Filippo Gentiloni Le spine di un Sinodo

Da il manifesto 16 ottobre 2005

 

Filippo Gentiloni

Ratzinger, dimenticanze e ossessioni

Da il manifesto 18 ottobre 2005

 

Non passa quasi giorno senza che Benedetto XVI non prenda la parola, in maniera più o meno solenne e ufficiale. Chi pensava ad un pontificato più silenzioso e discreto del precedente può dirsi deluso. I temi che papa Ratzinger predilige, d'altronde, non si discostano da quelli che lo avevano caratterizzato negli anni precedenti, né da quelli che la gerarchia cattolica sta sottolineando in tutte le possibili occasioni. Ieri, a Norcia, in un testo inviato alla fondazione Magna Carta, il papa ha ribadito che «I diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella natura stessa della persona umana e sono pertanto rinviabili ultimamente al creatore».

Il principio che domina gli interventi pontifici, anche quello di ieri, non è difficile da individuare. Così come non è difficile da individuare il terreno privilegiato di applicazione del principio, il terreno della famiglia e delle tematiche ad essa collegate.

Il principio si collega ad un nodo classico del pensiero cattolico, la legge naturale. Al di sopra della legge degli stati, il legislatore supremo ha dettato agli uomini una legge superiore, che abbraccia tutti i tempi e i luoghi e alla quale tutte le leggi e le autorità umane devono sottostare. La chiesa ha il compito di farla conoscere e osservare. Contro tutte le forme di relativismo. Anche ieri il papa lo ha ripetuto.

Sembra che la gerarchia cattolica si sia risvegliata da un sonno, quello seguito e alla fine della Democrazia Cristiana e a quel bipolarismo che l'aveva portata a un certo silenzio, probabilmente dovuto al desiderio di non schierarsi da una parte sola, sconfessando l'altra. Ora sembra che quel timore sia scomparso o, meglio, sia superato anche a motivo delle tematiche in discussione e del loro impatto sulla società e la politica. E' proprio su queste tematiche, quindi, che vale la pena di riflettere.

Non è difficile indicarne il centro, la famiglia e il sesso. Un centro che, se non le comprende proprio tutte, ne rappresenta la parte certamente principale, il punto di partenza e di arrivo. Famiglia: la coppia, il matrimonio vero e proprio, i Pacs, la nascita con tutto ciò che la riguarda dai contraccettivi alla pillola per abortire. Le sottolineature sono varie (i contraccettivi, ad esempio, sembrano oggi quasi dimenticati) ma gli interventi cattolici ritornano continuamente su questi temi. Come mai? Perché proprio questi a scapito di altri che, pure, sarebbero importanti ed «evangelici»? Con quali vantaggi e quali rischi?

Non è difficile indicare i vantaggi che la gerarchia cattolica pensa di ottenere. La famiglia è un tema che interessa tutti gli italiani, anche i non cattolici, anche la sinistra: i vescovi possono contare in una «audience» molto maggiore di quella che avrebbero parlando di messa o di preghiera. La loro cattedra è, così, più elevata. Non importa se vanno incontro, come è accaduto, a qualche contestazione. Sulla famiglia il discorso cattolico può pretendere di raggiungere quella generalizzazione che non gli è concessa in altri campi.

Ma i rischi non mancano: quello, prima di tutto, di ridurre l'annuncio cattolico a un discorso di etica civile, se non addirittura di buon senso. La «religione civile» è dietro l'angolo, con il rischio di ridurre il vangelo ad un vago codice adatto per tutti i tempi, tutti i luoghi e tutte le persone. A scapito della radicalità dell'annuncio e della sua autenticità.

Con l'aggiunta di almeno due precisazioni che non vanno dimenticate. La prima deve tenere presente la realtà del mondo attuale, con le sue dimensioni universali: come proporre a tutti, in tutto il mondo, il tipo di matrimonio e di sesso che è quello della tradizione europea cristiana? Non è facile, in tempi di multiculturalità e di dialogo.

La seconda precisazione riguarda proprio l'annuncio cristiano: accentrandolo sulla famiglia, il matrimonio e il sesso si sottovalutano inevitabilmente altre priorità, quelle basate sulla carità e sugli ultimi che dovrebbero diventare primi. Non sono forse queste le autentiche priorità evangeliche? Di queste priorità oggi il bisogno è estremo, basti pensare alla fame nel mondo, all'immigrazione, alle malattie come l'Aids, alle guerre, al trionfo del capitalismo. Su questi temi la voce della gerarchia appare se non silenziosa, certamente debole. Tutto l'annuncio cattolico rischia di risultare ridotto, forse addirittura paralizzato. E anche lontano dalle pagine bibliche.