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Rio São Francisco

Da tre settimane dom Luiz Flavio Cappio, vescovo francescano di Barra, nello Stato di Bahia, ha ripreso il digiuno di protesta contro il progetto di deviazione del Rio São Francisco, che nelle intenzioni del governo dovrebbe migliorare l’approvvigionamento idrico di 12 milioni di abitanti del Nord-est del paese. Secondo i movimenti popolari e le Pastorali sociali esso, invece, beneficerà quasi esclusivamente le grandi imprese latifondiste che producono per l’esportazione soia o frutta e gli allevatori di gamberi, mentre solo il 4% dell’acqua con gravi danni ai piccoli produttori, alle comunità indigene e all’ambiente. Il presule, che ha accusato l’esecutivo di “non aver adempiuto la promessa” di avviare “un ampio, trasparente e partecipativo dibattito nazionale sullo sviluppo del bacino del fiume” in base alla quale nel 2005 aveva interrotto un primo sciopero della fame dopo 11 giorni (anche per le critiche ricevute dalla Santa Sede sul ricorso a questa forma di lotta), ha affermato che riprenderà a nutrirsi solo “con l’archiviazione definitiva del progetto”. Dom Cappio ha ricordato che un’alternativa esiste: le 530 nuove infrastrutture proposte dalla governativa Agenzia nazionale dell’acqua (Ana) che potrebbero rifornire la regione con una spesa di 3,6 miliardi di reais contro i 6,6 previsti dal progetto. Demagogica la prima risposta di Lula: “Fra i 12 milioni di poveri che soffrono la sete e dom Cappio, io resto coi poveri”.

 

Mauro Castagnaro – Crema

 


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