LA FISSAZIONE DEL CROCIFISSO

 

Ancora notizie dal fronte delle battaglie meno visibili fra laicità e confessionalismo.

Si è letto questa estate sulla cronaca fiorentina de La Repubblica (31 luglio 2005) che una signora ha protestato per aver trovato negli uffici dell’anagrafe comunale – appena restaurati - l’immagine del crocifisso disegnato in più stanze direttamente sul muro. L’assessore all’anagrafe, chiamata in causa, ha replicato che la scelta al riguardo era stata “solo tecnica”, compiuta esclusivamente dalla direzione dei lavori la quale aveva deciso anche sull’immagine religiosa (una risposta analoga venne data diversi anni fa dall’ufficio di presidenza della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze alla richiesta – peraltro non formale – di chiarimenti circa la presenza del crocifisso in alcune aule, attribuendone la responsabilità agli operai che avevano imbiancato i locali e che probabilmente per incuria non si erano ricordati di rimettere tutte le cose al loro posto: ovvero come una questione di principio, riguardante un simbolo ritenuto di identità nazionale, culturale e di civiltà, può ridursi a faccenda di semplice arredo e di spicciola amministrazione).

Sempre sul crocifisso, verso la fine della primavera di quest’anno, Adista (28 maggio 2005) ha pubblicato la notizia che il preside di un istituto di istruzione superiore di Bergamo, dopo aver inutilmente chiesto ai bidelli di provvedere a riattaccare il simbolo religioso che un insegnante toglieva tutte le volte che entrava in classe, ha scelto la soluzione più drastica e ordinato che il crocifisso fosse fermato al muro con il trapano onde evitare ogni possibile rimozione. Chi studia le patologie mentali include tra le turbe della psiche le fissazioni: questa, a buon motivo, può essere senz’altro chiamata la fissazione del crocifisso.

Luciano Zannotti

            della Comunità cristiana di base dell'Isolotto di Firenze