Filippo Gentiloni

Cattolici in crisi di vitalità

Da il manifesto 18 dicembre 2005

 

Quaranta anni fa si chiudeva quel Concilio Vaticano II che papa Giovanni XXIII aveva aperto tre anni prima, inaspettatamente. Furono anni di grandi discussioni in Vaticano e di grandi speranze per tutti i cristiani. Ne uscirono documenti importanti sull'ecumenismo, sul laicato, soprattutto sul rapporto fra la chiesa e la storia: non due mondi e due livelli separati, ma un intreccio dialettico. La chiesa non vive sulle nuvole. Cosa è successo poi, durante questi quaranta anni? E oggi? Come era prevedibile, il dopoconcilio non è stato tranquillo. La sua eredità subito contesa. Da una parte, la teologia cosiddetta «romana» che si era sentita emarginata, quasi esclusa, e che cercava di riprendersi le sue posizioni egemoniche. Dall'altra parte la destra lefevriana che contestava il concilio in nome dell'antica ortodossia e del glorioso latino da non abbandonare. Sotto Paolo VI si susseguirono anni di difficile, continua mediazione. Intanto il mondo tremava e si divideva fra due blocchi contrapposti. L'eredità conciliare non poteva non risentirne. Roma, spaventata dai rischi del comunismo, combatteva duramente quella teologia della liberazione che, in America Latina e non soltanto, si proponeva come erede diretta del Vaticano II, il cui ricordo cominciava a svanire.

E oggi? Inutile dire che tutti i mass media cattolici esaltano quella «svolta epocale». Più perplessi, con qualche «distinguo» in più i media laici. Forse è presto per un vero bilancio: basti pensare al tempo - non solo decenni ma secoli - che fu necessario perché venissero accettati, nel cattolicesimo, i decreti del Concilio di Trento. Comunque qualche cosa si può dire con relativa certezza. In primo luogo sul decentramento. Il Concilio lo aveva voluto con decisione, ma gli anni seguenti hanno confermato e forse addirittura rafforzato il centralismo romano. Colpa - per così dire - delle vicende mondiali, dei mass media, forse anche delle forti personalità dei papi - Paolo VI e soprattutto Giovanni Paolo II - che hanno governato la chiesa romana negli ultimi decenni.

Altro fallimento, quello dell'ecumenismo: per gli stessi motivi non si è andati più avanti di qualche dichiarazione di intenti, soprattutto nei confronti dei protestanti. Scarsi anche i passi avanti nei confronti dei poveri del terzo mondo: nonostante mille gesti di buona volontà, Roma è apparsa vicina più ai dollari del ricco occidente che all'Africa affamata e malata di Aids.

Nonostante il Concilio, dunque, negli ultimi decenni del secolo XX il cattolicesimo nel mondo è apparso meno vitale delle religioni orientali o dell'islam. Non a caso alcuni pensano ad un Vaticano III: così il cardinale Martini; certamente non Benedetto XVI.