don Vitaliano della Sala

Ottant’anni al servizio del Vangelo della Liberazione

Liberazione 23 febbraio 2005

 

 Il 23 febbraio del 1926 nasceva Giulio Girardi, prete scomodo, grande teologo, protagonista del Concilio Vaticano II e amico dell’America latina. Già esponente del Tribunale Russel è tuttora membro del Tribunale permanente dei popoli

 

Nella lettera che il 29 aprile 1955 scrive a don Ezio Palombo, don Lorenzo Milani, tra l’alto dice: «Vengono onorati ed elevati i preti che si distinguono nelle più corruttive attività e vengono destituiti i santi. Mi pare che l’indicazione divina sia trasparente come l’acqua. Non bisogna dire: “Satana ha vinto”. Ma: “Dio ha scelto i suoi eletti”, e perché tutto il popolo (quello sano) sapesse riconoscerli senza possibilità di errori li ha segnati come si segnano gli alberi da tagliare o gli usci ebrei per Pasqua. Naturalmente il suo segno di riconoscimento è il segno della croce».

Mi è venuta in mente questo scritto del priore di Barbiana, per ricordare gli 80 anni di padre Giulio Girardi, filosofo e teologo della liberazione tra i più prestigiosi, nato al Cairo (Egitto) il 23 febbraio 1926. Nel 1939, avendo chiesto di diventare salesiano, viene a studiare in Italia ed è ordinato sacerdote nel 1955. E’ stato professore di filosofia presso l’università salesiana di Torino e Roma, presso l’università cattolica di Parigi e presso l’istituto superiore Lumen vitae di Bruxelles. In seguito verrà espulso da queste istituzioni e poi dalla congregazione salesiana per le sue scelte politiche e teologiche.

Nel 1962 partecipa come esperto al Concilio Vaticano II, collaborando alla redazione della Gaudium et spes, preziosissimo documento “sulla Chiesa nel mondo contemporaneo”; tra il 1965 e il 69 partecipa al dialogo tra cristiani e marxisti, a livello nazionale e internazionale.

Nell’aprile del 1972 compie il suo primo viaggio in America latina per partecipare al primo “Incontro Continentale del movimento Cristiani per il socialismo”, a Santiago del Cile e, tornato in Italia, partecipa al movimento in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Austria, Belgio.

Dal 1976 è membro del Tribunale permanente dei popoli e dal 1978 al 1996, è professore di filosofia politica presso l’università di Sassari.

In Nicaragua collabora con il Centro ecumenico Antonio Valdivieso di Managua, con la chiesa popolare e con il movimento indigeno nicaraguense; è impegnato nella solidarietà con l'America latina, particolarmente con Cuba e con il movimento indigeno in Messico, Ecuador e Bolivia. Intanto, in Italia, coordina una ricerca partecipativa con la comunità di accoglienza di San Benedetto al Porto di Genova, diretta da don Andrea Gallo.

E' stato membro del tribunale Russel II ed è membro del Tribunale permanente dei popoli, fin dalla sua fondazione nel 1976.

Questa è solo la sintesi dell’impegno di Giulio Girardi che, dopo la collaborazione al Concilio, appoggiato dal cardinale Agostino Bea, fu candidato da papa Paolo VI a dirigere il costituendo “Consiglio per il dialogo con i non credenti”, idea fatta poi sfumare dalle pressioni dei gruppi reazionari della Curia vaticana.

I suoi scritti sono numerosissimi. Dal libro Marxismo e cristianesimo, del 1966 fino al recente Che Guevara visto da un cristiano. Il significato etico della sua scelta rivoluzionaria, nel quale «il teologo e sostenitore della nonviolenza attiva, esamina in profondità la vita, gli scritti, la morte del guerrigliero eroico, materialista e ateo, che ha combattuto il sistema oppressore con le armi in pugno, teorizzando e vivendo la rivolta». L’ultimo capitolo del libro è dedicato a Camilo Torres, il prete guerrigliero colombiano.

Tra gli altri scritti vanno ricordati: Credenti e non credenti per un mondo nuovo; Cristianesimo, liberazione umana, lotta di classe; Cristiani per il socialismo, perché? ; Sandinismo, marxismo, cristianesimo: la confluenza; La tunica lacerata; Il popolo prende la Parola. Il Nicaragua per la teo-logia della liberazione; Rivoluzione popolare e occupazione del tempio. il popolo cristiano del Nicaragua sulle barricate; Comunitá di S. Benedetto al Porto, dalla dipendenza alla pratica della libertà; La conquista dell'America. Dalla parte dei vinti; Il tempio condanna il Vangelo: il conflitto sulla teologia della Liberazione fra il Vaticano e la Clar; Gli esclusi costruiranno la nuova storia? ; Cuba dopo il crollo del comunismo; Resistenza e alternativa. Al neoliberalismo e ai terrorismi.

In uno dei suoi ultimi interventi Girardi, parlando della Teologia della liberazione nell’epoca di papa Ratzinger, ha dichiarato a PeaceReporter: «La mia previsione sul pontificato di Benedetto XVI è che si manterrà sulla stessa linea di Giovanni Paolo II. Infatti, in queste primi mesi del suo pontificato, Ratzinger si è molto riferito al suo predecessore, quasi a voler rendere esplicita la continuità tra i due. Questo significa, dunque, affermare l’attualità dei documenti redatti da Ratzinger cardinale, di condanna della Teologia della liberazione e del suo supposto fondamento nel marxismo».

Continuando il teologo ha affermato: «Riconoscere i popoli oppressi come soggetti storici, culturali, religiosi, ci conduce a riscoprire l’amore appassionato di Dio, per tutti e per ciascuno degli uomini, per tutte e ciascuna delle donne, per tutti e ciascuno degli esseri della natura. A riscoprire la presenza liberatrice di Dio in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Ma perché parliamo di riscoprire? Perché le teologie cristiane avevano coartato Dio, il suo amore e la sua grandezza, entro i limiti angusti delle nostre chiese, delle nostre culture occidentali, delle nostre tradizioni, della nostra epoca. Fuori dal mondo occidentale - pensavamo - non c’è salvezza perché non c’è Dio. Il Dio chiamato cristiano era un padre che dedicava la sua attenzione a una minoranza dei suoi figli e si disinteressava della grande maggioranza di essi. In questo Dio non possiamo più credere. Il Dio nel quale crediamo oggi è più grande del cristianesimo, la sua verità è più ricca della Bibbia, per rivelarsi al mondo egli non ha un solo cammino ma infiniti, nessuno dei quali esclusivo e privilegiato, nessuno dei quali esaurisce l’infinita ricchezza del suo amore. Il Vangelo di Gesù tornerà a essere per tutti e per tutte una buona notizia solo se non pretenderà di essere l’unico messaggero d’amore, riconoscendo che Dio è più grande. Da questa nuova prospettiva sorge in noi il desiderio di esplorare le altre strade della manifestazione di Dio nel mondo, di contemplare i bordi di Dio che non conosciamo. Di scoprire altre forme della sua presenza amorosa e liberatrice nella storia. “Dio è Spirito e quelli che l’adorano devono adorarlo in Spirito e verità”, dice il Vangelo, così la preoccupazione per l’egemonia del Cristianesimo cederà il posto alla preoccupazione dell’egemonia di Dio, amore liberatore di tutti noi».

In un tempo nel quale il volto della Chiesa è deturpato da “teologie” reazionarie e talebane, da gruppi come l’Opus Dei, i Legionari di Cristo, i “lefevriani” della Fraternità San Pio X, i neocatecumenali, Comunione e Liberazione, la Compagnia delle opere… preoccupati più di servire Cesare che Dio, impegnati a far crescere i propri capitali e le proprie influenze su gruppi politici e finanziari, occupati a tener buona la base della Chiesa che deve pensare solo all’aldilà, mentre all’aldiquà ci pensano i potenti responsabili e le gerarchie. In un tempo nel quale la Chiesa è attraversata da venti di restaurazione e di disimpegno sociale e politico, dove risorge la difesa ad ogni costo della propria identità e il dialogo, interno e verso le altre culture e religioni, è messo da parte. In una Chiesa nella quale appaiono vincenti i settori fondamentalisti, per i quali i poveri esistono per volontà di Dio e a questa devono sottomettersi passivamente, destinatari di pie elemosine da parte dei cristiani ricchi e mai protagonisti della propria liberazione. Proprio in questa Chiesa, santa ma sempre bisognosa di conversione, la testimonianza di padre Giulio Girardi, e di tanti come lui, ci fanno credere che una Chiesa-altra è concretamente possibile, una Chiesa schierata dalla parte dei perdenti. Una Chiesa Popolo di Dio pronta ad accogliere l’invito di Gesù a seguirlo “fuori dell’accampamento” - come dice il capitolo 13 della Lettera agli Ebrei - cioè fuori degli spazi sacri, degli ambienti nei quali ci sentiamo sicuri, oltre gli orizzonti rassicuranti delle sacrestie, andando “verso di Lui, portando il suo obbrobrio”, cioè condividendo fino in fondo, come ha fatto Lui con la sua morte in croce, la condizione degli ultimi fra gli ultimi, dei rifiuti dell’umanità. L’impegno di Girardi al servizio dei poveri, ci indica il dovere della denuncia di tutte quelle situazioni che umiliano gli esseri umani e Gesù Cristo in essi e ci fa sperare. Di quella speranza che, come diceva S. Agostino «ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno che nasce dall’osservare come vanno le cose, e il coraggio per cambiarle in meglio».