono  animate dall’esempio delle attività interreligiose della parrocchia e dei membri della comunità di base, secondo la parola di Gesù: “Vai e fa lo stesso”.

“Donne nella chiesa e nelle comunità” (Gruppo donne delle Ccb – Italia): come dare un contributo di positività partendo da una posizione "di genere" e facendo riferimento al percorso più che ventennale dei Gruppi/Donne delle  Comunità di Base italiane? La relazione tra donne - iniziata all'interno delle cdb ed estesasi alla condivisione e alla solidarietà con altre donne - può superare i confini delle appartenenze confessionali e religiose partendo dal riconoscimento reciproco e dalla realizzazione operativa dei percorsi di ricerca. L'impostazione femminista dei nostri gruppi ha prodotto il superamento dell'ormai tradizionale "disvelamento delle donne" nei testi biblici e nella tradizione e della stessa prospettiva di un Dio e di un Gesù "delle donne". Vale la pena - nella nostra ricerca -  di recuperare un rapporto fra Dio e la libertà femminile prendendo ogni giorno "parola di donna" su Dio e sulla teologia, e sconfinando dai limiti imposti dalla tradizione. E' necessario in questa linea tendenziale assumere la corporeità non scissa dalla mente e dalla sfera emotiva  - quale è nelle donne ma quale potrebbe essere per tutti - come elemento imprescindibile della ricerca. La stessa aspirazione ad una nuova spiritualità, propria di visioni religiose ma anche laiche, parte dalla pienezza del coinvolgimento nella realtà.

Di particolare interesse anche per il futuro del cammino delle comunità in Europa è stata la presentazione delle recenti esperienze di Reti:  in Spagna (www.redescristianas.net); in Belgio (www.paves-reseau.be); in Francia (reseau.parvis.free.fr); in Europa (www.european-catholic-people.eu) e la “scoperta” di alcune realtà di base dell’Europa centrale, Repubblica Ceka e Ungheria.

Quella delle Reti, è una realtà ( una scelta e una strategia) da approfondire con attenzione e da cui trarre insegnamenti. Alla loro origine stanno passioni e delusioni, attese e speranze, differenziate e plurali,  che presentano molte analogie con i sentimenti che forse stanno alla base della “auto-convocazione” a Firenze, in questi giorni, di gruppi e  persone.

L’ VIII Incontro ha certamente consentito di riprendere un cammino comune: la strada è lunga, forse anche in salita, la speranza di camminarla c’è; anche l’impegno da profondere dovrà essere notevole: l’età avanzata di gran parte dei membri e  la difficoltà a tenere i rapporti  sono ostacoli reali.

Il collettivo europeo (pierrecollet@hotmail.com) ha certamente fatto un buon lavoro; ora ha avviato un percorso di rinnovamento e ringiovanimento delle presenze in modo da assicurare più coordinamento sia all’interno con le comunità sia con le altre reti.