30° INCONTRO NAZIONALE COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE

"ORIZZONTI DI LAICITA' - PRATICHE NELLE CDB E NELLA SOCIETA'"

Frascati 8 – 10 Dicembre 2006


Laboratorio 5

"L'ABC della laicità"


Chi è laico? Che significa laicità?

 

  •     Il termine laici nasce all’interno della Chiesa, diventata con l’imperatore Teodosio

 religione dell’Impero, per distinguere il popolo dei fedeli dai chierici addetti al culto e alla gestione delle comunità. Si conferma dopo la caduta dell’Impero romano quando tutta la società europea diventa società cristiana. L’Europa coincideva con la cristianità (una pluralità di regni e signorie

diverse e conflittuali, unite solo dalla comune condizione di coincidenza tra cristiano e suddito/cittadino e  in cui, almeno formalmente, il peccato era spesso anche reato) contrapposta all’Islam (l’altra galassia di principati fondati su base religiosa nei quali ugualmente le regole dei comportamenti sociali individuali erano ispirate alla religione).

Nei secoli successivi e con lo sviluppo della società, dell’economia, delle arti e delle scienze, nell’Europa cristiana questa identificazione uomo/cristiano è venuta meno. La cristianità, con la Riforma protestante nel XVI secolo, si è dissolta e per oltre un secolo nei conflitti tra i suoi popoli, divisi in cattolici e protestanti, ai motivi economico politici si aggiunsero motivazioni teologiche, rendendo tali confltti ancora più crudeli e sanguinosi, complicati anche da persecuzioni all’interno dei singoli stati.

  •     In questa situazione è maturata la secolarizzazione (il nome deriva dall’attribuzione

al principe o ai privati dei beni della chiesa nei paesi che avevano abbracciato la Riforma) con la fine dell’identificazione peccato/reato e con il conseguente avvio del lungo e travagliato cammino che porta all’affermazione della libertà di coscienza e alla costruzione dello Stato moderno, che è garante di questa e delle altre libertà, pienamente sovrano e distinto dalla chiesa nei paesi cattolici e superiore ad essa nei paesi protestanti.

La Chiesa cattolica non accettò tale nuova situazione e contrastò l’affermarsi del liberalismo e della democrazia prima e poi del socialismo e solo dalla fine del secolo XIX  cambiò progressivamente perché prevalse al suo interno la linea di chi voleva cercare una forma di convivenza pacifica scegliendo la via di stipulare Concordati fra i governi degli stati nazionali e la Santa Sede.

  •      In Italia il Concordato fu solo possibile quando il Regno - che si era costituito  

occupando i territori dello stato pontificio – durante il fascismo fu disposto a concedere quello che la Santa Sede chiedeva, firmando nel 1929 i Patti lateranensi. Ne facevano parte un Trattato (che costituiva lo Stato della Città del Vaticano restituendo al papa uno stato in miniatura a sostegno del suo ruolo internazionale), un Concordato (che confermava il ruolo della Chiesa cattolica come chiesa di Stato con forme di presenza privilegiate nella società), una Convenzione finanziaria (che risarciva la Santa Sede della perdita dei suoi territori). Con l’avvento della Repubblica il regime concordatario fu confermato, inserendolo nella Costituzione con l’articolo 7 che impegna Stato e Chiesa a conservarlo o a cambiarlo di comune accordo.

  •     Una revisione del Concordato, e non del Trattato ormai acquisito, è stata effettuata 

nel 1984 con gli Accordi di Villa Madama quando Presidente del Consiglio era Bettino Craxi.

Esso prevede fra l’altro che:

a) Stato e Chiesa si impegnino “alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”;

b) nelle scuole sia garantito l’insegnamento della religione cattolica sotto la responsabilità della Chiesa e impartito da insegnanti scelti dalle cure e pagati dallo stato;

c) lo stato versi alla Conferenza episcopale italiana una quota dell’otto per mille dell’Irpef (imposte dirette sui redditi delle persone) sulla base delle opzioni espresse dai contribuenti;

d) siano esentati dalle imposte edifici ed istituzioni destinati al culto

e) nelle Forze armate e nelle carceri siano impiegati sacerdoti come cappellani.

Di fatto in forza dell’impegno alla collaborazione, alle organizzazioni cattoliche e alla stessa gerarchia vengono riservate condizioni privilegiate per l’esercizio delle loro attività e funzioni. L’esistenza di questo regime ha creato non pochi problemi nella società italiana perché ha favorito forme di intervento delle autorità ecclesiastiche, Santa Sede  e Conferenza episcopale, per condizionare le scelte politiche e le decisioni degli organi costituzionali che in democrazia è affidata solo alla dialettica tra i cittadini.

 

 
 

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