Notiziario Comunità cristiane di base n. 3.2002

Le Cdb al Forum sociale europeo nov. 2002

 

1) Editoriale

2) Seminario Forum sociale europeo

3) Incontro ecumenico all’Isolotto

4) Messaggio di apertura del Forum sociale europeo

 

 

1)

 Editoriale

 

Durante l’assemblea eucaristica, con cui il 3 novembre scorso a Formia si è concluso il 27° convegno delle Comunità cristiane di base, si è pregato perché il Forum sociale europeo di Firenze fosse produttivo d’idee, d’iniziative e d’impegni per il trionfo nel mondo di una pace fondata sulla giustizia e per l’affermazione di una giustizia generata dalla pace. E si è pregato perché contribuisse a ciò la stessa presenza al Forum delle Comunità cristiane di base.

È il loro modo d’essere “chiesa per gli altri”.

È una scelta che viene da lontano. Da quando, oltre trent’anni fa, le comunità di base hanno cominciato il loro cammino in seno al movimento di base. Il quale movimento era esploso alla fine degli anni sessanta alla concreta ricerca di un nuovo orizzonte di speranza contro gli assetti di potere negli stati e nel mondo. Sono restate fedeli a questa scelta di “dissenso creativo” nei confronti dell’autoritarismo oltre che nella società anche nella Chiesa romana, pur se con fatica, ambiguità e incertezze e senza preoccuparsi troppo di una loro “visibilità”. Né hanno rinunciato alla diversità dei loro percorsi di fede e di un modo diverso d’essere chiesa, evitando di ritagliarsi spazi magari per rappresentare il “dissenso” ecclesiale all’interno dell’associazionismo cattolico o del “progressismo cattolico” nella società, nel movimento di base, nelle sue lotte.

Fedeli alla lezione del Concilio, che ha ridefinito la Chiesa popolo di Dio in cammino in mezzo alle  donne e agli uomini chiamati a costruire con  le loro storie la storia del/nel mondo, le Cdb si sono radicate nel territorio e/o inserite in diversi “ambienti” o settori di intervento, impegnandosi a fianco di quanti rivendicano per sé e per gli altri diritti e qualità della vita.

Le comunità di base hanno partecipato sia alla promozione della laicità nella società e nelle istituzioni, ad esempio con la difesa delle leggi sul diritto al divorzio e sulla regolamentazione dell’aborto e con la contestazione del regime concordatario, sia, con diverse opzioni partitiche e sindacali, alle lotte per la democrazia e per l‘uguaglianza. Hanno operato e operano nella gestione del territorio, nell’assistenza e nella scuola privilegiando l’impegno nelle strutture pubbliche. Sempre attente alla dimensione planetaria dei problemi, non in nome di uno sterile terzomondismo, si sono sentite coinvolte nelle lotte di liberazione che dall’Asia, all’Africa, all’America latina hanno scosso gli equilibri internazionali.

Non hanno cercato la scorciatoia dell’istituzionalizzazione per sopravvivere ai momenti di “riflusso” quando, alla fine del secondo millennio, è sembrato che la storia si fosse fermata, con l’affidamento definitivo delle sorti del mondo ormai globalizzato alle nazioni ricche, alle loro multinazionali e alle loro istituzioni internazionali, e che fosse finito il tempo in cui era realistico sperare che un mondo diverso fosse possibile.

Per questo quando, contro tutte le previsioni, dalle periferie del mondo sono stati rilanciati messaggi di speranza in un mondo diverso, le cdb si sono trovate pronte all’appuntamento con quanti dalla base sono decisi a contestare l’ineluttabilità della gestione imperiale della planetarizzazione che ha ridimensionato lo spazio e il tempo in cui vivono sei miliardi di abitanti del pianeta. Le cdb si sono trovate quasi geneticamente dentro al movimento dei movimenti, hanno sentito come propri i temi di fondo del movimento stesso e in particolare la lotta per non ridursi a moltitudine informe dominata da pochi privilegiati e invece diventare concittadini con eguali diritti e possibilità.

Per questa lotta si sono avviati percorsi e si sono segnate delle tappe che negli incontri di Porto Alegre hanno costruito un punto di riferimento riconosciuto e condiviso, un modello di Stati generali autoconvocati e autogestiti.

In Italia, il Genoa social Forum e la Marcia per la Pace di Assisi ne hanno costituito tappe significative. Le cdb c’erano da protagoniste.

Anche al Forum sociale europeo a Firenze, l’ultimo appuntamento in ordine di tempo, hanno dato il loro contributo insieme a centinaia di altre associazioni e movimenti. Con essi hanno condiviso i tanti temi del Forum, contribuendo, secondo la loro specificità, per riaffermare che la conquista dei diritti per tutte/i è l’unica via pacifica per costruire un mondo diverso fondato sulla giustizia senza cedere alla tentazione di rinnegare i principi di libertà uguaglianza e solidarietà, insinuata dai fondamentalismi religiosi e non.

In questa prospettiva, nel seminario da loro promosso insieme ad altre organizzazioni, le cdb hanno proposto il problema del ruolo delle religioni in questa fase di profondi cambiamenti avviando una riflessione sulla nonviolenza come "nuovo fondamento della razionalità", processo rivoluzionario lento, sotterraneo, ma tale da investire tutti i campi della convivenza, e in particolare le religioni e i grandi sistemi ideologici. Sono in molti a pensare che la fine delle ideologie – in realtà con questa espressione molti erroneamente intendono solo la fine del marxismo – offra ormai alle religioni un ruolo determinante ed esclusivo nella costruzione dell’immaginario collettivo posto alla base dei rapporti tra individuo e società, tra queste e la comunità planetaria. Nessuna marginalizzazione per le religioni, come vuole ancora certo sociologismo, ma neppure riconoscimenti di spazi privilegiati e/o di una loro missione salvifica, come pretendono i fondamentalisti  di tutte le fedi.

Questo il messaggio lanciato dalle Cdb dal Forum di Firenze il quale ha mostrato di condividerlo, accettandolo fra quelli proposti nell’ampio e articolato programma di interventi.

Non è un caso, del resto, che per aprire il Forum sociale europeo portando il saluto di Firenze ai partecipanti, nell’indimenticabile assemblea nella suggestiva cornice della piazza di Santa Croce, è stato chiamato Enzo Mazzi della comunità dell’Isolotto, riconoscendo tale comunità di base come espressione coerente e punto di riferimento credibile della continuità delle spinte dal basso.

Chiamata a scegliere nel lontano 1968 tra il soffocamento della esperienza comunitaria di fede, a causa del venir meno della legittimazione istituzionale nei confronti del suo percorso comunitario di fede, e la resistenza nella fedeltà al Vangelo e al movimento di base, non ha esitato. Ha scelto di continuare, in piena responsabilità, il suo cammino di ricerca dalla parte della gente scegliendo la piazza per celebrare i suoi appuntamenti eucaristici domenicali. In quella stessa piazza, la domenica 10 novembre, a conclusione delle intense giornate del Forum, si sono ritrovati in molti, cristiani e non, per un incontro ecumenico “laico religioso”. Insieme ai rappresentanti degli altri soggetti promotori dell’incontro c’erano delegati delle diverse Cdb italiane ed europee a confermare il ruolo di coloro che hanno fatto dell’Isolotto, anonimo quartiere della periferia fiorentina, una finestra aperta sul mondo per rendere testimonianza di quella fratellanza universale che i cristiani, con tanti altri qui ed ora, sono chiamati a promuovere nel quotidiano delle donne e degli uomini “di buona volontà-

Marcello Vigli

Gruppo di Controinformazione ecclesiale, Roma

 

 

2)

Seminario

 

LA NONVIOLENZA COME RIVOLUZIONE?:

alle radici della violenza e della guerra

nelle sistemazioni religiose e culturali,

in particolare in quelle che connotano l’identità europea.

 

Forum sociale europeo venerdì 8 novembre ore 14.30

Firenze - Fortezza da basso sala “fureria”

 

Si sta diffondendo la convinzione che la nonviolenza non è più solo utopia da profeti e sognatori, nobile ma irrazionale idealità, come finora è stata considerata. La nonviolenza sta soppiantando il suo opposto, cioè la violenza, come nuovo fondamento della razionalità. La lotta per la sopravvivenza della specie ha inventato l’antagonismo e la guerra e le ha dato i connotati della razionalità, informando di violenza tutti gli aspetti della civiltà: economia, culture, diritto, religioni, relazioni interpersonali e di genere. Oggi, di fronte al baratro della mostruosità distruttiva degli arsenali bellici e di fronte alla percezione nuova che ha l’umanità di essere un’unica famiglia in una minuscola fragile casa, la stessa lotta per la sopravvivenza sta scoprendo la nonviolenza come unica riserva di vita. E’ un vero processo rivoluzionario lento e sotterraneo che a noi vedenti/ciechi è appena percepibile per segni. Ed è una rivoluzione globale che cioè investe tutti i campi del convivere. Investe in particolare le religioni e i grandi sistemi ideologici. Occorre aprire gli occhi, andare oltre il pacifismo settoriale che condanna la guerra e le sue cause politiche/economiche, ma è timido di fronte alle cause profonde. E’ urgente analizzare le radici della violenza ovunque esse si annidino, in modo da partecipare più consapevolmente ed efficacemente alla scommessa della nonviolenza come processo rivoluzionario globale e non solo come istanza moralistica. Riteniamo che sia questo il modo più autentico per recuperare in positivo, nell’orizzonte nuovo della nonviolenza, i valori della liberazione nelle esperienze perennemente generative delle religioni e culture e in particolare del cristianesimo e del marxismo.

 

Introduce e presiede:

FRANCOIS HOUTART del Forum mondiale delle Alternative

Intervengono:

ENZO MAZZI (della Comunità dell’Isolotto) Esistono radici della violenza nelle religioni monoteiste e più in particolare nel cristianesimo?

DANIELA DI CARLO (teologa, del Centro Ecumenico valdese Agape) Le radici della violenza e della guerra nella cultura patriarcale.

GIULIO GIRARDI (teologo della liberazione, Forum Mondiale delle Alternative) La funzione della violenza nei grandi sistemi ideologici: liberale/capitalista e marxista/comunista.

            Promotori:

Comunità cristiane di base, Pax Christi, Associazione Culturale Punto Rosso-Forum mondiale delle alternative, ARCI, Centro ecumenico Agape (valdesi), Noi siamo Chiesa, , Cgil Lavoro Società Cambiare Rotta, Beati i costruttori di pace, Rete di Lilliput.

I testi delle relazioni in questo sito Sezione DOCUMENTI

 

 

3)

 Comunicato stampa : Pace per la pace

 

Stamani, domenica 10 novembre, si è svolto in piazza dell’Isolotto a Firenze l’incontro ecumenico laico-religioso. Vi hanno partecipato circa trecento persone provenienti non solo dalla Toscana, ma da ogni parte d’Italia e di Europa, le quali hanno voluto concludere con una espressione di spiritualità dentro ma anche oltre i credi e le appartenenze i quattro giorni di intensa e appassionata ricerca sociale e politica nel Forum sociale europeo.

Piazza dell’Isolotto è ormai abituata alle presenze internazionali, fin dalla sua nascita. Nella pubblicazione “Firenze: tracce di un’altra storia”, distribuito in trentamila copie ai partecipanti al Forum sociale europeo, c’è una foto del 1955 che mostra il sindaco La Pira il quale accompagna i sindaci delle capitali del mondo a visitare la neonata “città satellite”. Stamani c’erano delegati da diversi paesi europei, alcuni di essi testimoni della diffusione europea delle Comunità di base. Messaggi di speranza sono stati espressi dalla madre di Carlo Giuliani, da Peppino Coscione, della comunità di Oregina di Genova, presidente del “Comitato piazza Carlo Giuliani”, da Giulio Girardi. Eros Cruccolini, presidente del Quartiere 4, ha invitato a spendere nella quotidianità con programmi mirati l’energia morale assorbita in questi giorni. I rappresentanti della Chiesa valdese hanno confermato il loro impegno nel Forum sociale proprio in nome dello spirito del Vangelo. Un delegato dell’ARCI regionale ha valorizzato la collaborazione fra l’ARCI stessa a la Comunità dell’Isolotto e ha confessato di sentirsi come a casa sua in piazza dell’Isolotto. La stessa testimonianza di partecipazione è venuta dal delegato dell’AGESCI.

Particolarmente efficaci i canti, le esecuzioni del coro, le danze di pace, i simboli: cesti con pane di tante tradizioni culturali, con frutti della natura e con semi che serbano la speranza e il futuro (anche i rom e le rom del campo del Poderaccio hanno offerto la loro picinta e la pita cotte nei forni del campo); un grande cesto in cui i partecipanti hanno offerto e preso messaggi, poesie, preghiere, brani di libri sacri e della letteratura laica, per una condivisione delle radici da cui ciascuno trae la linfa vitale e le fonti a cui alimenta la ispirazione ideale; ciotole di acqua in cui sono stati collocati “lucignoli fumiganti” che accompagnano il nostro cammino nella notte, cesti con “stracci di pace” da appendere nei nostri luoghi di vita, fiori offerti dalla Cooperativa Agricola di Legnaia; un grande cartellone con il tema che ha guidato l’incontro “Pace per la pace” ha accolto messaggi estemporanei scritti dai partecipanti.

L’incontro era promosso da alcune realtà laiche e religiose: Comunità di base Isolotto, Comunità di base Le Piagge, ARCI, Comunità rom del Poderaccio, Chiesa Evangelica Valdese di Firenze, Noi siamo Chiesa, Beati costruttori di pace, Casa del popolo Isolotto, membri delle Comunità senegalese e somala; Consiglio di Quartiere 4 di Firenze; Centro Interconfessionale per la Pace; Emergency; AGESCI.

                                                                       La Comunità dell’Isolotto

Firenze 10 novembre 2002

 

 

4)

Messaggio di apertura del Forum sociale europeo

Firenze, piazza Santa Croce, 6 novembre 2002.

 

Firenze vi accoglie con un grande abbraccio.

 

Non è retorica.

Ci sono radici comuni tra i movimenti impegnati nella costruzione di un mondo fondato su valori condivisi di socialità, solidarietà e cooperazione, e coloro che nei momenti più alti della storia di questa città hanno alzato la testa, lanciato gesti di sfida, costruito processi di liberazione.

Firenze, città-mondo in cui si sono incontrati e parlati lingue e dialetti diversi, città del dialogo e ambasciatrice di pace, è con voi, è con coloro che praticano il dissenso creativo, la disobbedienza e la lotta contro gli esiti disastrosi del liberismo e della guerra, che costruiscono giorno per giorno “un’altra Europa” in un mondo diverso.

Ci sono forze che vogliono immobilizzare la città, che vogliono fare di Firenze una immensa necropoli, che chiedono recinti e allontanamenti, che alimentano scenari di paura e ossessioni securitarie per proteggere la gigantesca rendita parassitaria costruita sul patrimonio artistico della città. La storia della città a cui fanno riferimento è quella delle gerarchie, delle corti e dei palazzi del potere, dei bastioni e dei borghi fortificati, della cancellazione dei segni e degli spazi in cui si esprimeva la vita e la libertà delle classi popolari.

L'altra storia di Firenze è scritta, con le sue sconfitte e i suoi successi, nel protagonismo popolare e sociale, nel suo tessuto civile di associazionismo solidale e di volontariato, nelle nuove pratiche di aggregazione che affiorano dal basso, nelle esperienze di partecipazione e democrazia diretta. L’altra storia di Firenze è scritta in tanta parte della sua architettura e del suo patrimonio artistico, negli edifici e nelle piazze, come nella storia delle idee e nelle conquiste della sua cultura. L'altra storia di Firenze ha bisogno di nuova linfa e nuova scrittura, di capacità critica e di confronto senza pregiudizi, ha bisogno di progetto. E voi contribuite a questo.

Grazie di essere qui.

Enzo Mazzi

Comunità dell’Isolotto