Filippo Gentiloni

L'islam e il bisogno di pace

il manifesto 23 settembre 2007

 

A Bologna si discute non soltanto di lavavetri ma anche di moschea. A Bologna e non solo, ma qui il dibattito è più intenso, anche per la personalità del sindaco Cofferati, il quale aveva dato il consenso alla costruzione di una moschea, piuttosto solenne e con annesso un centro islamico. Poi, di fronte alle proteste dei cittadini, il sindaco ha ritirato il consenso, in attesa di un sondaggio popolare. La questione del rapporto con i musulmani si sta facendo di giorno in giorno più tesa più o meno in tutto il paese. Era più tranquilla qualche tempo fa.

Come mai questo peggioramento? Che cosa si può fare al di là delle ripetute parole a favore del colloquio e del dialogo? Al primo interrogativo è facile rispondere, più difficile al secondo.

Non si tratta soltanto di numeri. E' vero che i musulmani stanno aumentando in Italia, ma è anche vero - e importante - che si stanno modificando le mentalità. Cresce quell'atteggiamento che, forse semplificando, chiamiamo fondamentalismo. Anche - forse soprattutto - chi emigra cerca di rimanere attaccato a un'identità, a una storia. Il fondamentalismo ha direttamente a che fare con la globalizzazione: il pluralismo - anche il più positivo - non lo deve dimenticare . Come non deve sottovalutare le proteste, non sempre legittime ma importanti, di chi vede lo straniero sul pianerottolo di casa propria e i suoi bambini giocare insieme ai propri, forse anche seduti allo stesso banco. Tutto un mondo di problemi e di reazioni che non si prevedevano, né a Bologna né altrove. Che fare, allora? E' logico andare in cerca dell'islam «moderato» ma non sarà facile trovarlo e soprattutto non sarà facile che l'islam moderato diventi islam tout court. Dobbiamo, piuttosto, darci da fare perché lo scontro non diventi di giorno in giorno più duro: perché da politico e locale non diventi sempre più culturale, mondiale, universale. Il rischio che l'islam rappresenti il mondo dei poveri e il cristianesimo quello dei ricchi è sempre più grave. Non perché non esistano musulmani ricchi, tutt'altro. Ma è forte il pericolo che lo scontro diventi sempre più culturale e globale. Da parte nostra dovremmo cercare di staccare la spina che collega il mondo Vaticano alla Casa Bianca e ai suoi dollari: non sarà facile, ma è necessario. Non tanto per l'evangelo quanto per la democrazia e per la pace.