Testata sito CdB
CHIUDIVAI AL SITO

Filippo Gentiloni

LE ATTESE VATICANE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO

il manifesto 7 febbraio 2010

Il contenzioso fra il Vaticano e il governo Berlusconi si va aggravando di giorno in giorno, ma le questioni più leggere e spettacolari (come quella su Boffo) rischiano di soffocare quelle più serie e profonde. Fra queste non bisogna dimenticare la questione del testamento biologico. Né dimenticarla né sottovalutarla. Non la sottovaluta certamente il Vaticano, per il quale tutte le questioni che riguardano la nascita e la morte sono sempre in primo piano.

È da lì, da questi nodi fondamentali, che il magistero cattolico cerca di controllare e dominare. Chi controlla questi nodi è sicuro di controllare la vita intera. Perciò l'impegno della dottrina cattolica contro l'aborto e contro tutte le forme di eutanasia; perciò l'assimilazione, anche se ingiustificata, del testamento biologico alla eutanasia.

Ancora pochi giorni fa Benedetto XVI parlando ai vescovi scozzesi: «Il sostegno alla eutanasia colpisce al cuore la concezioni cristiana della dignità della vita umana. Se l'insegnamento della Chiesa viene compromesso in un campo come questo diventa difficile difendere la dottrina cattolica in modo integrale».

L'opposizione cattolica ha reso difficile anche il cammino parlamentare del testamento biologico, cammino che era stato facilitato dopo la triste vicenda di Eluana Englaro. Ma Monsignor Betori, autorevole interprete della Conferenza Episcopale: «Una legge sul testamento biologico non è necessaria, anzi in questo campo meno si legifera, meglio è». Così nel 2007. Oggi il cardinale Bagnasco sostiene, invece, che «una legge sul testamento biologico è utile e deve essere in linea con le attese della Chiesa».

Ma quali sono esattamente queste «attese»? E quale la loro rigidità? Si rischia di negare la libertà di morire senza inutili sofferenze e prolungate agonie. Una voce protestante (dal settimanale «Riforma»): «Sentiamo l'urgenza di una metanoia culturale: recuperare la consapevolezza che la morte è una dimensione costitutiva della vita, un dato che appartiene allo statuto ontologico dell'uomo nella sua storicità, accompagnata da una medicina che può ancora rivendicare di essere la più umana delle scienze. Diceva bene Seneca: «Il bene non sta nel vivere ma nel vivere bene».