Filippo Gentiloni

Laicità al voto

Da il manifesto 26 febbraio 2006

 

La religione, sempre più in prima pagina, spinge non tanto verso la pace e il dialogo, come dovrebbe, ma verso conflitti e divisioni. Non solo in Iraq, ma anche da noi dove, mentre Pera chiama a raccolta i sostenitori dell'identità cattolica, anche a sinistra in vista delle elezioni si discute di laicità. E si rischia di dividersi. Un'occhiata alla storia del resto dice di non meravigliarsi. È difficile che gli eredi di Dc e Pci possano andare d'accordo. Non molti anni fa i primi pendevano dalle labbra del Vaticano che condannava gli altri, quasi fino alla scomunica. Eredità pesante e significativa. E non è stato sufficiente il crollo dei muri a farla dimenticare. Né sono bastati i referendum su divorzio e aborto a demitizzare il «voto cattolico». La laicità è in crisi, nonostante la difesa che ne fa la rosa nel pugno. Lo ha confermato il successo di Ruini nella questione della fecondazione assistita.

Ci dobbiamo, allora, porre alcune domande. Quanto potrà influire la laicità nelle prossime elezioni? Soprattutto nell'elettorato di sinistra? Non è facile rispondere, ma si può ipotizzare, da una parte, uno scarso impegno della gerarchia a favore di Berlusconi e, dall'altra, un certo favore dell'elettorato di sinistra nei confronti della laicità. Nonostante le incertezze. È vero che il governo Berlusconi ha fatto il possibile, in questi anni, per venire incontro ai desideri della gerarchia cattolica, ma i dati confermano un aumento continuo di unioni e convivenze civili, mentre la frequenza in chiesa continua a crollare. La gerarchia, d'altro canto, anche se preferisce Berlusconi a Prodi, deve tenere presente che buona parte del cattolicesimo italiano - la metà, comprendente i gruppi più vivaci e giovani - preferisce un cambiamento di governo. E, come si sa, la gerarchia tende a evitare divisioni troppo nette nel cattolicesimo.

Non è probabile, quindi, un voto «cattolico». Sembra anche inutile che alcuni eredi della Dc continuino a andarlo a cercare. Sarebbe un arretramento che probabilmente non gioverebbe né a Rutelli né a Mastella. Nonostante qualche parziale incertezza, la laicità in politica è ormai da considerarsi una conquista irrinunciabile. Almeno da noi. Il voto cattolico è morto e sepolto ed è inutile tentare di farlo risorgere.