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Un muro non basta a nascondere l’orizzonte della propria terra

 

Alcuni mesi fa, sull’onda di una situazione politica che diventava sempre più confusa e instabile, Romano Prodi ebbe a sfogarsi: Questo sembra un Paese impazzito”. A distanza di tempo, quelle parole, ben oltre  ogni partigiana considerazione, mi sono tornate alla mente  per l’ intrinseco  sconcerto che celano. La cronaca:  ragazza infilzata da un ombrello agitato a mo’ di spada da una giovane romena.  Rivolta di cinesi a Milano. E ancora: campo Rom dato alle fiamme a Roma.  Coniugi uccidono i familiari di un giovane tunisino. Bambina di cinque anni vittima di una rissa fra italiani ed immigrati polacchi. Storie di ordinaria follia? Chissà! Di certo un filo rosso  le attraversa tutte, prefigurando bagliori  di ataviche paure verso quelli che  irrompono nei recinti delle nostre  “consolidate certezze”. L’unica possibilità  per metabolizzare il  panico sembra essere la costruzione di consolidate mura “tribali”.

Pur tuttavia c’è anche un’altra via d’uscita. Basta guardare e sentire  il mondo  con gli  occhi, anzi le orecchie dell’ “altro”.

E’ quanto mi è accaduto facendo  una sorta di zapping radiofonico e sintonizzandomi, per caso,  su una Radio libera bolognese: “Radio Asterisco”. Una World Radio  che parla tutte le lingue, e da internet si rivolge a tutto il mondo. Creata da due ragazzi del Camerun racconta giorno per giorno l’ immigrazione a piccole dosi, partendo da piccole dosi. E lo fa in italiano, “Perché”, dicono i conduttori, “è  l’Italia  che ci ha adottato”. Una frase, pronunciata in trasmissione da un giovane palestinese, mi ha ulteriormente illuminato: “Un muro non basta per nascondere l’ orizzonte della mia  terra”. Vuoi vedere che tutto sommato il rinsavimento del nostro  paese, auspicato da Prodi,  verrà proprio dallo “straniero”?

 Mirella D’Antonio

CdB del Cassano - Napoli


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NOTA:

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