Babele e Pentecoste

Enzo Monsu con il Primo Piano di due settimane fa, (Cristiani di Base pochi e pure divisi) ha sollevato il dilemma nel quale chi è in ricerca si imbatte di frequente ed ha chiesto un confronto. Beppe Pavan ha offerto la scorsa settimana una riflessione che condivido  e sulla cui linea provo ad offrire un contributo anche io.

Che fare: rinchiudersi nella propria diversità, timorosi e/o sprezzanti di quelle altrui,  partecipare al bailamme della Torre di Babele dove  le diversità  sono barriera  al dialogo, dove si parla, ma ognuno  per sé senza porsi in ascolto e non curando né di capire né di farsi capire; oppure aprirsi. dialogare, comunicare: ascoltare  e chiedere  ascolto, sentire per capire, parlare  per farsi capire?

Subito dopo la morte di Gesù, apostoli e discepoli scelsero il primo corno del dilemma: “se ne stavano con le porte chiuse per paura”. Ma Gesù violò le chiusure, donò loro lo Spirito e li mandò per le vie del mondo. (G. 20, 19-21). Poi, a Pentecoste, lo Spirito, calò sulle folle: ognuno sentì nella propria lingua quello che gli altri dicevano nella propria. Le diversità non erano scomparse, provenienze  ed appartenenze restavano le più varie; ciascuno parlava la propria lingua non quella d’altri; ma gli altri li sentivano come se parlassero nella loro. (atti 2, 5-12). Le diversità erano tutte rimaste ma  non erano più d’ostacolo, non  facevano   barriera. La paura era caduta

Certo ogni volta che un’occasione si presenta il dilemma si ripropone, e va affrontato con ponderazione. Ma in via di principio le CdB la scelta l’hanno fatta all’inizio, quando non si puntò a fare un’altra Chiesa, ma si decise di impegnarsi per una Chiesa altra. Che non significa lasciarsi coinvolgere dalle e nelle istituzioni, tampoco inseguirle e farsi omologare, ma al contrario custodire e sviluppare la propria identità per offrirsi con essa al confronto con gli altri e le altre sulla base della propria esperienza di fede, tutte le volte che ve ne sia  l’occasione. Sapendo che il confronto è alla pari, sommesso e privo di sicumera, o non è; che in ogni  dialogo si può scoprire che anche nelle  tesi più lontane  può trovarsi un briciolo di verità  con cui arricchire quel che in un dato momento costituisce l’approdo della nostra ricerca esperienzale. Sapendo che i convincimenti di oggi potranno essere oggetto di dubbio domani e che è “lo Spirito della verità” a guidare “verso tutta la verità” (Giovani 16, 13) in un percorso assai lungo.

Il dilemma di Enzo cade a proposito: tra una settimana è Pentecoste.

Nino Lisi

della CdB di San Paolo - Roma