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DIETRO LA PEDOFILIA

Giancarla Codrignani

Il Paese delle Donne 30 Marzo 2010

Care amiche donne, non vi sembra che i maschi, anche quando parlano di sé e di noi, evitino sempre con la massima cura di mettersi in questione? Non per vantare senso critico, ma noi non appena scienza e società propongono qualche "novità" ci ragioniamo sopra: se arriva (si fa per dire, perché qualche rimedio lo abbiamo cercato da sempre) la contraccezione, noi ne discutiamo, sappiamo che può evitare l'aborto, cerchiamo di ottenerne la gratuità..., mentre i maschi, sia favorevoli che contrari, pensano solo a come mantenere le loro prerogative sul nostro corpo senza neppur pensare se sia in questione la "loro" sessualità.

Gli uomini di chiesa - e anche i laici che parlano della chiesa - di fronte allo scandalo non nuovo della pedofilia non si domandano che cosa spinge troppi del loro genere ad un bisogno così nefando come quello di violare i bambini. Scatta la solita omertà: lo fanno tanti, anche nelle famiglie, non solo in quella clericale. Una chiesa anche solo vagamente cristiana, pur senza mettersi la macina attorno al collo in cerca del primo fiume in cui gettarsi, potrebbe chiedersi che cosa succede dietro un vecchio "peccato" e smettere di rifiutare la psicanalisi. E di condannare l'omosessualità di cui è portatrice: perfino nel caso della pedofilia si tratta quasi sempre di maschietti che "hanno dovuto subire".

Scatta anche la reazione "progressista": bisogna finirla con il celibato e dare moglie al prete perché certe cose le faccia con la moglie. Una reazione tartufesca che oggi è tutta solo maschilista. Maschilista e cattolica: infatti finalità del matrimonio è quella non solo di far figli, ma di dare uno sfogo alle pulsioni del sesso che, senza la benedizione ecclesiastica, resta sempre sudicio. Per questo il prete se ne dovrebbe astenere. Per questo la madonna è vergine e madre. Per questo Giuseppe è un signore anziano. Questo, per parlare con franchezza a Benedetto XVI, è il vero "chiacchericcio"

Personalmente mi sono interessata del celibato e ho perfino scritto un libro ("L'amore ordinato") per vedere se almeno qualche clericale può pensare a partire da sé, dal proprio corpo. I maschi lo usano variamente, dal lavoro allo sport, dalla guerra all'amore, senza mai un interrogativo su chi sono loro che lo usano, senza un dubbio che loro, mente compresa, "sono" quel corpo che, di solito nell'irresponsabilità, si riproduce.

Se la Chiesa con la maiuscola, quella in cui ancora - per quanto? - si crede, ancora si sottrarrà all'obbligo di rileggersi il Vangelo e di domandarsi che cosa significa che Gesù risana la suocera di Pietro, di trarre le conseguenze del "non peccare più" detto all'adultera che meritava la lapidazione dei maschi, di rifiutarsi di imparare dalle donne non tanto quella saggezza generica che le rende degne del focolare ma non dell'altare, allora fallirà il suo compito e con lei sbaglierà la società laica incurante, come la chiesa, dei valori proposti dall'altro genere.

Se, poi, fosse questa la via per liberare la dogmatica da qualche orpello sessista, va anche bene usare la pedofilia per la fine del celibato. Liete noi di non fare più concorrenza a Dio (che da donne sanno che, come noi, pensa ad altro).