Segreteria Tecnica Nazionale delle Cdb

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Comunicato delle CdB per il “monito severo” al teologo Sobrino

 

La “teologia dal basso”, che è nella sostanza l’oggetto della condanna (per ora solo monito severo) rivolta a Jon Sobrino dalla Congregazione vaticana per la dottrina della fede, è l’anima stessa della ricerca di fede delle realtà ecclesiali definite sommariamente come “Chiesa dei poveri” e in particolare delle Comunità di base, non solo latinoamericane, ma anche europee e italiane. Condannare la “teologia dal basso”, la “cristologia dal basso”, vuol dire colpire al cuore la fede e soprattutto la prassi evangelica di vita, la solidarietà col mondo dei poveri, che costituisce il senso del cammino di tutte queste realtà.

Non possiamo non collegare questo “monito” vaticano con la strage di circa vent’anni fa (era il 16 novembre del 1989) con cui gli squadroni della morte vollero tappare per sempre la bocca ai “profeti”, cioè ai teologi dell’Università Centroamericana di San Salvador. Uccisero sei padri gesuiti, fra cui Ignazio Ellacuria rettore dell’Università, faro della teologia della liberazione, e due donne inservienti. Non riuscirono a uccidere Sobrino, loro principale obiettivo, perché si trovava in Tailandia.L’attuale monito dell’ex Sant’Uffizio è di fatto in continuità con quella strage, è un po’ il compimento della stessa.

Vogliamo sperare che il “processo” intentato contro Sobrino non abbia altre conseguenze, che cioè non seguano condanne e sanzioni più gravi. Anche se la nostra speranza è smentita dalla storia dei procedimenti vaticani.

Non sarebbe l’ora che finalmente si creasse un grande movimento di solidarietà verso i “capri espiatori” di cui i vertici della Chiesa si servono di tempo in tempo per covare la paura, la soggezione, l’obbedienza acritica e per imporre la “teologia dall’alto”? Non sarebbe l’ora che germinasse un movimento critico mondiale non solo nei confronti della politica repressiva vaticana, ma verso le radici strutturali e teologiche dalle quali deriva necessariamente, come conseguenza coerente, il centralismo ecclesiale e la sua “onnipotenza” che impedisce con ogni mezzo l’attuazione del Concilio nel suo fulcro essenziale, in quella cioè che viene chiamata a ragione la “rivoluzione copernicana” della Chiesa, e cioè la centralità del “Popolo di Dio”?

E’ questa nuova “centralità” il “segno dei tempi” a cui Sobrino si ispira e a cui di rimando la sua teologia dà forza in un fecondo circuito virtuoso. E’ questa emersione di soggettività popolare cosciente della propria forza storica, è questa “rivoluzione copernicana” a partire dalla base sociale più emarginata che anima la ricerca e la fede del teologo della liberazione ammonito dal Vaticano.

A lui va tutta la nostra solidarietà. Anche se dovessero tappargli la bocca, noi sappiamo per diretta esperienza che lo Spirito, che “soffia dove vuole”, ha canali di comunicazione inattaccabili dalle potenze terrene.

 

Le comunità cristiane di base italiane

 

18 marzo 2007