Scheda


Percorsi di ricerca delle Cdb sulla laicità

negli Incontri nazionali

 

         Dalla rilettura degli argomenti affrontati nei trenta Incontri nazionali delle Cdb emerge che il tema della laicità è stato costantemente presente in vario modo anche se solo in alcuni incontri è stato centrale. Possiamo anzi dire che è stato determinante per l’avvio del percorso comune consentendo ai Gruppi  e alle Comunità, ispirate alla lezione del Concilio e nate nella temperie culturale e sociale del sessantotto, di costituirsi in movimento restando fedeli alle loro diversità. Alla fine degli anni Sessanta diversi erano stati i problemi che gruppi e comunità si erano trovate ad affrontare nell’assumersi la responsabilità di avviare un’esperienza di Chiesa al di fuori degli schemi tradizionali e, talvolta, in aperta rottura con le autorità ecclesiastiche. Urgevano i temi dell’impegno sociale e politico, centrale era la ricerca di nuovi modi per riappropriarsi della lettura della bibbia e della gestione dei sacramenti, in particolare del momento eucaristico. Su di essi non era facile trovare nell’immediato, convergenze e soluzioni unitarie, ma sulla necessità di uscire dalla logica concordataria  fu possibile trovare l’accordo fra molti dei gruppi e comunità che intendevano attuare il messaggio conciliare della chiesa dei poveri. Per essere dalla loro parte in modo autentico la chiesa doveva innanzi tutto essere povera di potere e di privilegi. Su questo tutti erano concordi e si trovò l’accordo nel riconoscere che in Italia quel potere e quei privilegi erano garantiti dal Concordato. Concordato strumento di potere contro la liberazione del popolo di Dio, contro l’unità delle masse operaie e contadine, contro la giustizia nel mondo” fu allora il titolo del Convegno di quell’anno. A oltre trent’anni di distanza appare evidente il valore profetico di quella affermazione anche se non ci sono più masse operaie contadine da dividere ma solo cittadine e cittadini sollecitati a dividersi su “principi irrinunciabili” per la morale cattolica. Il Convegno indicò anche il metodo nell’approccio al tema della laicità caratterizzato dall’analisi delle concrete situazioni in cui essa prevale o viene conculcata.

         Così cinque anni dopo nel 1976, dopo essere stati affianco ai movimenti e gruppi  che nel 1974 vinsero il referendum a difesa della legge che introdusse in Italia il divorzio, si tornò a riflettere sul regime concordatario; in un seminario tenuto nel profondo sud a Potenza, dal titolo Comunità di base e regime concordatario in una società in trasformazione, scuola, sanità e assistenza tra stato chiesa e regioniemerge che oltre all’analisi puntuale dei suoi diversi aspetti si voleva individuare anche il “che fare?” delle comunità. Lo confermano gli atti di quel convegno raccolti in un libro Concordato perché contro, di cui sono state pubblicate due edizioni, che testimoniano l’attenzione alle conseguenze che il regime concordatario aveva sulla vita sociale e politica italiana ai diversi livelli.

         L’urgenza delle trasformazioni introdotte dal trasferimento delle competenze statali alle Regioni da poco istituite sulla base della legge 382 e successivi decreti delegati, sollecitò le Cdb a tornare sull’argomento a Firenze nel seminario dell’ 8-10 dicembre 1978 su “Chiesa senza potere e società autogestita. Interessante risulta l’articolazione dei temi affrontati nei tre gruppi di lavoro 1) “Partecipazione e democrazia di base”:  a) situazione del dibattito all’interno del movimento operaio; b)) situazione del processo di laicizzazione e democratizzazione dello Stato, specie nei confronti delle istituzioni cattoliche; 2) La legge 382 come banco di prova dei rinnovamento conciliare: a) rapporto chiesa-società nella ricerca biblico-teologica; b) pastorale e prassi dell’istituzione ecclesiastica nel sociale; 3) Esperienze di base: a) loro ruolo nelle realtà particolari e nella società italiana; b) il loro rapporto con le istituzioni; c) ruolo e problemi del volontariato.

         Tale articolazione e i documenti elaborati consentono di cogliere la volontà/capacità delle Cdb di cogliere l’intreccio tra  i risvolti politici, culturali ed ecclesiali come  nella campagna referendaria del 1981, che vide le Comunità laicamente affianco al movimento delle donne e di tutti coloro che difesero la legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza.

         Nel 1987  di nuovo a Firenze e Scandicci, le Cdb tornarono ad affrontare il tema della laicità in una prospettiva più ampia, Laicità nella società, nello Stato e nella Chiesa. Autonomia di giudizi e coscienza critica nei problemi di oggi contro la gestione autoritaria del sacro.” Ciro Castaldo, che è stato per trent’anni responsabile della Segreteria tecnica del movimento delle Cdb, senza mai tradire il mandato di garante dell’unità nella diversità, e al tempo stesso testimone di una fede autenticamente laica, nel presentare il convegno, scriveva Non un Convegno per privilegiare un discorso di alto livello, dagli ipotetici contorni, disancorato da una concretezza reale per buttarsi dentro un ginepraio di ricerca storica e di analisi sociologiche fine a se stesse. Né tanto meno per definire i connotati di una laicità che, comunque, va riscoperta nei processi dinamici e dialettici che si sviluppano dentro specifiche realtà culturali e sociali zeppe di contraddizioni, ma anche cariche di spinte e segni nuovi che emergono dall'interno di consolidate e sacrali ideologie religiose e non e da una serie di fatti ed avvenimenti che rimettono in discussione princìpi ed acquisizioni, che, nel passato, apparivano eterni. Ma, piuttosto, per riaffermare l'autonomia degli Stati e dei popoli, soprattutto dei più "poveri" perché più deboli e fragili sul piano culturale, da Assolutismi e Vincoli religiosi, per contribuire a rispondere alle esigenze di un'autonoma ricerca e della maturazione di una coscienza critica di singole persone, di ciascun uomo, di vari gruppi, di movimenti, di intere collettività nell'ambito di un pluralismo democratico e culturale”. Poteva affermarlo perchè alle spalle c’erano le precedenti elaborazioni condivise frutto di confronti serrati e costruttivi. Il convegno si concluse con una affollatissima tavola rotonda, svolta nel salone dei cinquecento di Palazzo vecchio con la partecipazione di Ernesto Balducci, Pietro Ingrao, Hans Küng, Lidia Menapace, Giorgio Spini chiamati a confrontarsi con le Cdb, rappresentate in quel caso da Enzo Mazzi, su  La violenza del sacro nella vita quotidiana.

L’anno successivo, nel 1988 a Brescia con il Seminario nazionale "Le scomode figlie di Eva. Le Cdb si interrogano sui percorsi di ricerca delle donne" la riflessione delle Comunità si arricchì del prezioso e significativo  riconoscimento che la diversità di genere è un  elemento costitutivo della laicità. Emerse con chiarezza, nella tavola rotonda Le donne protagoniste nel cammino di laicità nella società e nella chiesa, con la partecipazione di Livia Turco, Bia Sarasini, Claudia Mancina, Rosino Gibellini, Uta Ranke Heinemann, che, evidenziarono il quadro di riferimento: la scomodità delle donne sta nella loro capacità di rimettere in discussione comportamenti e valori culturali, pratiche e saperi, nella società e nelle chiese. Quel seminario segnò anche l’inizio di un percorso di ricerca autonomo che continua a svolgersi attraverso Incontri nazionali dei gruppi donne delle Comunità (quindici quelli finora organizzati).

         Nel convegno convocato a Rimini dicembre del 1997 le Comunità hanno provato a confrontarsi con la grande manifestazione mediatica del giubileo affrontando il tema Giubileo e potere, il tempo delle religioni e i tempi dell’umanità”. I testi nati dai lavori del convegno raccolti nel libro Giubileo e potere una provocazione delle Comunità cristiane di base hanno rappresentato una delle poche eccezioni al coro di consensi intorno alla mediatizzazione dell’evento celebrativo del volto mondano della Chiesa cattolica e del papato ostentato da papa Giovanni Paolo II alla fine del secondo millennio.

         Sono invece tornate ad interrogarsi sulla funzione del sacro e il ritorno al religioso in due successivi incontri. Nel 1998 a Vico Equense in un Incontro seminariale Alle radici del potere: percorsi di donne e uomini nelle Comunità per non sfuggire all’interrogativo se al loro interno le pratiche di laicità fossero realmente entrate nei rapporti quotidiani e nelle relazioni fra donne e uomini, che venivano sollecitati a scoprire il senso del limite del loro genere.

         Nel 2002 a Formia in un Incontro nazionale sul tema Chiamati alla speranza oltre i confini di ogni fondamentalismo per analizzare sul valore delle manovre tendenti ad accreditare la tesi che era alle porte una guerra di religione. Fu introdotto perciò da una tavola rotonda nella quale furono chiamati a confrontarsi rappresentanti non integralisti di diverse fedi e ideologie (cattolico, evangelico, ebreo, islamico, marxista critico, liberale) perché ciascuno analizzasse il fondamentalismo all’interno della propria area religiosa o culturale per cercare d’individuare la “natura” del  fondamentalismo. Purtroppo ognuno parlò di quello degli altri!!!

         A distanza di quattro anni torniamo a scrutare gli Orizzonti di laicità - Pratiche nelle Cdb e nella società ancora una volta attenti a non lasciarci coinvolgere in discorsi, disancorati da una concretezza reale. Intendiamo trarre dalle elaborazioni del passato e dalle pratiche del presente indicazioni per vivere nell’autenticità della scelta evangelica il momento che stiamo attraversando e per contribuire a costruire una società nella quale la convivenza tra fedi e opzioni culturali diverse si riduca alla coesistenza di ghetti fra loro incomunicabili. La laicità così come siamo andati rappresentandocela in tanti momenti di analisi e di confronto pensiamo debba essere intesa come una dimensione di disponibilità al dialogo e alla reciproca contaminazione, nella convinzione che le diversità sono un valore da promuovere (ma) non ( possono essere) una barriera che impedisce di riconoscersi cittadini del proprio paese perché cittadini del mondo.