Stefano Toppi

Sviluppo infinito: un modello discutibile

da Confronti N° 6 – Giugno 2008

Dopo oltre dieci anni le comunità cristiane di base (CdB) sono tornate a riunirsi al nord. Per il loro trentunesimo incontro nazionale hanno scelto infatti Castel San Pietro Terme, a pochi chilometri da Bologna. Cambiare luogo geografico comporta anche trovare volti nuovi o che da tempo non si incontravano più e contemporaneamente perderne altri. Comunque sia, per il ponte del 25 aprile circa duecento persone, provenienti da ventisei comunità e gruppi diversi si sono ritrovate per confrontarsi sul tema “Società sobria, equa e solidale. Culture e pratiche dal basso”, 40 di loro erano giovani, per lo più tra i 20 e i 30 anni.

Le comunità si sono volute interrogare su un tema che scaturisce dal confronto con “un sistema socioeconomico dominato dal capitalismo neoliberista della globalizzazione. Sistema iniquo che, intento a difendere e proteggere gli interessi dei potenti, si appropria dei beni comuni, escludendo così dalla mensa mondiale miliardi di persone; sistema pericoloso per l’intero pianeta perché con la rapina e lo sfruttamento selvaggio delle risorse umane e naturali minaccia la vita sulla Terra a partire da popolazioni e territori impoveriti”, come si legge nel messaggio introduttivo del collegamento nazionale delle CdB che ha preparato l’incontro.

Mettere in discussione quindi questo modello di sviluppo che si basa su una improbabile crescita infinita, che non tiene conto della finitezza delle risorse del pianeta, e metterlo in discussione a partire dal basso, dal confronto cioè con quelle realtà di base che stanno già sperimentando dei percorsi alternativi e percorribili per costruire dei sentieri di una economia partecipativa, di condivisione solidale e rispettosa dell'integrità della creazione.

Questo è quello che si è cercato di fare nel convegno, che si è aperto con un confronto con “esperti” che hanno fornito un quadro di riferimento da diverse angolature:

  • la situazione di ingiustizia, di sperequazione economica e sociale, di degrado ambientale causato dall’attuale modello di sviluppo capitalistico (Roberto Bartoli)
  • il significato di sobrietà nelle scelte economiche come indicazione di possibili vie d’uscita (Giuliana Martirani)
  • le origini e le potenzialità di trasformazione del commercio equo e solidale (Alberto Zoratti)
  • gli aspetti distorcenti della tradizione cristiana e di una certa concezione del sacro che hanno prodotto lo sconvolgimento del creato (Antonella Visintin).

Quindi, come di consueto, il confronto è passato nei gruppi di lavoro, numerosi e dai temi più diversi. I partecipanti al convegno si sono trovati a scegliere tra argomenti di carattere ecclesiale ed etico (“Beati i poveri”, “La Chiesa dei poveri nel Concilio e oggi”, “La responsabilità delle religioni”, “Sofferenza e felicità”, “Dalle ricchezze vaticane ai disastri ambientali: responsabilità della cultura patriarcale”) ed incontri con esperienze alternative di base (“Buone pratiche di finanza etica e microcredito”, “Storie ed esperienze di rifiuti che diventano risorse”, “Condomini solidali e villaggi Gaia tra utopia e realtà”).

Questo zigzagare tra tanti temi diversi, deriva dalla consuetudine che siano le singole comunità a proporre argomenti e ad organizzare quindi ciascuna uno o più laboratori, scegliendone i criteri di conduzione, invitando esperti o testimoni esterni.

Sicuramente in questo modo non si sono coperti tutti gli aspetti che il tema dell’incontro poteva suggerire, ma l’importanza di queste occasioni è creare momenti di comunicazione e di scambio tra persone che provengono da realtà diverse, portando esperienze e sensibilità differenti, non esaurire l’argomento.

Un gruppo a parte è stato, come di consueto negli ultimi anni, quello dei giovani nel quale ragazze e ragazzi hanno lavorato intensamente, sotto la direzione esperta della professoressa Giuliana Martirani, con il metodo della scrittura collettiva derivato dalle esperienze della scuola di Barbiana. Sono così usciti fuori mosaici di testi: lettere alle comunità e “salmi”, questi ultimi letti durante la celebrazione eucaristica.

Come con graffiti sui muri delle nostre città, hanno espresso le sensibilità, le attese, le rivendicazioni e i sogni della loro generazione. A volte un po’ sessantottini (“Non vogliamo essere dei lavoratori usa e getta”), a volte ironici (“Viva l’orto in casa!”). E poi la sera del sabato ragazze e ragazzi si sono espressi con i loro talenti nella “serata degli artisti”: canti popolari, danza classica e danza del ventre, musica (chitarra, flauto, clarinetto), recitazione, poesie, improvvisazioni dell’ultimo momento. Sono saliti sul palco grandi, piccoli, nuovi arrivati. Hanno divertito molto, divertendosi ancora di più.

La domenica mattina il “dialogare con” persone espressione di realtà di base, ma anche istituzionali, ha concluso bene il convegno.

Alberto Castagnola ha raccontato l’esperienza della “Città dell’Altra Economia” a Roma, frutto della collaborazione di decine di associazioni di base romane; Loris Asoli ha illustrato aree di intervento e organizzazione della Rete di Economia Solidale Marchigiana; con Eugenio Baronti e Titti Malori si è affrontato un problema di attualità come è quello dei rifiuti.

Eugenio Baronti, attualmente assessore alla Regione Toscana, ha portato la propria esperienza precedente, come assessore all’ambiente del comune di Capannoni, vicino Lucca: con la campagna “Verso rifiuti zero” il paese, definito uno dei comuni più “ricicloni” d’Italia con l’82% di raccolta differenziata, si avvia a risolvere una delle emergenze incombenti sulla nostra società. Il risultato straordinario di questo comune virtuoso sta nel dialogo che l’Amministrazione ha saputo instaurare con gli abitanti, individuando e scegliendo insieme con loro le soluzioni sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Sempre lavorando in sinergia con tutte le persone coinvolte, si sono avviate le “Vie dell’Acqua”, ristrutturando le antiche fonti, e la distribuzione di latte “alla spina”, per ridurre l’uso dei contenitori usa e getta.

Titti Malorni ha portato l’esempio dell’esperienza maturata a Caserta in piena emergenza rifiuti, quando le associazioni che fanno capo alla “Tenda della Pace”, la “Casa di Zaccheo” (comunità di religiosi “sacramentini” venuti dal nord Italia) e tre parrocchie della città si sono fatte promotrici di una iniziativa di raccolta differenziata “dal basso”. In quindici giorni hanno fatto portare dei container nei piazzali delle parrocchie per raccogliere plastica e carta che una ditta specializzata nel recupero delle materie prime veniva poi a ritirare. Cittadini e cittadine hanno accolto questa iniziativa con partecipazione:in due mesi sono state raccolte 150 tonnellate di materiali da riutilizzare!

Il tema dei rifiuti, prodotto dello stato di “ubriacatura” della nostra società opulenta, è assurto un po’ a simbolo dell’invito alla sobrietà come stile di vita. “Più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove”, scriveva Italo Calvino in “Le città invisibili” già nel 1972.

A conclusione dell’incontro il dubbio pregiudiziale, che l’argomento scelto per l’incontro nazionale potesse meglio che dalle CdB essere sviluppato in un convegno di associazioni di economia alternativa o di ambientalisti, si è dissolto.

L’incontro con un’esperienza come quella casertana è stato esemplare per capire che l’agire a partire da una comunità ecclesiale, quale è quella parrocchiale, per affrontare un problema che riguarda la collettività, è un bel modo laico di occuparsi, con spirito evangelico, del bene di tutti e tutte; è una buona applicazione della teologia della liberazione.