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ELEZIONI AMMINISTRATIVE, CRISI ECONOMICA E IMMIGRAZIONE: IL CASO FIRENZE E PRATO

In Toscana, insieme alle elezioni europee, si sono fatte quelle amministrative. Firenze e Prato, due città limitrofe tradizionalmente di sinistra, sono andate entrambe al ballottaggio. A Firenze ha vinto il candidato di sinistra, a Prato quello di destra.

A Firenze, città di artigiani e bottegai, le elezioni amministrative con successivo ballottaggio, sono state vissute con grande disagio dagli elettori di sinistra: troppe le divisioni, complicate dalla mancanza di analisi e serie proposte per affrontare l’attuale crisi economica. Quasi tutti i candidati hanno fatto una campagna elettorale populista: hanno parlato della Tramvia se doveva passare o no da Piazza Duomo; dell’Alta Velocità se doveva passare sopra o nel sottosuolo; del nuovo stadio e del piano strutturale, senza tener conto che nel bilancio cittadino non c’è un euro e rischiano di saltare tutti i servizi alla cittadinanza. Così a Firenze ha vinto il giovane candidato Renzi del Pd, poiché molti di coloro che al primo turno avevano votato altri candidati sindaci di sinistra, temendo il sorpasso del candidato di destra, al ballottaggio lo hanno votato, anche se a malincuore.

A Prato, invece, dove più che artigiani e bottegai ci sono i cinesi che cuciono di tutto (vestiti, pantaloni, magliette ecc.) ha vinto in candidato di destra. Come mai? Semplice. Lo spiega bene il racconto di una commessa (a nero) di un negozio fiorentino di abbigliamento che dice: “Noi andiamo a prendere la roba a Prato dai cinesi. Ci presentiamo nel capannone che ci interessa, scegliamo i modelli che ci interessano e ne chiediamo un certo numero. I cinesi ci portano pacchi da 5, 30 e più capi, secondo se si tratta di sciarpe, magliette, pantaloni o vestiti. I cinesi ti buttano tutto sul bancone, scrivono il prezzo su un foglietto, si paga e si va via. Niente fattura, niente IVA, niente tasse. Poi al negozio noi vendiamo caricando il basso prezzo pagato ai cinesi di quattro/cinque volte, restando sempre dentro un costo accettabile per i nostri clienti”.

Cinesi, ma non solo. Immigrati regolari, ma non solo. Clandestini, ma non solo…Tutto il mondo dell’immigrazione, a Prato, a Firenze, in Italia, vive così quando non viene chiuso nei nuovi “centri di accoglienza” o respinti, con un ritorno ai paesi di origine forse più pericoloso di quando hanno affrontato quello dell’emigrazione.

Di questi problemi nessuno dei candidati a sindaco che hanno vinto al ballottaggio a Firenze e Prato hanno parlato. Così a Prato, in una città a cui alla crisi economica generale si affianca quella dei cinesi, con un’economia ben piantata basata sullo sfruttamento degli immigrati/e, sulla quale Berlusconi ha centrato il suo discorso ai pratesi arrabbiati, è passato un sindaco di destra Pdl (sic!). A Firenze invece, con mezza città di bottegai, conservatori e di pochi scrupoli, ha vinto il giovane Renzi della sinistra Pd, ex scout, ex democristiano, cattolico sostenuto dalla Binetti del Pd e benvisto dalla nuova Curia fiorentina del vescovo Betori. Ma…  dopo l’elezione Renzi é andato a pregare sulla tomba di La Pira (che è stato il più grande sindaco democristiano-onesto nella Firenze degli anni ’50) e poi ha pranzato alla mensa con gli operai della fabbrica del Pignone. Speriamo bene….

Però su questo tipo di economia senza speranza, alcune donne hanno detto la loro. “Intossicano gonfiano rubano strozzano… E LA CHIAMANO ECONOMIA” è il titolo del N.89 di “Via Dogana”, trimestrale di politica della Libreria delle donne di Milano. Negli articoli ivi contenuti “si sollevano questioni e domande, si avanzano proposte, riferendosi ad una concezione del mondo che non divide produzione e riproduzione, mercato e ambiente domestico, natura e cultura, pubblico e privato”, ma si parla di una politica economica “che cerca di tenere insieme quello che nell’esperienza comune non è separato, e di liberarci dal dominio dei criteri economici”.

 C’è una collera crescente nella società verso le operazioni truffaldine di cui si nutre l’attuale politica economica. A questa collera bisogna rispondere con una politica e un linguaggio che sappia mettere la vita alla radice dell’economia, facendo della crisi un’opportunità di nuova convivenza “capace di andare oltre le ambiguità del novecento” (Christian Marazzi, in Il pensiero politico della differenza nella critica al capitalismo. Via Dogana N.55)

Casimira Furlani (detta Mira)

Isolotto - Firenze, 24 giugno 2009

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