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Andrea Gagliarducci

MA LA CHIESA NON PUÒ STARE SENZA GUIDA

Adista Segni Nuovi n. 9/2009

 

Che cosa succederebbe, nella Curia romana e nella Chiesa cattolica, se un papa andasse in coma, e per lunghi anni? È la domanda che si fa Luigi Sandri, vaticanista di lungo corso, col-laboratore di Confronti, di Adista, de L’Adige di Trento e dell’Ecumenical News International di Ginevra. E la rispo-sta la propone con un romanzo che lui stesso definisce fanta-teologico e fanta-ecclesiologico: Cronache dal futuro. Zeffirino II e il dramma della sua Chiesa (Gabrielli editori, San Pietro in Cariano, Verona 2008, pag. 224, euro 14). Siamo – immagina l’Autore – tra cento anni, all’alba del XXII secolo. In un conclave assai aspro, combattuto e prolungato i cardinali infine scelgono come papa uno al di fuori della loro cerchia, estraneo alle contese curiali e, so-prattutto, con un’esperienza di vita singolare. Egli sa, infatti, cosa signifi-chi amare una donna, avere un bambino, e provenire da una minoranza. Zeffirino II, il neo-eletto, visita le parrocchie romane, ascolta le domande dei fedeli, risponde con parole che danno spe-ranza. Purtroppo, a causa di un inci-dente automobilistico che accade dopo pochi mesi di regno, il pontefice entra in un coma irreversibile. Nella Chiesa cattolica romana è il caos; per superare l’i-naudita crisi, al tredicesimo anno di coma dell’illustre infermo il cardinale Se-gretario di Stato o papale ha un’idea… La questione del coma – con gli in-trecci romanzeschi che l’accompa-gnano – è l’intrigante cornice nella quale Sandri tratteggia la questione del potere nella Chiesa cattolica ro-mana. Questo intreccio di problemi suscita una serie di domande, alcune delle quali abbiamo posto diretta-mente all’Autore.

 

È verosimile che ci vogliano tredici anni perché la questione di un papa in coma venga risolta?

Ritengo realistico – sempre nel caso, ipotetico, che un evento come quello da me immaginato malauguratamente accada – un tempo così lungo. Intanto passerebbero mesi per accertare, e fare accettare all’establishment ecclesiastico, che il papa è in coma irreversibile; poi altri mesi – anzi, anni – per fare ulteriori verifiche, e poi altre ed altre ancora, fortemente richieste da alcuni gruppi in-transigenti non rassegnati al verdetto di “irreversibilità”. Alle ragioni, diciamo così, etiche, per dire sì o no all’interruzio-ne di un evidente accanimento, se ne ag-giungerebbero altre, meno nobili, inespresse ma pesanti: alcuni cardinali avrebbero interesse al prolungamento della “vita” del papa in coma (dunque, di fatto “inesistente”), altri invece vorreb-bero proclamarlo “dimissionario”. Perciò ritengo del tutto verosimile che, in una Chiesa romana polarizzata all’estremo, sia necessaria una dozzina d’anni, più o meno, per risolvere l’e-nigma ecclesiale e giuridico indotto da un papa in coma irreversibile. Con la fantasia si possono fare molte ipotesi…

 

Ma il Codice di Diritto canonico, o altre normative ufficia-li, non prevedono “che fare” se un papa va in coma irreversibile?

Ho scritto un romanzo, fanta-teolo-gico e fanta-ecclesiologico; ma, attenzione, nel punto nodale basato sulla cruda realtà. Perché è proprio vero che, allo stato dei fatti, non esiste una normati-va ufficiale, pubblica, precisa, che regoli erga omnes– verso tutti, e soprattut-to verso l’intera Chiesa cattolica roma-na – la situazione di un papa in coma ir-reversibile. Nel Codice di Diritto cano-nico in vigore vi è un cenno al papa “impedito”, ma talmente generico, e non innervato da conseguenti e concre-te disposizioni, da essere “inservibile”. Si dice che Giovanni Paolo II avesse la-sciato scritto che cosa si dovesse fare se lui fosse entrato in coma irreversibile. Ma nulla di certo sappiamo in meri-to. E il problema è proprio questo: mancando una normativa ufficiale ci si affida a ipotetiche lettere confidenzia-li, o a procedure incerte e discutibili, e tali da dare adito a gravi interrogativi su un evento delicatissimo. Fino a pochi decenni fa, del resto, era-no praticamente inesistenti i casi di coma irreversibile protratti per anni ed anni; e questo perché le conoscenze scientifi-che non permettevano una vita artifi-ciale prolungata per tantissimo tempo. Non meraviglia perciò che le norme giuridiche della Chiesa romana non avessero affrontato questo caso. Ma oggi non è più così: viviamo in un mondo dove la tecnologia permette questo esito prima impensabile: senza parlare del caso “privato” della povera Eluana Englaro, vediamo quello di una persona pub-blica, Ariel Sharon. L’11 aprile 2006 il premier israeliano fu destituito ufficialmente dalla sua carica dopo che i medi-ci avevano accertato che il coma che l’ave-va colpito il 4 gennaio precedente era “irreversibile”. Il fatto è che gli Stati – in generale – hanno una normativa precisa per affrontare il caso di un governante “stabilmente impedito”; non ce l’ha, invece, la Santa Sede. Va bene che l’attuale cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il 4 dicembre scorso si è premurato di ricor-darci che le leggi della “democrazia parla-mentare” non valgo-no per la Chiesa romana.

E, tuttavia, l’interrogativo resta: è saggio che il Vaticano persista nel non approntare una normativa che preveda, in dettaglio, chi debba decidere, e come, e che cosa, in caso di un papa “impedito” da coma irreversibile?

 

Colpisce che tu immagini che, da oggi agli inizi del XXII secolo, la Chiesa cattolica non cambi più di tanto…

Non è esattamente così, a meno che, con fatale errore, non si faccia l’equivalenza Chiesa=papa; il vescovo di Roma è parte della Chiesa, con un compito spe-cifico, secondo la dottrina cattolica; ma non è la Chiesa. Nel libro scrivo che la si-tuazione del pontefice in coma risveglierà – tanto nell’episcopato che nei semplici fedeli e nelle comunità – energie sopite e carismi dimenticati, e che dunque in molte Chiese locali si faranno, partendo dal basso, quelle riforme le-gislative, disciplinari e pastorali che la gente aspetta da sempre. In verità Paolo VI in modo germinale, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI in modo formale, hanno dichiarato la loro disponibilità a mutare la forma di esercizio del ministero del vescovo di Roma. Ma l’ipotizzata “modifica” esigerebbe di buttare all’aria privilegi antichi, sovranità e poteri che nulla hanno di evangelico. Perciò, l’auspicata riforma, finora, non vi è stata. Alcuni dei pontefici da me immaginati lungo il XXI secolo, come Francesco I, tenteranno la strada di ardite riforme; ma… ci penseranno pontefici come Benedetto XVII e riportare “ordine”; e il povero Zeffirino II non farà in tempo ad attuare i suoi sogni.

 

Non faticano, queste tematiche teologiche, a stare in un romanzo?

Sì, forse, un poco fanno fatica; per cercare di alleviarla ho soffuso di ironia il mio racconto. D’altronde, chi voglia approfondire i temi della riforma (o della Riforma, con la “R” maiuscola?) della Chiesa e delle Chiese può ben leggere altri tomi, dottissimi, di mi-gliaia di pagine, con note in una dozzina di lingue… Io ho scelto di “tradurre in pillole”, per la gente semplice, tali complesse questioni, demitizzando – talora – anche il Sacro Potere; se poi biblisti, teologi e canonisti di professione arricceranno il naso, pazienza.

 


Il libro può essere richiesto alla redazione di Adista (tel. 066868692, fax 06.6865898, e-mail: abbonamenti@adista.it) al prezzo di euro 14 senza spese di spedizione.