Il tesoro della mente: la visione di Maria di Magdala

 

Recitazione del gruppo donne della Comunità di Oregina – Genova

 

Testo Composto da Maria Rosa e Piera Filippone liberamente tratto da “Il Vangelo secondo Maria Maddalena” di Mary Ellen Ashcroft, con citazioni dal Vangelo gnostico di Maria – papiro Berlinese, dai Vangeli canonici di Luca e Giovannie da Simon Weil, Cahiers.

 

Ruoli: Maria di Magdala: Carla Peirolero

Maria di Nazareth: Graziella Bevilacqua

Voce fuori campo: l’Io narrante – Piera Filippone

Lidia“l’emoroissa”: Maria Rosa Filippone

Roda“la storpia e gobba”: Silveria Bosso

Marta di Betania: Gianna Perfumo

Maria di Betania: Silvana Caselli

Giovanna: Mariuccia Maira

Salome: Catti Cifatte

Cantante: Roberta Alloisio

 

Scena I : La sera del Sabato, racconti del dolore e della speranza,....

 

Giardino abbastanza spoglio – al centro oggetto polisenso tipo sarcofago di medie-piccole dimensioni che possa suggerire o evocare tomba vuota, culla, tavola

Da un lato ben visibile albero

Sopra la stuoia sono sedute le donne Maria di Nazareth un po’ più in alto, Salome, Giovanna, Roda e Lidiavenute dalla Galilea, Marta e Maria di Betania e Maria di Magdala (quest’ultima è leggermente in disparte)

 

Piera

lettriceche assolve funzione di Io narrante, senza nome, che in questa occasione ha la veste del prologo, antefatto e incipit per dare senso, orizzonte, ambientazione allo smarrimento e all’interrogarsi delle donne e al loro incontro):

“Impotenza di Dio. Il Cristo è stato crocefisso; suo Padre l’ha lasciato crocifiggere; due aspetti della stessa impotenza. Dio non esercita la sua onnipotenza; se l’esercitasse, non esisteremmo né noi né niente: Creazione: Dio che si incatena mediante la necessità- Si può sperare che alla morte le catene cadano, ma si cessa anche di esistere come essere separato – Perché la creazione è un bene, pur essendo inseparabilmente legata al male? Perché è un bene che io esista e non Dio soltanto? Che Dio si ami attraverso il mio miserabile intermediario? Non posso capirlo. Ma tutto ciò che io soffro, lo soffre Dio, per effetto della necessità della quale egli si astienedal falsare il gioco. (così egli fu uomo ed è materia, nutrimento)

(Simon Weil, Cahiers,II, p.95)

 

Primo canto (Roberta)

1) Hildegard von Bingen da “Sequentia de sancto Maximino”

frammento di COLUMBA ASPEXIT

 

Columba aspexit per cancellos fenestrae

ubi ante faciem eius

sudando sudavit balsamum

de lucido Maximino

 

Calor solis exarsit

et in tenebras resplenduit

unde gemma surrexit

in aedificatione templi

purissimi cordis benivoli

 

Piera

Le donne sedute insieme sulla stuoia non si conoscono bene. Le seguaci della Galilea sono come sorelle. Marta e Maria hanno frequentato donne della Galilea per breve tempo prima di venire in città per le celebrazioni. Anche se vestite in modo simile devono concentrarsi per capire i rispettivi dialetti.

Hanno suscettibilità religiose diverse:Le donne di città hanno la venerazione del tempio, quelle di campagna la Torà e la sinagoga: Ma quel giorno le donne sono insieme nella loro devastante perdita.

 

Lidia (Maria Rosa)

“Io, Lidia,sono cresciuta a Cafarnao. I miei genitori sono morti quando ero ancora bambina, e a causa della mia malattia non ho mai potuto sposarmi: per dodici anni ho sofferto di una emorragia continua. Per la maggior parte del tempo sono stata debole, in preda alle vertigini, tormentata dai dolori. Un anno dopo l’altro sono andata in cerca di aiuto...Giunsi a credere che Dio ce l’avesse con me. A causa della legge di Mosè non avrei mai potuto toccare o essere toccata da un uomo.

Cominciai ad avere l’impressione di essere Eva, la porta della distruzione, come i maestri del villaggio la definiscono.. Mi sentivo uno straccio sudicio. Incominciai a desiderare più di ogni altra cosa di andare a dormire per non svegliarmi più.

Poi ho sentito parlare di un nuovo rabbino a Cafarnao, sentii dire da qualcuno che toccava i lebbrosi. Dovevo tentare...Di buon mattino, conlo stomaco stretto dalla paura mi avviai verso il centro del villaggio in ascolto della moltitudine.. cominciai a farmi avanti tra il frastuono della calca, Gesù stretto da un folto gruppo, si dirigeva verso la casa di un capo della sinagoga per guarire la figlia, un bambina ammalata, forse morta.. come potevo toccare e rendere impuro il Maestro in un momento come quello?

Un capo della sinagoga è un uomo importante, ha amici illustri.. Forse se mi fossi limitata a sfiorarlo, a toccare la frangia sul bordo della su veste…..solamente una particella del suo potere.. lui non lo avrebbe mai saputo, la folla non lo avrebbe mai saputo. Mi spostai sempre più vicino in mezzo alla calca, mi spostai alle sue spalle e mi chinai come se avessi lasciato cadere qualcosa. Toccai la frangia della sua veste.

Quell’istante, sorelle mie, l’eternità irruppe come un calore, si irradiò attraverso di me. Tutto il mio essere voleva fuggire, voleva andare a nascondersi lontano così non sarei stata smascherata: quella gente mi avrebbe umiliata, schernita….mi inginocchiai, ma avevo nelle orecchie la sua voce luminosa, tagliente che m’impediva di fuggire “Chi mi ha toccato?” e risposi mentre fissavo, china, la stoffa polverosa in fondo alla sua veste.. Sentii le sue mani sulle mie spalle mentre con dolcezza mi faceva alzare in piedi.. mi guardò negli occhi e seppi che mi conosceva, conosceva la donne ch’ero e volevo essere... mi amava: “figlia mia.. sorrise...sii forte sii libera”.

“Giovanni mi ha detto ieri che sono stata brava ad affrontare il viaggio, a fermarmi sul Golgota e mostrarmi sua seguace. Non lo capivo….. che altro potevo fare?”

 

Roda (Silveria) la storpia (Luca 13,10-17)

“Per diciotto anni piegata in due, in grado soltanto di vedere il terreno davanti a me...La cosa peggiore, sorelle mie, non poter mai guardare il cielo...e nessun volto.. Non vedere nessuno, non parlare con nessuno, non toccare mai nessuno. E domandarsi se ero davvero un essere umano.Eppure lamia vita non era così grama, sorelle mie:c’è il sabato.

Quel giorno vadocon il resto dei paesani in sinagoga. Li sentivo rivolgersi vicendevoli saluti. Di tanto in tanto qualcuno accenna anche a me...quello era un giorno speciale “Bene, a quanto pare i Romani non possono influenzare tutto...il sole continua a sorgere e la vecchia Roda ad andare in giro tutta curva”

E’meraviglioso ascoltare le preghiere e le scritture, le storie di Abramo e Sara.Mi sembra che il pavimento della sinagoga intrisodi preghiere mi sostengaaccogliente...quando dico Amen insieme agli altri.. per un momento sono parte della comunità.

E un Sabato arriva un nuovo rabbi.

Mi metto in cammino zoppicando verso l’ingresso della sinagoga, riesco con sofferenza a farmi strada e rimango immobilizzata in mezzo alla corsia centrale,vorrei sprofondare dall’umiliazione: non trovo posto.

Devo andarmene, tornare indietro. Sento la voce del rabbi ma non capisco una sola parola. Mentre cerco la porta mi giunge una voce al di sopra delle altre:

“Donna, viene qui”..

Quanto tempo era passato da quando qualcuno si è preso la briga di rivolgermi la parola?

Raggiungola zona più avanzata della sinagoga e la voce del rabbi è ferma: “Donna, sei libera dai tuoi legami”

Sono in grado di vedere il suo volto e quello degli altri... “Dio sia lodato!” esclamo dal cuore invitandoli alla preghiera, ma le facce dei sacerdoti era confuse, traumatizzate, incollerite.

C’è uno scontro duro sul sabato contaminato dalla mia guarigione, ma il Maestro dopo aver riprovato alla concrezione l’ipocrisia del cuore, si rivolge a me, mi mette la mano sulla spalla : “..Non deve questa donna, una figlia di Abramo essere liberata dalle sue catene nel giorno di Sabato?”

Una figlia di Abramo così mi ha detto. Mentre passo, sento due capi della sinagoga protestare “Hai sentito come l’ha chiamata? Figlia di Abramo? Mai nessuno ha detto niente di simile. Si tratta di un insulto al padre Abramo”

“Tutte le donne sono figlie di Eva” replica seccamente l’altro.

Cerco di non ascoltarli. Quello che è importante è che io so di essere una figlia di Abramo. Lo ha detto Gesù.”

 

Piera

La sofferenza sul viso di Marta nasconde a malapena la sua energia che per molti anni è stata incanalata nelle attività domestiche da lei svolte con ardore.

Marta era il genere di persona consapevole che le donne non stanno a sentire i rabbi. Non avrebbe voluto sollevare questioni difficili. Metter in discussione la vita di una donna e le sua possibilità avrebbe sguinzagliato mostri nel profondo della sua psiche, domande inquietanti sul senso dei giorni.

 

Marta (Gianna)

Sono sempre stata conosciuta per la mia cucina, le mie cene per come sapevo cavarmela con la servitù. Sapevo che Gesù avrebbe trovato ristoro a Betania.

 

Piera

Lacompetizione tra Marta e Maria doveva essere divampata passando da uno stato blando a uno di forte intensità. La riservata Maria, che dirado esprimeva i propri pensieri e sentimenti doveva aver considerato l’interesse di Marta per i particolari come qualcosa di superficiale e volgare.. quando Marta non poteva preparare il cibo senza renderlo impuro, la pazienza di Maria veniva messa a dura prova mentre cercava di mettere insieme i pasti e Marta offriva insistente irritanti consigli

 

Marta (Gianna)

Ogni volta che veniva il Maestro desideravo ristorarlo un po’ meglio e fargli un impressione migliore. Mi ringraziava, è vero, ma la soddisfazione non durava un minuto e non riusciva mai ad appagarmi...tutto finiva qui, come sempre, ero abituata a quel genere di apprezzamenti (Una grande cuoca, un’ospite meravigliosa, una perfetta donna di casa..)..avevo bisogno di qualcosa di più.

Un giorno ritrovavo in cucina, piena di solitudine e di irritazione...nessuno si curava della mia fatica. Gesù, Maria, alcuni seguaci della Galilea stavano a parlare, mentre io sgobbavo. Non si accorgevano di me...mi stavo affannando per loro, il mio lavro era importante come i loro discorsi. Vedere Maria incurante mi infastidì davvero. Doveva aiutarmi a preparare la cena, non farsi trasportare dalle speculazioni teologiche.

Forte del mio buon diritto mi rivolsi al Maestro:“Ho lavorato da sola e Maria se ne sta qui a prendersela comoda. Dille di venire a darmi un mano”.

Non mi sarei sorpresa se gli altri si fossero messi a ridere, ma egli disse: “Marta, Marta”..Sei così preoccupata e distratta da tante cose; c’è bisogno di una cosa sola.

Maria ha scelto la parte migliore che non le verrà tolta.

Quando parlai a Gesù, mi aspettavo una rapida soluzione. Credevo che avrebbe detto a Maria di venire ad aiutarmi. Avrei dovuto saperne di più su di lui.

Egli si rendeva conto che non si trattava di una questione secondaria, in effetti riguarda il cuore di chi io ero, di come stavo impiegando la mia vita, di che cosa mi faceva sentire utile. Toccava il centro del mio rapporto con Dio...

Anch’io avrei potuto scegliere la parte migliore. Potevo ascoltare, riflettere, imparare...a vivere senza i complimentiche mi alimentavano, senza gli sforzi frenetici per mettermi alla prova. Mi sedetti debole e stordita…..un peso era stato rimosso da me. Potevo limitarmi a esistere.

 

Piera

Maria, la sorella di Marta, è di poche parole, ha paura di affidare sé stessa agli altri per timore di perderli.

 

Maria (Silvana)

Gesù si fermava da noi diverse volte all’anno. Quando veniva a farci visita, mi sentivo rifiorire nel profondo, crescere nella comprensione e nella fede.

Poiché ci occupavamo dilui, credo di essere arrivata alla convinzione che lui ci appartenesse...quando Lazzaro si ammalò e morì eravamo sole e invano nei giorni dell’agonia aspettammo il ritorno di Gesù che pure amava nostro fratello.

Marta lo disse a se stessa, a me,forse alla serva “Se gesù fosse stato qui, Lazzaro non sarebbe morto”

Quanto a me non riuscivo a parlare. Era peggio che Lazzaro fosse morto o che Gesùnon fosse venuto? Che cosa mi aveva indotto a pensare che Gesù ci amasse?

La confusione dei primi giorni dopo la morte!..la casa sembrava gremita affollata di gente che gemeva e piangeva il morto... io avevo gli occhi asciutti.

Gesù non venne. Come poteva non farsi vivo? E Marta continuava a ripetere: Se gesù fosse stato qui Lazzaro non sarebbe morto e avrei voluto ogni volta che la sentivo gridare : “Sì, ma non era qui...Non gliene importa niente. Smettila di farneticare come una stolta”. Rimasi in silenzio.

 

Marta (Gianna)

“Io ero più confusa che irritata.. ci doveva essere qualche buona ragione, quando finalmente si fece vivo gli corsi incontro “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”

Allora mi disse quelle parole incredibili: “Io sono la resurrezione e la vita. Coloro che credono in me, anche se morti, vivranno,e tutti quelli che avranno fede in me non morranno mai”

Mi chiedeva di veder adesso e non alla fine dei giorni del mondo,la vita e la resurrezione, nella morte e nel dolore, nell’abbandono e e nella desolazione...di più mi chiedeva di vedere Lui in me, attraverso Lui la realtà del tempo e con Lui la sorgente della vita perenne che non poteva interrompersi, che non si sarebbe mai spenta...

 

Maria (Silvana)

Da quando lo vidi alla tomba di Lazzaro, vidi il suo dolore mescolato al mio, le sue lacrime di fronte alla separazione e alla morte e allorami resi conto insieme a Marta che Gesù sarebbe stato ucciso.

Tutte lo abbiamo detto che il suo messaggio era troppo nuovo.. che avrebbe fatto scoppiare gli otri...Il far risorgere un morto.. anche tre o quattro.. era meraviglioso ma non raggiungeva il cuore del problema...il dolore, l’alienazione, la morte stessa..

Il cuore di Gesù non si sarebbemai comportato come quello di uno spettatore estraneo, non se ne sarebbe mai tenuto fuori Il suo modo di agire era di riuscire ad entrare nel bel mezzo.. della sofferenza, della paura, di diventare tutt’uno con esse...di far brillare la propria luce dall’interno attraverso l’esterno.

Doveva penetrare nel mezzo della morte stessa

Non capiva l’ineluttabilitàdella morte.

Che.. quando fosse morto non ci sarebbe stato più nessuno per far risorgere lui.

 

Secondo canto (Roberta)

2) da QOHELET

 

polvere tutto è fumo e polvere

l’uomo avrà tutta pena sua sotto il sole

e la terra che sta nel tempo va

sole si leva

sole tramonta

vanitas

vana vanitatum

 

polvere fumo di fumi è

corre il vento

riprende il suo girare

si riversano tutti i fiumi nel mare

e là dove vanno

seguitano ad andare

vanitas

vana vanitatum

 

Piera

Tra loro c’era anche Giovanna moglie di Cusa, spesso ignorata. Moglie di un alto amministratore alla Corte di Erode, Giovanna abbandona casa e marito, il suo ambiente e la sua vita da ricca e benestante e si mette alla sequela di un profeta itinerante e malvisto: il suo è autentico coraggio politico, una presa di posizione pubblica fortissima. Il rischio maggiore ella lo corre a Gerusalemme e innanzi tutto nell’ambiente ebraico a cui apparteneva...

 

Giovanna (Mariuccia)

Sentite care….Pilato non voleva giustiziare Gesù,….anche Caifa non lo voleva giustiziare...ma non potevano più permettere che Lui andasse in giro a svolgere la sua azione politica e che avesse tante e tanti seguaci!

Egli predicava la liberazione dalle leggi ingiuste, contro il potere romano, contro la schiavitù...occorreva il modo di eliminarlo, liberandosi dalla responsabilità!!

Ho vissuto a corte con mio marito per tanti anni, ne ho viste di tutti i colori: lì si tramano le più losche e ciniche persecuzioni, si programmano i più cinici sistemi per eliminare gli avversari, ma poi per attuare queste trame ci si affida ai legionari sadici, indifferenti sanguinari...che si scaraventano volentieri sulle loro “prede”...vi ricordate in che modo bestiale hanno percosso a sangue Gesù ?

Si interrompe comeper farne memoria assorta e guarda le amiche

Pare che anche la moglie di Pilato abbia avvertito suo marito di non condannare Gesù, perché aveva avuto un sogno premonitore del castigo di Dio!

Ah! Non dimenticatevi mai dei vostri sogni, del messaggio che contengono: essi sono preavvisi che nascono dalla nostra sensibilità di donne!

Oggi se noi ricordiamo Gesù lo ricordiamo perché era una persona particolare, non ci interessa sapere se sia stato un uomo o una donna..era eccezionale, diverso dagli altri del nostro ambiente...la sua era ed è una prospettiva di liberazione politica e di amore attraverso la conversione del nostro cuore e delle relazioni tra tutti noi, donne e uomini: diceva persino che bisognava amare i nemici!

Oggi siamo di fronte a una perdita lacerante, siamo di fronte a un vuoto incolmabile...

Non ci resta che prendere tutte e tutti insieme il suo posto, dobbiamo continuare il suo cammino...speriamo che lui continui ad essere con noi; anzi ne sono sicuraè con noi, è vicino a noi e non ci abbandonerà.

 

Piera

Prima di essere di Magdala o Maddalena, era Maria, una variazione di Miriam la sorella di Mosè da cui derivò la denominazione di un ministero formale all’interno di ordini spirituali. Nelle cerimonie liturgiche le Miriam guidavano le donne, mentre i “Mosè” facevano altrettanto con gli uomini.

Maria di Magdala, prima tra gli apostoli, ciappare solenne nell’incedere e negli abiti. E’creatura che apre, come la croce, lo spazio del sacro, canale che connette la terra e il cielo, il divino e il corporeo. Anche i sette demoni fanno partedelle forzevitali distruttive, inseparabili abissi dell’anima .Maria di Magdala ci dice che nessuna vittoria è definitiva,che il suo rapporto particolare e privilegiato con Gesù non dà nessuna garanzia di compimento e di sicurezza. In questo movimento di infinitadisponibilità, in questa intelligenza dello spirito,Maria di Magdala è l’archetipo del sacerdozio femminile ...

 

Maria di Magdala (Carla)

Continuamente la distruzione è in atto e gli innocenti vengonoscannati con i più diversi pretesti come vi fosse una perversasovrumana necessità a divorare la fragilità e la bellezza...è vero che il Salvatore ci indusse sempre alla speranza, alla gioia, alla vera conoscenza, ma sembra impossibile liberarsi dall’oscurità delle potenze dell’ira che lacerano l’anima...forse è necessario interrogarle, come fece il Maestro nel deserto, per non soggiacere alla loro parzialità

 

Salòme (Catti)

Infatti.. ricordi,ci parlò dell’inganno in cui cade la mente catturata dall’apparenza..

 

Maria di Magdala (Carla)

Chiamò quest’ingannoil nostro vero peccato di adulterio, di tradimento neiconfronti degli inermi....disse che ci ammaliamo e moriamo perché amiamo ciò che è ingannevole...trascurando le molteplici forme della natura, ci raccomandò di stare all’erta per tutti i dispensatori di certezze , “che nessuno vi inganni con le parole “Vedete qui” o “Vedete là”...

Per quanto autorevole, seducente, prestigioso, il mortale è fatto di terra come me

Ricordate le sue parole “Il figlio dell’uomo è dentro di voi. Chi lo cerca lo trova, andate e predicate il Vangelo.. non ho emanato alcun precetto...né vi ho dato alcuna legge come un legislatore affinché non siate da essa costretti”: “tanto grande è lo spazio all’interno del cuore quanto grande è lo spazio tutto intorno. L’uno e l’altro spazio contengono raccolti in sé il cielo e la terra, l’aria e il fuoco, il sole e la luna, il lampo e le costellazioni, ciò che è di quaggiù e ciò che non lo è. Questa totalità vi è raccolta” perciò non siate malinconicchee neppure indecise. La sua grazia sarà per intero con voi e vi proteggerà. Lodiamo piuttosto la sua grandezza. Ci ha preparato per diventare esseri umani completi, creature capaci di conoscenza e di amore nello smarrimento enella tenebra, nel dolore e nell’insufficienza...

 

Salòme (Catti)

Sorella, noi sappiamo che il Salvatore ti amava più delle altre donne. Comunicaci le sue parole, che non abbiamo udito.

 

Maria di Magdala (Carla)

Vidi il Signore in una visione come il principio e la fine perennemente generanti, assenza presenza... prima comparve alla mente un popolo di croci , di muto dolore senza riscatto avvolto dalla divina assenza del Padre, mentre l’inconsolabile madredistendeva l’abbraccio del manto terrestre ...innumerevoli angeli neri sorti dall’insaziabilità del dominio e dall’ingiustizia dell’offesasilenziosamente ghignando si insinuarono negli anfratti dell’anima degli umani gemendo “IO”, “IO”

Di nuovo lo strazio indicibile del Signore in croce, al centro , nel cuore della morte e dell’infamia, e nella morte il lento volgersi del mistero della vita...

Nel mio cuore e nella mia mente rimasero incise queste parole:

“Io.. non sono apparso a te

Finché non visto le tue lacrime e il tuo dolore...per me.

Getta via la tua tristezza

E compi questo servizio,

sii mio messaggero per gli orfani smarriti “.

 

Salòme (Catti)

E questa sarebbe la donna di cui Pietro disse “ possibile che il Salvatore abbia realmente parlato in segreto e non apertamente a una donna senza che noi lo sapessimo? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l’ha anteposta a noi?”

 

Maria in lacrime (Carla)

Pietro, fratello mio, che cosa credi dunque? Credi che la mia mente sia stata ingannata, il mio cuore sviato, che abbia inventato tutto, che mentissi riguardo al Salvatore.. Tu ti scagli contro la donna come fanno gli avversari. Se la conoscenza mi è stata consegnata, chi sei tu che respingi la mia visione, invece di darti da fare per rintracciarla anche in te stesso?

Rivestiamoci piuttosto dell’umanità completa in ricerca, in umiltà di creature, come Egli ha stabilito e annunciamo il Vangelo senzaemanare ulteriori comandamenti o leggi .

So quello che devo e posso fare… e’ tardi ,anche se Gesù è morto….possiamo ungere il suo cadavere,...non abbiate paura…..il nostro gesto lo desterà nei nostri cuori e nelle nostre menti...non dimenticheremo mai la luce in noi...L’amore è forte come la morte.

 

Terzo canto (Roberta)

3) canzone ungherese ‘700 --Márton Szép Ilona

itt es ereszkedikegy kerek dombecskas azon nevekedikegy édes almafa édes az almájacsukros a virágjas az alatt ül valaszűz lány mártír asszony s kötögeti valamaga koszorújáts énekeli valamaga énekjeit s nehul ereszkedikegy gyalog ösvenykes azon ereszkedikegy fehér bárányka jobb oldalán visziáldott napnak fényétbal oldalán visziáldott holdnak fényét szőre szálán viszihatvan mise gyertyátszarva között viszimennyei harangot s meg ne ijedj meg ne ijedjmárton szép ilonahogy mi ide jöttünkisten parancsolta s a mennyei ajtónyitatlan es nyíliks a mennyei haranghúzatlan kondulik

 

(Qui si trova una piccola rotonda collina

sulla quale cresce un dolce melo

 

La sua mela è dolce il suo fiore zuccheroso

sotto il quale siede una fanciulla vergine donna martire

 

Ha fatto la sua corona

ha cantato le sue canzoni

 

Ed ecco scende a piedi un piccolo sentiero

sul quale discende un agnello bianco

 

Sul suo lato destro porta la luce del sole benedetto

sul suo lato sinistro porta la luce della luna benedetta

 

Sul suo pelo porta sessanta candele di messa

fra i suoi corni porta una campana celeste

 

Non ti spaventi, non ti spaventiMarton Szep Ilona

che noi siamo venuti qui, Dio ci ha comandato

 

E la porta celeste si apre da se

E la campana celeste si suona senza essere toccata)

 

II Scena : Donna, perché piangi? (“Gv20,1,11-16”)

 

Piera

Di buon mattino, il primo giorno della settimana, mentre ancora faceva buio, Maria Maddalena e le altre donne si recarono al sepolcro e videro che la pietra di chiusura era stata rimossa dalla tomba”

“Mi pare per la prima volta di vedere

Al buio,

di sentire tutta la forza dell’assenza

tutta la densa compatta amarezza

di una perdita irrimediabile”

“Il silenzio di Dio ci costringe al silenzio interiore” (S.Wei, II, 225)

 

Maria Maddalena (Carla)

“Qualcosa nella mente ripeteva incessante ‘Il tuo Dio non è stato portato via come pensi nella tua piccolezza. Il tuo Dio non è morto, anzi ha vinto la morte’

Ma il mio smarrimento non era solo per il buio, il silenzio della mattina, l’oltraggio della pietra ribaltata...era l’amarezza per la clamorosa vittoria dell’ingiustizia, per l’impossibilità di testimoniare l’esseredella speranza custodito nel segreto della terra ai piedi della croce ...

Il vuoto e il silenzio della mia anima triste fino alla morte erano tutt’uno con il mio movimento verso gli altri, con la mia ansia, con la mia incertezza, il mio bisogno d’aiuto.

Correvo allarmata da Pietro e Giovanni “Hanno portato via il Signore e non sappiamo dove l’hanno posto”

I panni sepolcrali, le bende per terra e il sudario ripiegato inun luogo a parte, per Giovanni furono evidenti bagliori di verità, vide e credette.

Rimanevo all’esterno vicino al sepolcro, assorta in preghiera, muta di stupore, assaporavo il formarsi della vita dalle viscere della terra, la fioritura e il distacco del compimento mai concluso, dalla terra al cielo, il cielo nella terra, la terra nel cielo...la morte come culla nutrice di vita, come necessario involucro del trascorre degli esseri.

Tra le lacrime vidi gli angeli in vesti candide che segnavano i confini della persona di Gesù, seduti uno dalla parte del capo e l’altro dalla parte dei piedi e posero la domanda tenera, accorata, “Donna, perché piangi?”

Nei secoli e nel mondo, la mia risposta si sarebbe perpetuata all’infinito. “hanno portato via il mio Signore, la mia vita, mio figlio, la mia ragione, la mia dignità, mio fratello, mia sorella, mi hanno spogliato come Giobbe.. e non so dove lo hanno posto”

Mi chiamò per nome l’amato Maestro “Conoscimi!”

Resisti alle lacrime dei tuoi occhi e riconoscimi Tuo Maestro,

ma non mi trattenere solo per te, per tua consolazione, per tuo possesso...”

 

Capii..trattenere Gesù era trattare Dio come un oggetto,era ridurlo a idolo:

“Rallegrati, disse il Maestro, affrettati ad andare dagli undici.

Li troverai radunati in riva al Giordano.

Il traditore li ha indotti a farsi pescatori come erano prima

E a gettare le loro reti

Con le quali conquistarono uomini alla vita.

Dì loro:

Su andiamo, vostro fratello vi chiama.

Se disdegnano la mia fraternità,

dì loro “E’ il vostro maestro,

Se trascurano la mia autorità di maestro

Dì loro “E’ il vostro Signore.

Usa ogni arte e intelligenza

Finché tu non abbia condotto il gregge al pastore”.

“Rabbi, mio Maestro, servirò il tuo comandamento nella gioia del mio cuore intero, non darò sonno ai miei occhi. Non darò riposo ai miei piedi finché non abbia portato il gregge all’ovile”.

 

 

Scena III°: Convivio nella Festa di Pentecoste

 

Piera

Una viva corrente d’amore, una profonda unità d’intentipercorre le nostre antiche sorelle che si ritrovano la quinta settimana dopo Pasqua intorno al loro centro luminoso, alla “fontana vivace” di speranza. Miriam di Nazareth, “umile e alta” consegnaildono della Presenza Divina (la Shekhinah) nella libertà della coscienza, nell’ inesausta ricerca di giustizia dell’inconsolabile Rachele. Miriam incarna il senso della vocazione messianica: la responsabilità infinita di vegliare lungamente sulla sorte della povera e del povero, della sventurata e dello sventurato, luoghi,scrigni dell’amore di Dio per il mondo.

 

Miriam di Nazareth (Graziella)

Io sono la madre...comprendetemi

Dalla festa di Pentecoste abbiamo un compito: presentarcia tutte le genti del mondo, saper raccontare ciò che lui ha fatto per noi e ciò che siamo per lui. Alle donne la parola non manca …. La parola si è fatta carne: io dico la nostra carne si fa parola di vita, i nostri corpi di donne trasmettono la vita e non possono darla senza liberarla!

Tante volte ho parlato con lui bambino e giovinetto, pensate, gli ho insegnato tante volte che occorreva che i potenti scendessero dai troni e che gli umili fossero esaltati, ecco cos’è successo… non è solo scelta sua, mi porto dentro molta sofferenza e non sono più giovane, ma insiemeavremo ancora forza per continuare.

Sapete che vi dico: saremo tutte delle donne in viaggio per diffondere il nostro messaggio

Gesù ci richiede di andare in viaggio per il mondo.

Vi comunico che ho scelto di andare con il più giovane degli amici di Gesù,Giovanni, ad Efeso. Ricordate cosami disse poco prima di spirare: “ Madre ecco tuo figlio… e figlio ecco tua madre”

Mi hanno detto che Efeso è una bella città dalla quale si vede in lontananza il mare…c’è una bellissima spiaggia e lì approderemo,lì c’è la possibilità di trovare una casa di nostri amici e di farne un luogo d’incontro per tutte le donne e gli uomini nuovi: una chiesa domestica.

Maria Maddalena parti anche tu, attraverso il mare potrai raggiungere altre terre e portare un messaggio di liberazione e parlare di Gesù, tuo amore: la tua visione ti accompagnerà. Per tutta la vita, porta Sara con te e l’altra Maria……….

Qualcuna di voi rimarrà a Gerusalemme ? Gerusalemme brucerà! Maria si alza in piedi e dice con certezza:

Ma la sua parola come quella di Abramo, di Myriam la profetessa, dei profeti e dei suoi seguaci e delle sue discepole rimarrà tra noi .

A questo punto tutte insieme si tolgono il mantello bianco, vestite con i loro abiti colorati e sgargianti accompagnate dal ritmo della musica.

 

Ultimo canto (Roberta)

 

4) da QOHELET

 

la dolcezza nella luce

ti fa beati gli occhi

e intravedere il sole

tra i piaceri tutti dei tuoi anni

tanto più peserà il dolore

perchè un fiato è la giovinezza

e i tuoi capelli neri un soffio

 

tutto passa in un soffio

và dove và il tuo cuore

và dove và il tuo sguardo

e getta via il tormento dal tuo cuore

strappa dalla carne il tuo dolore

perchè un fiato è la giovinezza

e i tuoi capelli neri un soffio.