Filippo Gentiloni

Legge naturale?

Il manifesto 9 luglio 2006

 

Il papa in questi giorni è a Valencia, nella Spagna del suo avversario Zapatero. Non poteva mancare all'incontro mondiale delle famiglie, sottolineando ancora una volta che è proprio la famiglia il tema centrale del suo pontificato, così come l'attacco alla famiglia è l'arma principale del relativismo, il grande nemico. Le linee portanti del pontificato di Benedetto XVI si vanno chiarendo e precisando.

«Mai come oggi nel mondo c'è bisogno di famiglia» è il titolo dell'editoriale di Famiglia cristiana, e il papa: «Alcuni mezzi di comunicazione sociale denigrano o ridicolizzano l'alto valore del matrimonio e della famiglia favorendo così egoismo e disorientamento, invece della generosità e del sacrificio necessari per mantenere rigorosa questa autentica cellula della comunità umana».

Una esaltazione della famiglia che impone alcuni interrogativi ineludibili. Fra gli altri, come mai questo primato nell'agenda pontificia? Di quale famiglia si tratta? Con quali probabilità di successo?

Qualche risposta è facile, altre meno. E' evidente che il papa ha voluto privilegiare un tema che riguarda tutti, non soltanto i cattolici. Magistero, dunque, che pretende la universalità. La famiglia reclamizzata e sostenuta, quindi, non è quella specificamente cattolica ma quella «naturale». Quella, cioè, che non è insegnata dall'evangelo ma da quella famigerata legge naturale che sarebbe dettata - il condizionale è d'obbligo - dalla retta ragione, quella legge universale della quale il papa si fa custode e promulgatore.

Ragione e fede in un abbraccio e sostegno reciproco.

Una posizione ben difficile da sostenere in un mondo pluralista molto lontano da quella omogeneità e universalità cattolica che si poteva forse sostenere nei secoli passati, prima della scoperte geografiche. Prima, cioè, che ci si rendesse conto del fatto che la famiglia non è la stessa sempre e dovunque: che cioè la situazione sociale è molto più complessa di quanto non si pensi a Roma.

Il mondo stenta ad accettare un maestro che predica in nome di una generica legge naturale e che condanna come relativista chi non la accetta. Si può facilmente prevedere che la famiglia, nonostante Ratzinger e i nostrani neocons, continuerà a procedere per le vie del pluralismo e di quella precarietà che non esclude l'amore anche se ne esclude le forme di assolutizzazione.