Quando la morte annuncia la vita

 

Può una  morte annunciare la vita? Dipende. Ma non da come si muore, o non soltanto da ciò. Ma da come si è vissuti. 

A sentire il resoconto radiofonico della liturgia di commiato di don Santoro, il sacerdote romano ucciso in Turchia, il cardinale Ruini si è soffermato invece sulle condizioni in cui l’uccisione di don Santoro è avvenuta, riconoscendo in esse  quelle  del martirio cristiano. Quasi a dire: “Ecco come muore un cristiano, anzi un prete cattolico”. E,  giusto per allungare l’elenco dei processi canonici, ha preannunciato l’impianto di una causa di beatificazione.

A me sarebbe piaciuto invece che Ruini avesse detto: ”Ecco come vive un cristiano”. Ma gli sarebbe pesato troppo in questa circostanza, perché don Santoro è stato un prete scomodo, critico della sua chiesa che avrebbe voluto diversa, e in garbata ma continua polemica con la gerarchia.

Un altro prete romano assai scomodo, don Sardelli, ne ha rievocato così la vita (non la morte) in un intervento nella trasmissione “Prima Pagina” di RAI 3, lasciando anche intendere che alla scelta di portare in Turchia la propria testimonianza non sarebbe stato estraneo il disagio che don Santoro avvertiva a Roma.

Ora, da  morto, non è più scomodo; anzi è  persino comodo perché lo si può eleggere a simbolo della morte cristiana. Ed allora beatifichiamolo. Ma nel rispetto dei tempi e delle norme della chiesa, ha detto Ruini. Perché evidentemente eccezioni sono possibili per un papa, non per un semplice prete. Scomodo per di più.

 Nino Lisi

della CdB di San Paolo - Roma