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RELATIVISMO DITTATORE

Qualche giorno fa, Benedetto XVI ribadiva il suo impegno a “contrastare una nuova dittatura, quella del relativismo abbinato al dominio della tecnica”.

Per fortuita coincidenza, la liturgia della domenica riportava due brani biblici, in cui i protagonisti, Gesù e Mosè, potrebbero essere sospettati di relativismo.

Marco riporta un’affannosa denuncia dei discepoli contro “uno che scacciava i demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”. Ma Gesù disse “Non glielo impedite perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me”.

In Numeri si racconta di Mosè che “distribuisce” lo spirito su settanta uomini anziani e questi profetizzavano. Ma Eldod e Meded non si uniscono a loro e, tuttavia, pure loro profetizzavano anche quando gli altri avevano cessato e ciò non sotto la tenda, ma nell’accampamento. Giosuè è scandalizzato: “Mosè, mio signore, impediscili!”. Ma Mosè gli disse: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore…”.

I due brani fanno trapelare un certo infantilismo esclusivista, che può sfociare nel fondamentalismo. Bonheffer diceva, invece: “Cristiani adulti si diventa non per presunzione, ma perché la vita con le sue prove ci matura”. Non è sincretismo confusionario il “pluralismo inclusivo”, che consiste nel prendere sul serio gli elementi di grazia, di verità, presenti in altre religioni.

La vera confusione è generata dalle pastoie che imbrigliano un’autentica ricerca teologica, che altro non è se non il tentativo di attualizzare in un linguaggio comprensibile e moderno le verità di fede. P. Lenaers afferma: “Solo se verrà tradotta nel linguaggio della modernità, la buona novella potrà continuare ad essere tale per gli uomini e le donne di oggi”. E questo lo chiamano “relativismo”.

                                                                                Ignazio Demuro

CdB di Olbia


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