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QUALE FUTURO PER LE NOSTRE COMUNITÀ?

Collegamento seminariale 3 e 4 ottobre 2009 - Tirrenia (Pisa )

(dalla lettera della Segreteria tecnica nazionale del 9 luglio 2009)

“....questo incontro seminariale è stato voluto  affinché, dopo avere meditato nel Collegamento di Livorno dell'autunno 2007 sul modo di vivere all'interno delle CdB, si possa ora riflettere sul come le nostre comunità in questi anni si sono rapportate “con gli altri “ e  ci si possa interrogare sul come per il futuro intendiamo rapportarci con le diverse realtà della  comunità locale, nazionale, mondiale...”

                                                            

Nota introduttiva

Nelle conclusioni del collegamento seminariale dell’autunno 2007 è stato rilevato che, pur nella eterogeneità delle esperienze (numero di membri, attività, rapporto con la eucaristia...), nessuna delle Comunità pone in questione la propria  esistenza, né avanza preoccupazioni sul proprio futuro. Alcune di esse non si sentono “chiesa” e al tempo stesso non c’è piena convergenza nella concezione dell’identità del movimento. (v. allegato)

Anche nel modo come le nostre comunità in questi anni si sono rapportatecon gli altri”  ci sono differenze come emerge dai dati del questionario che sono stati presentati.

A questi dati si possono aggiungere alcune riflessioni sulla presenza delle Cdb nella Comunità ecclesiale e nella società italiana da quando hanno cominciato il loro cammino comune, per giungere a porci l’interrogativo sul come per il futuro intendiamo rapportarci con le diverse realtà della  comunità locale, nazionale, mondiale, prendendo atto che esse hanno subito in questi decenni radicali trasformazioni e ancor oggi sono in fase di evoluzione.Le comunità di base traggono spinta dagli stessi fatti di questi giorni per intensificare il loro impegno concreto sia per affermare il pluralismo conciliare del Popolo di Dio nella Chiesa, in unione con i cattolici amanti del Concilio e specialmente con quelli del “disagio” che si sono incontrati a Firenze nella primavera scorsa, sia per difendere la democrazia e la Costituzione nella società, in unione con gli uomini e le donne di buona volontà (dal Comunicato della segreteria del 6 settembre 2009)

Poste queste premesse, è più facile avviare quel discorso che Franco Barbero, commentando il collegamento del 2007 in un’intervista pubblicata su Confronti, prevedeva lungo e scomodo

“ Su alcuni  nodi “facili” ( il superamento dell’ottica confessionale, una attenta pratica di laicità, la presidenza dell’eucarestia anche senza prete…) il seminario ha approfondito costruttivamente le posizioni acquisite da circa trent’anni. Come il percorso comunitario e ministeriale delle cdb riesca a dialogare, a creare ponti, con altre realtà ecclesiali e con tanti cristiani/e sciolti, è un argomento che non ho avvertito presente.  (…) a mio avviso, in genere, le cdb intercettano scarsamente le persone in cerca di fede o gli emarginati/e dell’istituzione ecclesiastica. Ma questo è un discorso troppo lungo e  troppo scomodo anche per noi e forse ci siamo un po’ congelati entro i nostri schemi per poter prendere nuovi appuntamenti con la vita”.

 

1)      Quarant’anni di impegno delle Cdb

Ø     Nei quaranta anni di cammino comune – tanti sono quelli trascorsi dal momento in cui dal Movimento dei Gruppi spontanei per una nuova sinistra si staccarono Gruppi e Comunità decise a qualificarsi nella costruzione di una Chiesa “altra”, nell’intento di non fare della Comunità un succedaneo dell’organizzazione politica – le Cdb hanno continuato a reagire insieme; e a co-reagire  ai mutamenti sociali e politici, culturali ed ecclesiali che si sono succeduti e alle tensioni provocate al loro interno dalla necessità di misurarsi con il riconoscimento delle diversità.

Ø     E‘ stato costante l’impegno  a dialogare con altre realtà ecclesiali, anche se senza molto successo per la diffidenza nei confronti del “dissenso”, ma al tempo stesso senza esclusioni, come ha rivelato il recente convegno di Firenze dei cattolici in “disagio”.  Le loro prassi liturgiche e il modo di rapportarsi  alla Parola si sono di fatto diffuse anche nelle parrocchie oltre che in gruppi diversi.

Ø     Il loro contributo di sostegno è stato determinante per la salvezza di Com e la trasformazione in Com Nuovi Tempi, per la nascita del Movimento 7 novembre, di Cristiani per il socialismo e di Noi Siamo Chiesa; e per l’affermazione del Comitato dei cattolici per il NO al referendum sul divorzio.  Forte è stato, inoltre,  l’appoggio alla diffusione di Adista e, da parte di alcune Cdb, al movimento Vocatio.

Ø     Un notevole contributo è stato dato alla costruzione della dimensione europea, nella costante attenzione all’America latina,  e soprattutto alla sua continuità, come ha  confermato il convegno delle Cdb europee a Vienna, nel maggio scorso.

Ø     Vario e multiforme è stato l’impegno sociale e politico. Sono state in genere privilegiate le iniziative “di base” senza però demonizzare  partiti e sindacati. Il riferimento è stato sempre alle forze della sinistra nelle sue diverse forme. Scarsa attenzione è stata data a forme di organizzate di “sinistra cristiana”: Acpol, Sinistra indipendente, ....

 

2)      La situazione  sociale, economica ed ecclesiale  del nostro paese

Ø     Sempre più evidente è la crisi nei rapporti interni all’Istituzione ecclesiastica,  esplosa sui media con elementi di dura conflittualità   fra la Santa Sede e la Cei  e fra gli stessi vescovi italiani a  seguito del caso Boffo.

Ø     La conflittualità Stato/Chiesa è resa più complessa dalla crisi delle forze politiche e dello stesso Stato che ha lasciato spazio a forme sempre più pressanti di “ingerenza” da parte delle gerarchie,  dell’Opus Dei e dei “movimenti ecclesiali” (da Sant’Egidio a Comunione e Liberazione). 

Ø     Meno autonoma ed efficace è la presenza dell’associazionismo tradizionale e del volontariato le cui strutture sono in profonda trasformazione per l’affermarsi della ideologia della sussidiarietà e per l’accesso al finanziamento pubblico attraverso il 5 per mille,  che li spingono all’istituzionalizzazione e alla burocratizzazione,  

Ø     Restano vivaci i tradizionali movimenti e gruppi di cristiani critici  (Noi siamo chiesa e le diverse reti),  Fogli e Riviste più o meno disponibili ad impegnarsi nel rivendicare autonomia di giudizio su questioni interni alla Comunità ecclesiale.

Ø     E’ aumentato il “disagio” alla base della Comunità ecclesiale con timidi segni di iniziativa per uscirne a livello nazionale: Incontro di Firenze e “Segni nuovi”, il nuovo fascicolo di Adista.

Ø     Sono anche aumentati i “profeti solitari”, singoli e gruppi, caratterizzati da forte  autoreferenzialità,  favoriti dal diffondersi dei sistemi di comunicazione informatici (blog, mail list, siti...) che danno a molti l’illusione di avere udienza ed efficacia.

Ø     Aumenta anche la diaspora dei senza-chiesa.

Ø     Queste dinamiche intraecclesiali si svolgono all’interno di una profonda crisi sociale nella pubblica moralità e solidarietà; di uno sconvolgimento della vita politica  soprattutto a sinistra, nella sfera cioè di tradizionale riferimento del movimento delle Cdb; di un processo di decadenza istituzionale; di un rafforzamento dei poteri occulti, delle corporazioni, delle cosche..

 

3)      Un’idea di futuro

Ø     Abbiamo pensato utile collocare la ricerca di una risposta alla domanda su quale futuro nel quadro della quarantennale esperienza delle Cdb ma sappiamo bene che non è il solo, possono essercene degli altri. Da esso abbiamo ricavato questo messaggio. Coltivare speranza è possibile se si fonda sulla consapevolezza che nella generale crisi di equilibri, che sembravano destinati a durare e che ora sono stati spazzati via,  possono trovare spazio realtà anche  modeste che hanno mantenuto vivo un patrimonio teologico e di prassi, per farne una proposta di “chiesa altra” impegnata ad “evangelizzare” il nostro tempo. Se non si intende fare di quella proposta  solo oggetto di “consumo”: una testimonianza, cioè, che si consuma nel circuito di rapporti interpersonali, certamente di alto valore umano e psicologico ma che rischia di non farsi segno. Se si assume la responsabilità di raccontare, oggi, la “buona novella” storicizzandola, cioè desacralizzandola” e “contaminandola” con il cammino degli uomini e delle donne di questo tempo. Ci conforta, in questa direzione, la bella riflessione che Giulio Girardi ci ha inviato attraverso  Claudio Giambelli, quando afferma l’esigenza di “opere radicate nella fede”. Nel ringraziarlo della sua indefettibile amicizia, gli inviamo un caldo e affettuoso saluto. Nel frattempo sono arrivati altri messaggi che hanno arricchito il quadro da noi preventivato. Ci riferiamo in particolare ai testi arrivati al sito (Nino, Mario, Stefano, Giovanna, Luciana, Peppino ...) fra i quali ci pare utile inserire anche  il commento di Angelo Bertani al testo di Nino pubblicato su Adista. Si allarga così la prospettiva nella quale abbiamo collocato – a mò di esempio sia chiaro – i campi d’intervento che vi proponiamo

Ø     Possibili campi d’intervento:

a)      i rapporti con reti e movimenti di base: dalle esperienze di coinvolgimento come la partecipazione al convegno di Firenze e ad altre iniziative (il recente convegno a Roma sul Concilio) è possibile prevedere di  rendere più stabili tali rapporti, magari costituendo un gruppo di lavoro che li curi? E’ possibile, in tal senso,  seguire l’indicazione, che ci viene da Vienna, per un impegno nella costruzione di reti stabili,  simili alle Redes cristianas  create in Spagna  (circa 150 gruppi, e tra essi anche le Cdb, che, restando diversi, sono stabilmente collegate in rete e ogni tanto “parlano” anche unitariamente)?

b)      il territorio: da una riflessione più attenta sulle prassi che ancora ci sono, si può verificare la possibilità, pur nella specificità delle diverse situazioni,  di stabilire rapporti con le parrocchie e i quartieri e  per valutare la possibilità di applicarle altrove?

c)      il mondo evangelico: pur sapendo che sono diversi i tempi dalla fine degli anni sessanta, come è possibile rilanciare i rapporti con la Fcei, la Fgei, le  Comunità locali magari a partire dalla collaborazione nella redazione di Confronti ?

d)      la presenza nel circolo mediatico: senza riesumare l’annosa questione della “visibilità”, è possibile garantire la “regolarità” della comunicazione all’esterno sia delle nostre posizioni sull’attualità sia delle nostre esperienze e iniziative?Come incrementare il lavoro del gruppo delegato ai comunicati, migliorare il sito, utilizzare meglio gli accessi a riviste, siti e media amici?

e)      la presenza nel sociale:  come si pone, oggi, il rapporto fede-politica? Come mantenere  intensificare la comunicazione fra le Cdb sulle forme d’intervento nei diversi settori d’impegno socio-politico che loro hanno scelto, per uno scambio di esperienze e per  realizzare collegamenti nella partecipazione? in quali occasioni è auspicabile l’adesione del movimento nel suo complesso? 

 

Ø     E’ necessario verificare questa prospettiva con:  

            a)  i giovani: per chiedersi come da un lato continuare il lavoro iniziato e dall’altro svilupparlo con il loro coinvolgimento nella gestione della vita delle Comunità e del movimento.

b)  i gruppi donne: per chiedersi da un lato come favorire, all’interno delle Comunità, una maggiore conoscenza delle loro elaborazioni e del loro metodo di lavoro nel rapporto con altre realtà locali e nazionali e dall’altro come realizzare un maggiore coinvolgimento nella gestione collegiale del movimento.

Ø     E’ necessario, infine, cominciare a collocare, in questa prospettiva, la ricerca del tema del prossimo Convegno nazionale 2010 riprendendo le riflessioni,  le idee e proposte che le cdb avevano fatto e  che sono state  in parte anche discusse al collegamento di Formia del gennaio 2009. (fine)

 


ALLEGATO

 

FARE COMUNITA’: MINISTERI/SERVIZI: QUALI? COME ESERCITARLI?

                Sintesi finale del Seminario di Tirrenia 2007 - dalla scrittura collettiva del Gruppo N. 3

 

Stare insieme fuori e dentro le CdB

Il pluralismo con il quale si esprime la vita e il pensiero delle varie CdB desta sorpresa ed emozione. Ogni comunità si organizza come meglio ritiene. Colpisce la voglia di raccontare e di raccontarsi.

Ma c’è anche chi ha espresso l’opinione che in occasione di questo seminario sono state ripetute cose vecchie di trenta anni senza nulla di nuovo.

Molti sottolineano l’importanza di non erigere steccati o muri, ma di lasciare sempre una porta aperta, perché solo una partecipazione libera e consapevole può produrre novità feconde. Porta aperta per lasciare entrare chi è fuori, ma anche per uscire verso altre realtà. A questo proposito qualcuno ha sottolineato come ci sia uno sforzo nelle CdB per adeguare il linguaggio a coloro che ci troviamo di volta in volta di fronte, tenendo conto delle loro diversità.

Funzioni o ruoli?

Per evitare posizioni di potere o burocratizzazione, è emersa l’indicazione di distinguere la funzione dal ruolo: l’esercizio della funzione è intercambiabile, il ruolo tende a diventare permanente.

Ci sembra che tale distinzione:

v      renda più facile l’adeguamento dei servizi alle mutevoli esigenze della comunità

v      costituisca un grande insegnamento per i giovani e per tutti coloro che si uniscono al nostro cammino

v      lasci più spazio ai nuovi arrivati

v      permetta una maggiore possibilità di responsabilizzazione e crescita personale.

Presbitero sì, presbitero no?

Molti sostengono che la figura del presbitero-prete vada superata, perché siamo tutti uguali, uomini e donne, in forza del battesimo. Questo superamento sembra essere più facile in comunità domestiche che in comunità più esposte all’esterno.

In molte comunità l’eucarestia è desacralizzata: il sacro è potere. E’ più importante fare memoria che perpetuare un rito. C’è sempre il rischio di ricreare gerarchie.

Per alcuni lo spezzare del pane in assenza del prete può creare difficoltà, per altri può essere un momento di crescita.

Alcuni pensano che la figura del presbitero-prete non vada sostituita da un presidente, uomo o donna, ma vada superata attraverso una celebrazione corale della memoria di Gesù, dove tutta la comunità ripete insieme le parole della cena del Signore e nessuno occupa il posto di capo-tavola. Questa modalità aiuta chi ha più difficoltà ad accettare la presidenza da parte di un non-prete, responsabilizza le persone ed è rispettosa di coloro che fanno più fatica a sentirsi parte attiva nella presidenza della celebrazione.

CdB e chiesa di base

Esiste una specificità delle CdB rispetto alla chiesa di base nelle sue diverse forme? Forse una specificità si può ritrovare:

  • nella ricerca di coniugare profezia e istituzione

  • nella denuncia dell’inadeguatezza dell’attuale istituzione a consentire l’espressione della dimensione profetica

  • nel tentativo di testimoniare l’essenza profonda del messaggio di Gesù.

Una comunità di base non dovrebbe cercare la perfezione della propria struttura interna, ma farsi lievito per la crescita della vita degli altri, affrontando i problemi e le contraddizioni della società, facendo sì che la società, gli uomini e le donne siano sempre più umani.

Molti hanno espresso fiducia nella chiesa di base, che nasce anche fuori dalle nostre percezioni. E’ un cammino che incrocerà sempre di più le nostre speranze, un invito a guardare oltre noi stessi.

Un ricordo e non solo … Nel nostro incontro abbiamo sentito forte la presenza ministeriale delle nostre sorelle e dei nostri fratelli scomparsi, nella continuità e nell’unità delle esperienze comunitarie presenti in modo molteplice e multiforme.