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CONTINUA A VIENNA LA RIFLESSIONE DOPO IL CONVEGNO EUROPEO DELLE CDB.

UN ARTICOLO DI HELMUT SCHRIFFL DELLA COMUNITÀ DI BASE DI AKKOMPLATZ

 

Avevo già percepito durante le discussioni nei gruppi di lavoro che i partecipanti dalla Repubblica Ceka  avevano problemi ad accettare una celebrazione comunitaria non presieduta da un  prete.

E’ ben comprensibile: essi hanno sempre tentato – anche durante l’occupazione – di conservare l’unità della Chiesa e di avere sempre dei preti anche se sposati. (Anche se questo aspetto non testimonia di per sé la loro unione con la Chiesa.)

Questa testimonianza di tempi di persecuzione è per noi una preziosa esperienza di chiesa, che, però, non deve impedirci di riflettere su nuovi percorsi né di assumerli come esempio.

Dai dibattiti tenuti a Münchendorf  mi sembra che anche fra noi alcuni considerano il prete come un segno essenziale dell’unità della chiesa, quasi un legame essenziale per la vita e il futuro della Chiesa; che la forma abituale di celebrare l’eucaristia deve restare un segno costitutivo dell’unione con la Chiesa; e che la ricerca di una nuova forma di celebrazione nelle nostre comunità è prioritaria soprattutto per l’assenza di preti per celebrare il “mistero”.

“In verità il sistema gerarchico è completamente marcio e deve essere abbandonato d’urgenza” (Gaio di Aquilia, pseudonimo) Troppa gente è stata ferita e turbata da questo sistema e dai suoi funzionari. “A causa della mancanza di preti, si tollera oggi ogni impreparazione” (Helmut Schüller)[1]

Ciascuno di noi sicuramente conosce preti che non meritano una tale critica perché vivono o sono vissuti da veri cristiani.

Ma non è solo la mancanza di preti, bensi’ la possibilità di avere un futuro che ci chiede d’inventare nuove formule per rispondere ai bisogni delle comunità. Era così anche ai primi tempi della chiesa quando – in una situazione dinamica – si creavano ministeri e ce se ne sbarazzava quando avevano fatto il loro tempo (Hübner, L’origine del diaconato, presbiterato e episcopato nelle Chiese delle origini).

Recentemente in un gruppo di diaconi ho ascoltato Helmut Schüller parlare del “sito dei parroci delle parrocchie” . Per lui – non me n’ero reso conto prima – non si trattava della vita dei preti ma piuttosto della vita delle comunità e delle parrocchie. Così, quello che gli interessava non era l’ordinazione delle donne o dei “viri probati” (come sostenevano certi diaconi e preti sposati), ma ben più le parrocchie e le comunità locali, come esse organizzano la loro vita, e come si preoccupano che sia lo Spirito ad animarle e di essere il luogo ove possono incontrarsi, con tutte le risorse disponibili, tutti quelli che vogliono vivere nello spirito e nella prassi di Gesù.

Le nuove linee d’azione assunte nella maggioranza delle parrocchie che ci sono vicine mostrano già un cammino volto al futuro, ma si ha l’impressione che chi governa le diocesi non accolga queste “sperimentazioni” se non contro voglia e ne abbia una grande paura.

“Quando si parla di futuro non bisogna parlare di preti ma di comunità. Ma per la maggior parte dei vescovi le comunità sono morte (Helmut Schüller).

Se vogliamo pensare in modo nuovo, da un lato bisogna sapere da dove veniamo, senza restare ancorati come schiavi alle forme tradizionali, d’altra parte  bisogna avere il coraggio di cogliere la realtà essenziale della nostra fede e di esprimerla in forme nuove.

In quello che concerne la celebrazione dell’eucaristia, o quella che sceglieremo in futuro come avvenimento centrale nelle nostre comunità, sarà necessario considerare qual’è il contenuto essenziale di questo segno e il suo effetto. Dobbiamo ancora preoccuparci delle teorie della transustanziazione o non sarà meglio aver fede che il Cristo è presente oggi in noi e con noi, ogni volta che agiamo come lui? Senza farne un mistero, e  senza far ricorso a poteri magici.

Se noi vediamo le cose in questo modo, forse dovremo cambiare il nostro modo di celebrare. Avremmo in tal modo forse meno problemi se non celebriamo più nella forma precedente. ( In ogni caso non sarà più necessario dire “ abbiamo celebrato l’eucaristia senza prete, haha!, abbiamo aggirato la proibizione”).

Quando Matteo parla del giorno del Giudizio, ci dice che non ci si domanderà:  sei andato a messa la domenica, o hai celebrato l’eucaristia, ma se hai vestito gli ignudi, hai dato da mangiare a quelli che avevano fame, hai da  bere a quelli che avevano sete ecc...

Per alcuni di noi, penso, le cose si sono messe in moto in questa direzione e dobbiamo contribuire al loro sviluppo fra noie più in generale nella Chiesa.

 

Helmut SCHRIFFL

 

[1] Helmut Scüller era responsabile della Caritas austriaca, e immediatamente e senza spiegazioni l’arcivescovo l’ha nominato parroco in un piccolissimo villaggio, dove lui ha fondato il sito dei curati di parrocchia www.pfarrer-initiative.at