Filippo Gentiloni

La chiesa e il potere di turno

il manifesto 14 gennaio 2007

 

La vicenda della rinuncia, all'ultimo momento, dell'arcivescovo di Varsavia Wielgus conferma un' impressione già largamente diffusa, che, cioè, la chiesa cattolica abbia una certa difficoltà a rapportarsi alla storia. La «sua» storia. Spesso le vicende di oggi stentano ad accordarsi con quelle di ieri. Una difficoltà che molte volte gli atteggiamenti del presente nascondono, ma che talvolta, invece, mettono in luce, anche con un certo imbarazzo. Come è accaduto in questi giorni in Polonia, proprio in uno dei paesi nei quali il cattolicesimo ha potuto mettere in luce più chiaramente che mai le proprie potenzialità. Ma anche i propri limiti. Così anche altrove. Le difficoltà non sono mancate da noi: la chiesa - meglio: la gerarchia - ha stentato a rendere conto con sincerità e chiarezza delle proprie connivenze con il regime fascista. Anche qui un passato pesante, non abbastanza riconosciuto né sconfessato. Analoga riflessione si dovrebbe fare per i cristiani nella Germania nazista, anche se in questo caso la reazione protestante della «chiesa confessante», con Bonhoeffer, rende più limpido e meno amaro il ricordo. Ma non mancano altri ricordi amari. Basti pensare al Cile di Pinochet di ieri e all'appoggio cattolico alla dittatura del generale Franco in Spagna: un appoggio non totale, ma certamente e largamente maggioritario. Più vicino a noi ma non meno preoccupante anche un certo appoggio all'Iraq di Saddam Hussein: non a caso il suo ministro Tarek Aziz era bene accolto in Vaticano e non sarà facile dimenticarlo. Come mai questo passato spesso imbarazzante? Bisogna comprenderlo - ma non giustificarlo - alla luce del rapporto che il cattolicesimo ha sempre cercato con il potere di turno. Senza fare grande attenzione al suo colore, alla ricerca di appoggi e favori. Il vecchio - e pericoloso - do ut des. Ma il potere domani può essere messo in crisi e anche la chiesa che lo ha appoggiato può risentirne, nonostante le sue abilità massmediatiche. Ne va della sua credibilità. Così è accaduto più volte, e anche di recente in Polonia.