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Chi difende e chi offende

Nell’ansia impaziente dell’avvento del Regno, Gesù si paragona alla spada che divide e dichiara che chi non sia disposto a schierarsi contro padre e madre per amor suo non è degno di lui. È un perentorio invito a voltar le spalle al facile conforto di un’etica che sfuma nel costume sociale passivamente acquisito e, se offre garanzie di protezione in cambio di conformismo, toglie vigore di responsabilità alle scelte. E inoltre: siano i morti ad occuparsi di seppellire i morti…! Quanta sprezzante indifferenza verso tutte le convenzioni sociali (e certe istituzioni a volte possono diventare tali) che rallentano, impacciano, ostacolano un percorso di autentica ricerca e di libertà, per trasformare il sale della terra in una scipita poltiglia di vetusto buon senso. Da sempre - lo sappiamo bene - le infinite possibilità dell’amore interpersonale e la libertà delle scelte sessuali nel rispetto del partner sono conquista di civiltà, mentre l’asservimento altrui a propri fini strumentali (compresi quelli procreativi!) segno di schiavitù e barbarie.

Eppure, confortata dal trionfo numerico del “Family day”, la crociata contro il riconoscimento di pari dignità alle coppie di fatto si conferma all’ordine del giorno nella prima assemblea generale dei vescovi sotto l’egida di monsignor Bagnasco. Stupisce, disorienta e scandalizza che di fronte alla semplice richiesta di pubblico riconoscimento (in tal senso andava la modesta proposta, già accantonata, dei DICO), il magistero ecclesiastico possa reagire consentendo che esperienze di sofferenza, umiliazione ed emarginazione vengano eluse e tacitate, nel nome di un’orgia di luoghi comuni sulla presunta “difesa” di una famiglia che nessuno si sogna di “offendere”.

 Rosaria De Felice

Gruppo di Controinformazione ecclesiale - Roma


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NOTA:

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