Marcello Vigli

AMATO COSTRUTTORE DELL’ISLAM ITALIANO

da www.italialaica.it

 

Qualche cosa di buono si può trovare nella finanziaria: la fine dell’associazionismo di Stato.

Non risulta confermata nella proposta in discussione la norma berlusconiana che ha consentito nella precedente finanziaria di destinare il cinque per mille dell’Irpef a questa o a quella Onlus esautorando, come da oltre vent’anni avviene per l’otto per mille destinato alle chiese, il

Parlamento dalla sua funzione primaria di gestire i soldi di tutti nell’interesse collettivo.

Lo Stato si libera così della funzione non sua di tenere in vita iniziative sociali che non hanno gambe autonome per sostenersi suscitando lamentazioni e proteste di tanti spezzoni del movimento e dell’associazionismo di base ispirate ad un non troppo velato opportunismo.

Questa rientro nella legalità costituzionale non compensa, però, la grave invasione di campo orchestrata nello stesso periodo dal ministro degli Interni con la proposta di una Carta dei valori da far firmare alle organizzazioni islamiche per porre termine alle polemiche provocate dalla pubblicazione di un documento fortemente antisemita per iniziativa dell’Ucoii.

In un comunicato stampa del Ministero degli Interni (www.interno.it) del 28 agosto si legge “il Ministro Amato ha [...] sostenuto l´opportunità che tutti i membri della Consulta sottoscrivano una carta dei valori e dei principi, su cui costruire l´Islam italiano”.

Il ministro, che non ha sciolto la Consulta islamica costituita dal suo predecessore Pisanu, come avrebbe dovuto, si è costituito “costruttore” dell’Islam italiano. Ha pensato di potere imitare Costantino intervenuto nel Concilio di Nicea a definire il Simbolo cristiano, o lo stesso Maometto riscrivendo il Corano in italiano.

Solo la resistenza dell’Ucoii ha impedito che questa velleità di un ministro della Repubblica producesse il mostro di uno Stato che insegna ai suoi cittadini o agli abitanti sul suo territorio come vivere la loro fede religiosa, per di più solo a quelli di fede islamica. Incontenibile nella sua volontà di farsi voce di un “nuovo” Stato etico non profittato della denuncia dell’Ucoii dell’inaccettabilità di una Carta proposta ai soli islamici per abbandonare con minor disdoro la sua impresa: ha nominato una commissione per redigere un’analoga Carta dei valori valida per tutti gli immigranti di religione non cristiana.

Lo Stato escluso a gran voce, si fa per dire, dall’economia in nome del liberismo diventa pesantemente interventista nella vita delle comunità religiose. Non per difendere la libertà dei singoli fedeli da eventuali prevaricazioni o soprusi dei loro capi, come sarebbe suo preciso dovere, né per perseguire chi ha violato le leggi, ma per distribuire patenti di legittimità. Il ministro infatti si è trovato invischiato nelle controversie che attraversano le comunità islamiche quale regolatore e arbitro tra i “moderati” favorevoli a firmare la Carta e gli “estremisti” dell’Ucoii in lotta per legittimarsi come rappresentanti dell’intera comunità islamica in attesa magari di ottenere di entrare tra gli “eletti” destinatari dell’otto per mille.

Nell’esistenza di questi “eletti”, cioè delle confessioni e delle chiese in diverso modo concordatarie, sta il fondamento di questo ennesimo attentato alla laicità delle pubbliche Istituzioni.

Lo rivela anche il “pasticcio” della scuola islamica di Milano. Se esistono scuole confessionali cattoliche ed ebraiche, perché non una “islamica”? Non dovrebbero esistere ... ma esistono e sono finanziate con il denaro pubblico in barba dell’art. 33 della Costituzione.

Se si teme che possa servire per “allevare” terroristi - negli anni di piombo nessuno ha proposto di chiudere tutte le università e le scuole della Repubblica perché i brigatisti rossi e neri erano spesso studenti - la scuola sarà chiusa, per accertati casi di aperta incitazione all’odio alla violenza, non prima.

In realtà della laicità della Repubblica insidiata dalla deriva comunitaristica, che sta travolgendo la nostra società, non si discute neppure all’interno della maggioranza. Agli aspiranti leader del futuro Partito democratico o a quello della Sinistra europea nessuno chiede l’impegno di cominciare a ridurre gli effetti perversi, diretti e indiretti, del regime concordatario in vista della sua abrogazione per evitare in futuro che ad un ministro della Repubblica venga l’idea di dettare una Carta dei valori diversa dalla semplice presentazione di primi dodici articoli della Costituzione.

(12-10-2006)