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CHIESA, REGNO E SOCIETÀ SECOLARIZZATA

Venerdì 26 novembre è stato presentato a Roma il Sesto rapporto sulla secolarizzazione in Italia redatto dall’Osservatorio laico, promosso dalla Cgil-Nuovi diritti e dalla Fondazione Critica liberale, utilizzando dati e statistiche sulla religione cattolica in Italia pubblicati da enti o istituzioni per loro scopi specifici. Quest’anno è arricchito dai risultati di una ricerca sulla frequenza sugli schermi  televisivi di informazioni e interventi che la riguardano. Il Rapporto, per la ricchezza dei dati e il rigore delle analisi, costituisce, pertanto, un’utile fonte per orientarsi sul progressivo, pur se lento, aumento del processo di secolarizzazione della società italiana e sulla presenza della Chiesa cattolica al suo interno. In verità della sua avanzata la gerarchia è da tempo pienamente consapevole, come emerge dalle ripetute denunce del papa che, proprio per contrastarla, ha recentemente istituito il Consiglio di Nuova evangelizzazione affidandone la responsabilità a mons. Salvatore Fisichella.

Le conclusioni che ne traggono i ricercatori inducono, però, a riflettere anche sulla “qualità” di tale processo ben sintetizzata nel titolo del rapporto stesso: Il santo paradosso: La società si secolarizza ma la Chiesa accumula sempre più privilegi. Al di là del tono polemico esso rileva la contraddizione fra la diminuzione della incidenza delle regole canoniche e delle indicazioni della gerarchia sui comportamenti individuali e sociali e l’aumento degli spazi di presenza e delle forme d’intervento nella vita pubblica di enti e “operatori” cattolici: dalle scuole ai consultori, dai dibattiti politici ai lavori parlamentari, dai finanziamenti ai media. A proposito di questi, i dati rilevati sull’impatto del pluralismo religioso nella sfera dell’informazione e della comunicazione in tutte le reti televisive segnano un’enorme  sproporzione fra i tempi e luoghi assegnati alla Chiesa cattolica, ai suoi esponenti e ai suoi eventi, e quelli fruiti da tutte la altre religioni. C’è in questa sproporzione, come nella altre forme di presenza istituzionale della Chiesa cattolica, una manifestazione sia della disponibilità dei poteri, pubblici e privati, a privilegiare le buone relazioni con la gerarchia cattolica sia la scelta di questa di supplire allo sviluppo del processo di secolarizzazione con un aumento della visibilità esterna.

A questa scelta, del resto s’ispira da tempo la preferenza accordata ai movimenti ecclesiali impegnati a promuovere opere e attività confessionalmente caratterizzate all’insegna dell’efficienza e del presenzialismo, confermando implicitamente le conclusioni del Rapporto. Proprio quel tipo di presenza che le Cdb, nel loro XXXII  Incontro nazionale della fine di ottobre, hanno confermato non congeniale con la loro scelta di essere Chiesa altra che, per evangelizzare, si fa seme, lievito sale che, solo dissolvendosi, portano frutto. Pur senza ridursi a sette chiuse nella loro identità escludente non si sono, neppure, costituite in “movimenti ecclesiali” fedeli ai loro leader carismatici e alle loro visioni di “chiese parallele.

Non demonizzano la società secolarizzata, che considerano anzi la più idonea sia per vivere il comandamento dell’amore nella politica, sia per impegnarsi alla costruzione del Regno.

Questo non coincide, infatti, né con una società cristianamente ispirata, né con la società senza classi, ma si realizza, con gesti di quotidiana solidarietà gratuita nelle relazioni con gli altri qui ed ora, secondo quanto ha detto Gesù: il Regno di Dio è già in mezzo a voi, e non in una prospettiva escatologica né nell’attesa del sol dell’avvenire.

Roma, 1 dicembre 2010

Marcello Vigli - Gruppo di controinformazione ecclesiale - Roma


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