Tempi di sororità

A cura di Catti Cifatte

Donne del Nicaragua

 

Ospitiamo molto volentieri un intervento di Edda Cicogna responsabile
dell’Associazione genovese di donne “Transcultura donna”
che cura in modo particolare le relazioni con le donne del Nicaragua.

 

“Parlare delle donne del Nicaragua comporta il riferirsi ad una più vasta area geografica e culturale, quella dell’America Latina; infatti sulla componente femminile di questo continente gravano molti elementi negativi, riconducibili in gran parte all’evento della conquista:i dominatori spagnoli, che non rappresentavano certamentel’elite culturale del loro paese d’origine, hanno, se non del tutto, certo in gran parte cancellato il senso di dignità, di rispetto che le società precolombiane attribuivano alla donna, pur limitando i suoi ruoli all’ambito domestico.

Di qui, e da altre vicende storiche, il perdurare, più a lungoche in altre regioni del mondo, di rapporti di dominio del maschio sulla femmina, che conducono all’esclusione delle donne dai momeni più importanti della vita sociale, al loro limitato accesso all’istruzione e, in molti casi, a rapporti di coppia del tutto negativi, ad una diffusa irresponsabilità dell’uomo nei confronti della famiglia e dei figli.

Queste constatazioni si riferiscono ovviamente ad una generica situazione culturale, per fortuna diversificata nel tempo e nello spazio, con l’emergere di molteplici esempi di raggiunta autonomia e di dignità rivendicata da un sempre maggior numero di donne nei diversi paesi dell’America Latina. Come spiegare altrimenti figure come Rigoberta Menchù, per fare un solo nome.

Venendo al Nicaragua, è indispensabile tracciare una netta divisione tra l’epoca che precede la ribellione alla dittatura di Somoza e quella successiva. Il movimento di opposizione alla dittatura formatosi negli anni ‘60 negli ambienti culturali delle città e cresciuto fino a diventare rivolta popolare, vede donne di ogni strato sociale portare il proprio contributo alla lotta con una determinazione inaspettata.

Donne dei ceti benestanti aprirono le loro case alle riunioni clandestine dei “compas”; le studentesse si scoprirono abili “staffette”, nelle campagne sono le donne a garantire cibo e rifugio ai guerriglieri.

Probabilmente le ragioni di tale coinvolgimento stanno nella durezza della dittatura somozista, sorda alle più elementari richieste della popolazione, spietata nel reprimere ogniprotesta, resa feroce dalla determinazione della lotta popolare.

Colpite nei loro sentimenti dai comportamenti disumani della guardia somozista, le donne apprezzarono le rivendicazionie il comportamento dei militanti nel fronte sandinista, cheesigevano giustizia ed equità sociale piuttosto che vendetta.

Anche l’adesione convinta e fattiva di molti sacerdoti alla rivoluzione, nonostante la presa di distanza delle gerarchie ecclesiastiche,rappresentò una garanzia per la popolazione femminile, per la maggioranza legata alla chiesa e alla religione cattolica. Partecipare alla lotta contro la dittatura fu, per molte donne nicaraguensi, liberare energie insospettate.

Con la cacciata del dittatore, ragazzi e ragazze si mescolarono nelle brigate di alfabetizzazione; le casalingheuscirono dalle case per partecipare a riunioni politiche, presero la parolaaccanto agli uomini.Donne che erano state in prima fila nella lotta alla dittatura, occuparono segginelle Istituzioni, anche in Parlamento.

Come poteva un simile coinvolgimento non provocare un ribollire di riflessioni, di domande, di rivendicazioni nel mondo femminile?

Le donne dicevano: “ribellarsi è rivelarsi”, accorgendosi che il ribellarsi alla dittatura le aveva rese consapevoli delle proprie capacità e quindi del diritto a vederle riconosciute nell’ambiente familiare ed in quello sociale.

Ebbero le loro avanguardie, che leincoraggiarono a vedere la loro “differenza” dall’uomo non come segno di inferiorità, ma come garanzia di pari dignità e diritti.

una di loro, la poetessa Gioconda Belli, cantò per tutte:

 

Dio mi ha fatto donna

con lunghi capelli

occhi

naso e bocca di donna.

Con curve, cavità

e dolci abbandoni

e mi scavò all’interno.

Fece di me un laboratorio

di esseri umani.

 

Come reagirono a questa esplosione di autonomia, la popolazione maschilee i nuovi governanti? Se guardiamo ad uno dei momentipiù importantiper il paese uscito da una dittatura, la formulazione della Costituzione, la prima nella sua storia, vediamo come viene dato spazio alla voce delle donne nei “cabildos abiertos”, consultazioni sulla bozza della Costituzione riservati ai diversi settori della popolazione, tra cui quello femminile.Per la prima volta intellettuali, casalinghe, contadinepresentano le loro proposte‘ in quanto donne ’.

E “i maschi” entro le pareti domestiche? Qui la trama si fa più complessa e oscura: molti mariti, compagni, padri, rifiutano quel cambiamento che sembra diminuire il loro ruolo. numerosissimi i casi di “compagni politicamente impegnati” che ricorrono a minacce e violenze per ricondurre le donne “al loro posto”; molte le separazioni, le crisi familiari, le denunce cheprocurano giornate di prigione a mariti violenti.

Con l’ondata di entusiasmo per questo “laboratorio politico” che portò in Nicaragua cooperanti dall’Europa e dagli Stati Uniti, giunsero anche gli echi delle elaborazioni teoriche del femminismo, che diedero forza alle esperienze delle donne nicaraguensi.

Dopo i primi anni 80, in cui si avviava con fatica ma con entusiasmo, una ricostruzione materiale e morale del paese, arrivano gli anni della guerra finanziata dagli usa, il blocco economico: penuria, morti, generano stanchezza, sfiducia nel partito sandinista, che non era riuscito a dare pace e benessere al paese. Con le elezioni del ‘90, prende il potere un governo di impronta conservatrice. Un brusco salto all’indietro; e sono soprattutto le conquiste delle donne ad essere attaccate.

Nelle ultime elezioni del 2006 i sandinisti sono tornati al potere; ma quale sia il prezzo che pagano alle alleanze con i ceti conservatori lo capiscono soprattutto le donne, che vedono approvare una legge tra le più punitive nei loro confronti: viene considerato delitto l’aborto in caso di grave pericolo di morte per la madre: 30 anni di prigione per la donna che cerchi di salvare la propria vita, gravi pene per i medici che la aiutino.

L’esperienza della lotta contro la dittatura non è però passata invano. a partire dalla sconfitta del ‘90 fino ad oggi, se di un generale arretramento si deve purtroppo parlare, e’ anchedoveroso testimoniare dell’attivita’ digruppi, associazioni, organismi autonomi che continuano a muoversi in coerenza con i principi su cui si era formata l’opposizione alla dittatura: per una equità sociale, una parità di diritti, una solidarietà con i più deboli.

In questa area di resistenza si distinguono soprattutto le associazioni femminili, instancabili nel rendere concreti questi principi negli spazi, sia pur limitati, in cui possono agire:e’ alle donne degli strati più disagiati, alle loro famiglie in gran parte prive dell’appoggio maschile, che si rivolgono le iniziative di appoggio sia materiale che psicologico.

Per dare un esempio concreto, uno fra i tanti, parlerò dell’attività del Colectivo de mujeres di Matagalpa, una città del nord del Nicaragua.

Nato nei primi anni ‘80 su iniziativa di donne europee, fra cui una italiana, di anno in anno diventa un sempre più solido punto di riferimento per le donne che cercano di uscire da situazioni familiari insopportabili, in cui la violenza maschile colpisce non solo i loro corpi, ma anche la loro dignità di persone.

Si impone l’esigenza di dare risposte concrete a queste donne, offrendo loro un rifugio quando devono sfuggire alle violenze, garantendo un’assistenza legale quando vogliano vedere riconosciuti i diritti propri e dei figli, aiutandole a costruirsi una indipendenza economica, facendo loro conoscere quegli aspetti della legge che le tutelano.

La componente nicaraguense del colectivo e’ andatagradualmennte crescendo: oggi su trenta donne stabilmente impegnate, con lavoro in parte volontario, parteretribuito, solo tre sono europee. Il gruppo è organizzato in diverse aree con distinte responsabili: salute, istruzione, assistenza legale, comunicazione, creatività. Frequenti riunioni del direttivo edell’intero collettivo assicurano una condivisione delle attività e delle responsabilità.

Fortunatamente il colectivo riceve aiuti economici da una vasta rete di solidarietà internazionale; suo obiettivo è comunque di costruire una propria autonomia finanziaria, organizzando convegni, elaborandotesti metodologico-pratici che sono richiesti anche da altri paesi centroamericani.Anche le “gira” come chiamano il portare all’estero i lavori del loro gruppo teatrale, oltre che una “globalizzazione della solidarietà” sono anche unautofinanziamento.

Come gruppo “Tanscultura donna” abbiamo seguito e appoggiato diversi progetti, verificando di persona, come ospiti del colectivo, la serietà ed efficacia del loro lavoro. Su loro richiesta abbiamo finanziato la costruzione di “case della donna” in diverse comunità ruralinei dintorni di Matagalpa con l’organizzazione, di punti vendita comunitari gestiti dalle stesse donne del villaggio, perevitareviaggi di 2 ore a piedi per raggiungere la città, e di picole biblioteche , le case della donna sono diventate importanti punti d’incontro e di riferimento nelle comunità rurali.

Nell’ambito di microcrediti offerti a donne che vogliano costruirsi piccole attività in proprio, abbiamo finanziato la formazione di un gruppo di tessitrici artigianali, che ha già un buon giro di vendite. Anche l’allevamento di animali da cortilesta procurando ad alcune donne della campagna una piccola fonte di reddito.

Soprattutto abbiamo verificato comestiano maturando i frutti dell’impegno del colectivo, teso a fornire alle donne, oltre e più che un aiuto materiale, strumentiche rafforzino la loro fiducia in se stesse e la consapevolezza dei propri diritti: obiettivinon facili da realizzare per noi donne, sia al sud che al nord del mondo.”


TRANSCULTURA DONNA

Associato al GRT, Gruppo per le relazioni transculturali (ONG)
Responsabile: Edda CicognaViale Pio VII 42/8 – Genova tel. 010/3770260

Il Gruppo svolge attività di scambi culturali ed iniziative di solidarietà nei confronti di realtà femminili impegnate nel sociale del Centro America. Su questi temi produce materiale informativo e culturale.