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Corpi Civili di Pace

 

Ricordiamo che la guerra di Israele contro il Libano dell’estate 2006 fu sospesa a seguito delle pressioni internazionali (risoluzione numero 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite).

Il ruolo del nostro Paese in quell’occasione è stato importante. Il Governo italiano è stato da subito il più attivo per l’invio di corpi militari che garantissero la tregua.

La cosa non fu certo indolore per il mondo dei movimenti della pace e della nonviolenza: molte e molti sostenevano che non possono essere gli eserciti armati a garantire la pace e chi ha invece espresso che pur di fermare le stragi di civili vanno bene anche i militari, lo ha fatto con profondo travaglio.

Appare evidente che la vera soluzione era altrove: innanzitutto nella prevenzione dei conflitti armati, certo.

Ma una volta scoppiato un conflitto, come fermarlo e come mantenere la pace senza far ricorso a forze armate?

Ecco allora la riflessione sui corpi civili di pace…

Il nome è discutibile, ma la sostanza può dire molto. Si tratta di mettere a disposizione delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea una consistente organizzazione di giovani ben preparati/e, motivati/e, da farli intervenire nei luoghi di conflitto per garantire la difesa dei diritti umani fondamentali della popolazione civile.

Facile da dire…Solo teoria? Utopie?

No, esistono da anni esperienze di interposizione non armata, in Palestina, in Kosovo, a Cipro, in Afghanistan, non sono ancora quello che si può intendere per corpi civili di pace, ma ne costituiscono la premessa.

Per riflettere su questi temi abbiamo fatto un interessante seminario, a Verona.

Paolo Bergamaschi, funzionario della Commissione esteri dell’Unione Europea ha fatto risalire l’origine dell’idea, nel parlamento europeo, al 1995, con le prime mozioni di Alex Langer. Condizione necessaria per l’intervento di corpi civili dovrebbe essere il consenso fra le parti in conflitto, Bergamaschi ha auspicato la rapida concretizzazione di un primo intervento pilota, indicando in proposito il territorio di uno dei paesi del Caucaso.

Antonio Papisca, del Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli dell’ Università di Padova ha rilevato la grande importanza di esperienze di interposizione civile, anche per contrastare le derive belliciste e le scelte unipolari di quei paesi che vorrebbero forzare la carta dell’Onu per allargare la casistica degli interventi armati targati Onu.

L’Italia, dice il professor Papisca, ha avuto un ruolo notevole per garantire la pace in Libano, potrebbe essere il primo Paese ad attuare l’idea dei Corpi Civili di Pace.

È appena una traccia, come vedete, ma l’idea deve fare strada e la riflessione può essere molto interessante anche per le CdB.

Bruno Fini

CdB La porta - Verona


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NOTA:

Ricordiamo che questi interventi rappresentano “punti di vista” non necessariamente della comunità di appartenenza di chi scrive, tanto meno del movimento delle CdB, ma punti di vista personali dall’interno delle comunità su argomenti di attualità che ciascuna/o ritenga di dover proporre in primo piano come oggetto di riflessione.

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